MADURO A MORIRE – IL DITTATORE VENEZUELANO RESISTE NONOSTANTE LA PRESSIONE AMERICANA CRESCENTE, E ASPETTA I RIFORNIMENTI RUSSI: GLI STATI UNITI HANNO SCHIERATO LA PORTAEREI FORD, LA “NAVE PIÙ LETALE” DELLA MARINA USA, E PRESTO POTREBBERO COLPIRE CON UN RAID MIRATO – SUL PRESIDENTE PENDE UNA TAGLIA DA 50 MILIONI DI DOLLARI: WASHINGTON GLI HA LASCIATO APERTA LA VIA DELL’ESILIO – LA RUSSIA INVIA ARMI E NON ESCLUDE L’ARRIVO DI MISSILI ORESHNIK – NELLA NOTTE UN RAID AEREO HA UCCISO TRE “NARCOTRAFFICANTI”
Caraibi: tre narcotrafficanti uccisi in attacco aereo Usa
(ANSA-AFP) - Un attacco aereo statunitense contro una presunta nave dedita al traffico di droga nei Caraibi ha ucciso tre persone. Lo ha dichiarato il capo del Pentagono Pete Hegseth, dopo l'ultimo attacco del genere in acque internazionali.
"Questa nave, come tutte le altre - ha dichiarato Hegseth in un post su X - era nota alla nostra intelligence per essere coinvolta nel traffico illecito di stupefacenti", aggiungendo che "tre uomini narcoterroristi erano a bordo della nave durante l'attacco, condotto in acque internazionali".
Cresce la tensione Usa-Venezuela I russi: i nostri super missili a Caracas
Estratto dell’articolo di S. GAN. per il “Corriere della Sera”
Non siamo ancora ai livelli di tensione della crisi missilistica di Cuba del 1962, apice della Guerra Fredda fra Stati Uniti e Unione Sovietica, ma la temperatura nel mar dei Caraibi, al largo delle coste del Venezuela, è ormai incandescente.
È in arrivo la portaerei Ford, la «nave più letale» della Marina americana, accompagnata dal suo imponente gruppo d’attacco, e si contano le ore prima dell’annunciato raid su quello che la Casa Bianca chiama «il narco-Stato di Maduro», benché Donald Trump venerdì abbia negato di aver già preso una decisione al riguardo.
nicolas maduro bitner villegas
[…] Secondo la Cnn , che cita funzionari della Casa Bianca, Trump non avrebbe in realtà escluso un approccio diplomatico. D’altra parte, scrive il Miami Herald , il presidente sta presentando la campagna militare come una guerra alla droga, benché «prove storiche dimostrino che il traffico di stupefacenti attraverso il Venezuela sia solo in minima parte destinato agli Stati Uniti». Secondo il quotidiano, «è forse un modo per rendere l’idea di un intervento più accettabile per i sostenitori isolazionisti che lo hanno aiutato a tornare alla Casa Bianca».
La direttrice della National Intelligence, Tulsi Gabbard, assicura che è finita la strategia del «regime change» e Trump è stato molto attento a non dichiarare di volere la fine di Maduro, anche se gli analisti concordano che questo sia il suo obiettivo finale, dal momento che lo schieramento militare nei Caraibi è sovradimensionato per colpire piccole imbarcazioni. «Armi multimilionarie stanno facendo esplodere i gommoni», ha commentato un ex funzionario del Pentagono.
Mosca non sta a guardare. Un aereo da trasporto militare russo sarebbe atterrato a Caracas. Alekseij Zhuravlev, primo vicepresidente della commissione Difesa della Duma, ha confermato la consegna di armi, non escludendo l’arrivo di missili Oreshnik. «I caccia russi Su-30MK2 sono la spina dorsale dell’Aeronautica militare venezuelana e la rendono una delle potenze aeree più forti della regione», ha avvertito.
E ha parlato anche Maduro: «Qualunque sia la minaccia, dobbiamo mantenere la calma, la compostezza e agire con la massima unità». […]
Combattere o fuggire? Il dilemma di Maduro: aspetta armi e soldi, ma c’è la via dell’esilio
Estratto dell’articolo di Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
Per gli Stati Uniti, Nicolás Maduro è un «narcoterrorista». Come fu Manuel Noriega, il presidente-dittatore un tempo «amico» della Cia e poi finito in carcere, tra Miami e Parigi, per traffico di coca e riciclaggio. Il Venezuela, però, non è Panama. Un’invasione terrestre come l’Operazione Giusta Causa , che nel 1989 portò alla cattura del generale «Faccia d’Ananas», è improbabile. Trent’anni fa bastarono 30.000 soldati, nell’enorme Paese sudamericano non ne basterebbero dieci volte tanti.
nicolas maduro come babbo natale
La strategia di Trump, a detta degli analisti, punta piuttosto sulla pressione, e probabilmente a breve su una grandinata di missili, che dovrebbero spingere Maduro alla resa spontanea e ad una «fuga protetta» verso un Paese amico — Russia, Cina, Cuba o qualche Stato africano — per evitare di finire in catene come Noriega.
[…] Sulla testa del leader chavista pende una taglia da 50 milioni di dollari, la più alta mai offerta dagli Usa. Ed è noto che, per vie informali, Washington gli avrebbe già lasciato aperta, se non addirittura spalancata, la via dell’esilio, visto che i corpi d’élite Usa, da soli, non riusciranno a trascinarlo fuori dal palazzo presidenziale di Miraflores.
Finora, Maduro ha resistito, forte anche delle enormi riserve petrolifere del Venezuela, le più grandi al mondo, che fanno gola a tanti. Stati Uniti compresi. Se ha chiesto aiuto agli alleati che lo tengono in vita — la Russia con le armi, la Cina coi prestiti, l’Iran con il carburante — è nella speranza che mandino assistenza militare per resistere all’annunciato raid Usa su terra. Operazione che rischia di innescare uno scontro ben più ampio.
Combattere con le armi russe oppure rifugiarsi da Putin o Xi Jinping e lasciare campo libero alla leader dell’opposizione, il premio Nobel per la Pace Maria Corina Machado, che al Corriere ha detto: «Io sarò presidente»? Il dilemma si complica se si amplia lo sguardo allo Stato paramilitare di Caracas. Perché Maduro non è un uomo solo al comando, come vorrebbe far credere la sua agiografia. I vertici delle forze armate hanno conquistato potere e denaro all’ombra del presidente-dittatore e venderanno cara la pelle per mantenere in vita il regime.
nicolas maduro diosdado cabello
[…] se anche Maduro salisse sull’aereo dell’esilio o qualcuno riuscisse a farlo fuori, a Caracas resterebbe il suo Rasputin, il ministro degli Interni e della Pace ( sic ) Diosdado Cabello, accusato di essere il narcoboss del Cartello dei Soli, l’uomo più potente del Venezuela.
È un duro, il più falco di tutti: difficilmente se ne andrebbe senza combattere. L’opzione più probabile è dunque l’operazione chirurgica — missili mirati su infrastrutture e forse su qualche palazzo del potere — ma non è detto che Maduro se ne vada. Forse basterebbe una nuova elezione presidenziale — stavolta senza trucchi di regime — e un’amnistia, com’è successo per altre dittature militari dell’America latina ai tempi della Guerra fredda, quella prima di questa Guerra tiepida.
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LA PORTAEREI USA GERALD FORD
DIOSDADO CABELLO




