sana cheema

INTEGRAZIONE FATTA A MAGLIE – SIAMO INTRISI DELLA CULTURA DELLA COSIDDETTA ACCOGLIENZA E LI DOBBIAMO FAR ENTRARE TUTTI ALTRIMENTI SCATTANO LE DENUNCE DI DISUMANITÀ, E POI NON SIAMO IN GRADO DI GARANTIRE LA SOPRAVVIVENZA A QUELLI CHE A INTEGRARSI CI SONO RIUSCITI DAVVERO E SI SONO ILLUSI DI POTER VIVERE COME NOI, COME SANA – ABBIAMO SONTUOSE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE, AMBASCIATORI CHE SI MUOVONO NATURALMENTE A PROPRIO AGIO IN QUEI PAESI, FACCIAMOGLI FARE QUALCOSA DI UTILE

SANA CHEEMA

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Caro Dago,

 

Italiana? Col cavolo! Se la sono portata via, l'hanno chiusa in casa per piegarne la volontà, alla fine siccome quel cugino del matrimonio combinato proprio non lo voleva, e probabilmente rivendicava la sua storia, educazione, passaporto della Repubblica italiana, per tornare qua a quella che credeva la sua vita, e a un compagno italiano, l'hanno ammazzata con grande sfregio, fingendo una  pressione bassa e pure un infarto, a 25 anni, poi hanno confessato e in seguito ritrattato, alla fine confidato nella legge pakistana e nella giustizia islamica.

 

SANA CHEEMA

Delitto d'onore, mascherato da assenza di prove certe, e tutti assolti, tutti a casa, l'intero nucleo familiare che comprende altri italiani tra gli assassini, come i genitori per tanti anni in Italia e poi in Germania, il fratello, stabilmente italiano.

 

"Che vergogna! Se questa è "giustizia islamica" c'è da aver paura. Una preghiera per Sana. Scriverò al mio collega, il ministro dell'Interno pakistano, per esprimere il rammarico del popolo italiano". Così ha dichiarato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, commentando l'assoluzione di padre, zio e fratello di Sana Cheema, italo-pakistana portata via da Brescia nell'aprile del 2018 per un matrimonio combinato e poi uccisa.

 

GULAM MUSTAFA PADRE DI SANA CHEEMA

A intervalli regolari, qui in italia, dove una qualche pena riusciamo a fargliela scontare se non scappano prima, o al riparo dei loro paesi di origine, dove di solito vanno a compiere comodamente il crimine, trascinandosi dietro la femmina peccatrice, pronunciamo frasi di dovuto sdegno a femmina morta,  massacrata e sepolta con lo sguardo rivolto alla Mecca, come Hina Salem, per ricordarne un'altra giustiziata in quel di Brescia.

 

Mi chiedo se non dovremmo fare qualcosa di più e di meglio. Non so se ci siano appigli giuridici per poter partecipare  alle indagini e al processo in loco, e sorvegliare, controllare in qualche modo, che la decenza sia almeno garantita dopo il danno,  visto che di una cittadina italiana si parla.

 

MARIA GIOVANNA MAGLIE

Ma dobbiamo almeno far sentire la voce del Paese che ha cresciuto ragazze rapite e violentate; una voce politica e diplomatica che mandi a dire che non può restare impunito il delitto e non possono restare impuniti neanche quei giudici.

 

SANA CHEEMA 1

Abbiamo sontuose rappresentanze diplomatiche, ambasciatori che si muovono naturalmente a proprio agio in quei Paesi, Facciamogli fare qualcosa di utile,  non ci rimettiamo alle frasi di circostanza,  anche le più oneste e sincere, quando tutto è compromesso e resta solo la vergogna.

 

Sana è stata uccisa nell'aprile dell'anno scorso .Viveva a Brescia, dove aveva compiuto gli studi, aveva trovato lavoro a Milano. I genitori avevano vissuto con lei per anni, ottenendo anche la cittadinanza italiana, poi si erano spostati in Germania. Un paio di mesi prima dell'omicidio Sana era tornata in Pakistan, nel distretto di Gujrat dove è nata; ritrovava con piacere l'intera famiglia, ma non aveva intenzione di cambiare idea sul matrimonio combinato. Lì è scattata la trappola.

maria giovanna maglie

 

La verità è  che siamo intrisi della cultura della cosiddetta accoglienza, e li dobbiamo far entrare tutti, e incoraggiare altri  ad arrivare, altrimenti scattano le accuse, le denunce di disumanità, e si agitano all'Onu, sì inquietano a  Strasburgo, preparano dossier commossi viaggiatori. E poi non siamo in grado nemmeno di garantire la sopravvivenza di quelli che  a integrarsi ci sono riusciti davvero, e si sono anche illusi di poter vivere come noi. Figuratevi gli altri, quelli che si perdono  e diventano  manovalanza  di qualsiasi forma di criminalità organizzata.

 

Peggio, noi ci illudiamo che l'integrazione sia una concessione a senso unico: noi così buoni da elargirla e gli altri felicissimi di accettarla, prendendosi le nostre regole e la nostra civiltà.  E' quello che volevano e hanno sognato  Sana e le altre, ma non i loro genitori, zii, fratelli. La grande maggioranza delle donne che arrivano dai Paesi islamici vive in segregazione e nessuno se ne accorge, anzi, facciamo  considerazioni antropologiche molto sofisticate sul valore del velo, dietro il quale magari si nascondono lividi e occhi neri di botte. Tutti i segnali al lavoro e a scuola che arrivano da famiglie falsamente integrate  li ignoriamo, e non solo perché sicurezza e polizia non sono sufficienti, ma anche perché vogliamo ignorarli. In nome del politically correct, recita la giaculatoria, dobbiamo rispettare le culture diverse.

 

SANA CHEEMA

Quella che invece la nostra cultura la voleva abbracciare con tutte le sue forze, che qui credeva  di aver trovato  uno scudo e una protezione, è morta ammazzata in Pakistan. I suoi assassini vanno in giro liberi, ma neanche noi siamo innocenti.

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