carlo messina urbano cairo corriere della sera

LE ELITE MILANESI VOGLIONO RIPRENDERSI IL "CORRIERE" E SILURARE IL “BARBARO” URBANO CAIRO DA VIA SOLFERINO! DOPO CHE L’ARBITRATO HA DATO RAGIONE A BLACKSTONE, RISPUNTA L’IPOTESI DELLA FONDAZIONE CALDEGGIATA DA GIOVANNI BAZOLI: PRIMA SI COMPRA IL “CORRIERE”, LASCIANDO A URBANETTO LA "GAZZETTA" E IL RESTO, POI SI CONFEZIONA LA NUOVA VESTE. LA REGIA DI INTESA SANPAOLO, INTORNO A CUI RUOTEREBBERO I SOLITI NOTI: TRONCHETTI, PESENTI, MEDIOBANCA (CHE IN RCS C’È GIÀ), DEL VECCHIO, E MAGARI ANCHE I BERLUSCONI…

urbano cairo foto mezzelani gmt4

Paolo Madron per www.tag43.it

 

C’è la possibilità di riprendersi il Corriere della sera, o almeno questa è l’impressione che sta scatenando appetiti e strani pensieri. E la Milano, quella che si riconosce nella finanza di rito ambrosiano, è in fibrillazione.

 

Quella Milano che ha fatto di necessità virtù quando in via Solferino 28 ha piantato le tende il barbaro. Ovvero Urbano Cairo, ovvero l’ex assistente di Silvio Berlusconi che per emularne le gesta è diventato editore di carta e tivù, e poi padrone di una squadra di calcio. E poi ancora, ma per sua fortuna non è mai andato in fondo, perché l’emulazione fosse perfetta ha accarezzato l’idea di scendere in politica.

URBANO CAIRO BY MACONDO

 

Coloro che hanno dato il Corriere a Cairo ora lo vorrebbero riprendere

Ed è proprio nei giorni più caldi dell’anno che sulla direttrice che ha come epicentro il capoluogo lombardo, corre tra i tavolini di Forte dei marmi (per il milieu meneghino che vi svacanza confidenzialmente il Forte) e i villoni di Saint Moritz, si dipana la trama. Mentre alto si leva, nell’ora dell’aperitivo, un solo grido: riprendiamoci il Corriere.

carlo messina

 

Ce la faranno? Mah, Cairo ha sette vite, non demorde, si muove con una rapidità e una spregiudicatezza che nei salotti buoni non sono consentite. Stoicamente resiste persino al reiterato malumore della Grande Banca che, spianandogli a suo tempo la strada, gli ha consegnato il giornale e un minuto dopo che lo aveva fatto si è vista misconoscere.

 

urbano cairo sergio erede

Si racconta che Carlo Messina, grande capo di Intesa, sia sempre più arrabbiato. Che dopo la causa fatta a Blackstone in cui, consigliato dal re degli avvocatoni Sergio Erede, Urbano ha dato agli americani degli usurai, sia andato letteralmente fuori dai gangheri. Ma sin qui ha abbozzato, facendo filtrare per vie traverse tutta la sua irritazione, senza andare oltre.

 

La vecchia idea di Bazoli di affidare il giornale a una Fondazione

Questa però è storia passata. La causa è poi rimasta sonnacchiosamente a galleggiare per un paio d’anni tra esposti in tribunale, ricorsi e battaglie transatlantiche, fino allo scorso maggio, quando il pronunciamento degli arbitri ha dato ragione a Blackstone. Ed è qui che il mai sopito afflato a riprendersi il Corriere ha preso vigore.

FONDO BLACKSTONE

 

Ma perché ciò accada devono ancora succedere alcune cose. Bisogna innanzitutto capire se la Consob, che sul dossier non è mai andata oltre la burocratica attenzione, imporrà a Rcs di accantonare a fondo rischi quei soldi che la casa editrice sin qui si è guardata bene dal mettere a bilancio. Si vocifera di frenetiche consultazioni tra legali, in uno spettro cha va dal possibile compromesso al drastico intervento.

 

carlo messina giovanni bazoli

Di riffe o di raffe, ballano qualche centinaio di milioni. Blackstone ne ha chiesti 600, metà a Cairo metà a Rcs che ha subito manlevato il suo editore e adesso il cda un po’ trema per quel viatico di cui potrebbe essere chiamato a render conto. Probabilmente si accontenterebbe di portare a casa la differenza tra quanto speso per acquistare la sede del giornale e quanto perso dalla mancata vendita ad Allianz. Mal contati, poco più di un centinaio di milioni. Se la casa editrice li dovesse tirar fuori, le ripercussioni sul conto economico sarebbero deleterie. A meno che…

 

Si attende la semestrale per eventuali accantonamenti sull’affaire Blackstone

E qui si arriva all’oggi, al frenetico vociare di manager, banchieri, cavalieri del lavoro e cummenda che a riportare al loro ordine il giornale farebbero gran festa. L’idea sullo sfondo ha un sapore antico.

 

Risale niente meno agli inizi del secolo, quando Giovanni Bazoli, ora presidente emerito di Intesa, aveva caldeggiato la creazione di una Fondazione cui assegnare (e gelosamente custodire) la proprietà del giornale.

BEPPE SALA E CHIARA BAZOLI

 

E di Fondazione si riparla oggi, delineando un’operazione i due tempi: prima si compra il Corriere da Cairo, lasciandogli tutto il resto, compresa la rosea Gazzetta e magari anche almeno per un po’ la raccolta pubblicitaria, poi gli si confeziona la nuova veste.

 

sede del corriere della sera in via solferino a milano 1

Una cordata con Intesa, Tronchetti, Del Vecchio, Pesenti, Mediobanca e la Fondazione Cariplo

Personaggi e attori i soliti noti, i cui nomi a snocciolarli sembrano l’attacco della Cognizione del dolore di Gadda quando fa l’elenco dei ricchi borghesotti brianzoli: i Tronchetti, i Pesenti, i Rocca, magari anche i Berlusconi (cognome che nel bestiario gaddiano esiste veramente), Intesa, l’intraprendente martinitt Leonardo Del Vecchio che a Milano è nato e rimasto fino ai 20 anni.

URBANO CAIRO NELLA PUBBLICITA' DI AMART SUL CORRIERE DELLA SERA

 

E Mediobanca che in Rcs c’è già dentro, e poi le Fondazioni, Cariplo in testa, la cassaforte della borghesia cattolico-martiniana che da sempre dice di ispirare la sua azione alla dottrina sociale della Chiesa. Informazione compresa.

 

Tutto sotto la regia della Grande Banca, il cui leader comanda e dispone con piglio deciso e inclusiva attitudine. Nel mentre Cairo si agita, studia soluzioni alternative, cerca alleati per uscire dalla morsa che si stringe. Si muove non solo con il fiato di Blackstone sul collo, ma anche quello di molti fornitori che non vengono pagati e lo braccano a suon di decreti ingiuntivi. In pubblico, come si confà al personaggio, non perde il suo ottimismo.

 

Anzi, rilancia, facendo girare la voce che a fine anno l’indebitamento di Rcs con le banche sarà praticamente azzerato, e di lì in avanti il gruppo diventerà una gioiosa macchina da soldi. Orienta alla bisogna il giornale su posizioni filogovernative, prima i grillini ora Draghi e i Migliori, schierando le firme a falange in sinergica contaminazione con la sua tivù.

Leonardo Del Vecchio

 

L’ottimismo sui conti di Rcs e la pubblicità in ripresa

Dispensa ottimismo sulle magnifiche sorti della pubblicità servita a suon di sontuose marchette su cui la redazione borbotta rassegnata, cosa che egli per altro non ha mai smesso di fare neanche quando la pandemia ne aveva oscurato la prospettiva.

carlo messina

 

Persino il signor Segafredo del noto caffè, che fuggiva il virus in Polinesia, prima di trasvolare non gli aveva fatto mancare il suo sostegno. Insomma, nell’estate milanese che più torrida non si può, con la città che abbassate le mascherine rialza le sue ambizioni, con un sindaco che grazie all’inconcludenza del centrodestra godrà di sicura riconferma e che, ironia della sorte, è fidanzato con la figlia di colui che si sente il depositario delle sorti del Corriere (il racconto, mai smentito, è quello di Gianni Agnelli sul letto di morte che chiama Bazoli e con un filo di voce gli raccomanda i destini di via Solferino), l’istituzione deve rientrare nei ranghi, non può essere lasciata a uno che con l’establishment gioca in maniera toppo disinvolta.

BLACKSTONE

 

Si vocifera, ci si incontra, si provano scenari, si scrivono cordate sui tovagliolini dei bar, si trasuda borghese indignazione quando la faccia di Cairo compare sul sacro giornale ignorando che la vanità è il motore di questo mondo, e spesso uno i giornali li compra per apparirci. Ma sono tutte considerazioni che trovano il tempo che trovano.

sede del corriere della sera in via solferino a milano 3

 

 Ora l’obiettivo e far sloggiare il barbaro e ripristinare la perduta aura. Con calma, senza scoprirsi troppo, senza scomporsi, aspettando la fine di settembre. Quando gli ombrelloni del Forte chiuderanno, e così faranno le ville di San Maurizio in Engadina.

Leonardo Del VecchioCarlo Messina

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....