
MODELLO DI INTEGRAZIONE O SCUOLA GHETTO? – MONTA IL CASO DELLA SCUOLA “CESARE BATTISTI” DI MESTRE, DOVE SU 61 NUOVI ISCRITTI ALLA PRIMA CLASSE DELLE ELEMENTARI SOLO UNA DECINA È CITTADINO ITALIANO E SOLO DUE HANNO ENTRAMBI I GENITORI NATI E CRESCIUTI IN ITALIA - IL CONSIGLIO DI ISTITUTO CHIEDE UN INCONTRO AGLI ASSESSORI DEL COMUNE E AL SINDACO BRUGNARO: “UN CONTESTO CHE PUÒ OSTACOLARE I BAMBINI NELL’INTEGRARSI NEL PAESE IN CUI VIVONO” – VANNACCI NE APPROFITTA PER ATTACCARE: “ORMAI LE FAMIGLIE ITALIANE NON HANNO ALTRA VIA CHE ISCRIVERE I PROPRI FIGLI NELLE SCUOLE PRIVATE”
Estratto dell’articolo di Anna Maselli per il “Corriere della Sera”
Ahmed, Mahmud, Miah, Fahad. Anche se alcuni di loro sono nati in Italia e hanno la cittadinanza, vedere nell’elenco di tre classi di prima elementare solo un paio di cognomi tradizionalmente italiani ha riacceso la polemica sull’integrazione in una scuola di Mestre. Tanto che il consiglio di istituto ha chiesto un incontro agli assessori del Comune e al sindaco Luigi Brugnaro.
«Il Consiglio ritiene che tale contesto sia davvero controindicato e possa ostacolare i bambini nell’integrarsi nel Paese in cui vivono, in una scuola che si è distinta per un’offerta formativa eccellente per tutti, anche per una reale capacità di accoglienza dei neoarrivati non italofoni», dice il presidente Carlo Pagan.
«L’amministrazione ha sempre lavorato, con la dirigenza scolastica stessa, per un’integrazione sana, che passa dalla conoscenza della lingua, delle leggi e della nostra storia», risponde a distanza l’assessora comunale alle Politiche educative Laura Besio.
Alla scuola Cesare Battisti su 61 nuovi iscritti alla prima classe delle elementari solo una decina è cittadino italiano (magari di seconda generazione) e solo due hanno entrambi i genitori nati e cresciuti in Italia. Gli altri sono tutti stranieri, di cinque nazionalità diverse. […]
A comporre le classi non è la nazionalità ma la distribuzione fra maschi e femmine (così da non formare sezioni sbilanciate), il livello di competenze e la distribuzione dei nuovi arrivati in Italia. Per i quali da sempre la scuola attiva percorsi specifici, come pure negli altri quattro plessi che compongono il comprensivo Giulio Cesare.
«Ormai le famiglie italiane non hanno altra via che iscrivere i propri figli nelle scuole private, se vogliono offrire un’istituzione decente — attacca l’europarlamentare della Lega Roberto Vannacci —. E così siamo costretti a pagare due volte: con le nostre tasse paghiamo agli stranieri scuola gratis, sanità gratis, alloggi popolari, bonus, sussidi e poi dobbiamo pagare una seconda volta per la scuola privata dei nostri figli, per la sanità privata, il mutuo o l’affitto. Finiremo per diventare stranieri nella nostra patria».
In realtà il trend che sta colpendo la Battisti, e più in generale il comprensivo, va avanti da tempo, da quando la zona si è sempre più popolata di stranieri, soprattutto bengalesi. A un tiro di schioppo c’è infatti la Fincantieri e molti papà lavorano lì, sulla scorta di quanto avviene a Monfalcone. «Ma qui è diverso, non hanno la nostra stessa densità abitativa — insiste Pagan —. La comunità bengalese è circoscritta in un territorio molto ridotto e non c’è solo Fincantieri ma anche Venezia, molti lavorano nella ristorazione». […]
«Abbiamo attivato corsi di italiano per stranieri, doposcuola, mediazione linguistico-culturale, laboratori contro la dispersione scolastica — ricorda Besio —. Rivendico queste azioni perché l’inclusione non si costruisce con uscite mediatiche ma con il lavoro quotidiano» .