vladimir putin volodymyr zelensky donald trump

LA MOSSA DEL CAVALLO DI ZELENSKY – IL PRESIDENTE UCRAINO AMMETTE LA POSSIBILITÀ DI CEDERE ALLA RUSSIA IL TERRITORIO CONQUISTATO IN CAMBIO DELLA "PROTEZIONE DELL’OMBRELLO DELLA NATO". SA CHE L'INGRESSO NELL'ALLEANZA ATLANTICA È IMPROBABILE, E NEL FRATTEMPO RIEMPIE DI LODI QUEL VANESIO DI TRUMP, PER COCCOLARE L'EGO DEL TYCOON E CONVINCERLO A STARE DALLA SUA PARTE – SE FUNZIONA, SI ARRIVA A UN CESSATE IL FUOCO, ALTRIMENTI, SE PUTIN RIFIUTA, PER LA PRIMA VOLTA SARÀ ZELENSKY A MOSTRARSI INCLINE AL COMPROMESSO.....

 

1. IL PIANO DI ZELENSKY

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

Come terminare la «fase calda della guerra»? Si può raggiungere presto, «facendo entrare nella Nato le aree libere dell’Ucraina» e, nel frattempo, assicurandoci che «ancora la Nato riconosca la validità dei nostri confini internazionali, toccherà poi a noi ucraini nel futuro di riprenderne il controllo con mezzi diplomatici».

donald trump volodymyr zelensky

 

Per la prima volta dopo parecchio tempo. Volodymyr Zelensky torna ad ammettere pubblicamente la possibilità da parte sua di accettare l’occupazione temporanea della Russia di parte del territorio ucraino in cambio del cessate il fuoco e l’avvio di negoziati con Vladimir Putin. Il presidente ucraino ne ha parlato durante un’intervista a Sky News con toni che sono un misto di vecchio e relativamente nuovo, calibrati con grande attenzione per essere ascoltato da Donald Trump.

 

volodymyr zelensky intervistato da sky news

Era dalle fasi iniziali dell’invasione russa, nel febbraio 2022, che Zelensky quasi non parlava più di accettare l’occupazione di regioni ucraine in cambio del cessate il fuoco. […]

 

Le sue affermazioni richiedono almeno tre considerazioni. Primo. Zelensky lancia messaggi di amicizia a Trump e prepara il terreno per il suo arrivo alla Casa Bianca il 20 gennaio. «Voglio parlare direttamente con lui, perché sono cresciute troppe voci a confondere le acque», spiega a Sky . La sua speranza resta quella di tessere un accordo. Il tempo incalza e l’incertezza domina come una cappa ingombrante su Kiev. A suo dire, l’ultimo incontro con Trump a New York in settembre era stato «ottimo, caloroso, costruttivo» e adesso «occorre prepararne un altro».

 

vladimir putin

Secondo. Putin parla apertamente di «annessione legale» alla Federazione Russa delle terre occupate. Per Zelensky si tratta invece di una concessione solo temporanea. Stiamo parlando di circa il 20 per cento del territorio ucraino conquistato manu militari dai russi e i loro alleati nel Donbass a partire dal 2014. Putin sta cercando di fare avanzare le sue truppe il massimo possibile prima dell’insediamento di Trump, i confini sono dunque ancora in espansione.

 

Zelensky ne parla obtorto collo . In luglio, durante un’intervista con Le Monde , aveva accennato al fatto che per la Costituzione ucraina le terre occupate potrebbero diventare russe solo dopo un referendum tra i loro abitanti e ciò comporterebbe, prima del voto, il loro ritorno alla sovranità ucraina. Ma in questo caso vince il principio di realtà: Putin si terrà tutto ciò che riesce a prendere. Sia a Kiev che tra gli alleati nel campo occidentale sono ormai tutti ben consapevoli che l’unica speranza per Zelensky restano le garanzie che riesce a ottenere per il futuro.

 

donald trump vladimir putin

Terzo. Da qui, l’insistenza del presidente ucraino sulla necessità che le regioni sotto il controllo di Kiev entrino ufficialmente a fare parte della Nato. La richiesta non è certamente nuova. Lui l’ha rilanciata con forza al summit internazionale in Svizzera a metà giugno e quindi ribadita nei primi dei 10 punti del suo «piano di pace» avanzato a settembre. Anche oggi ai suoi occhi l’entrata del governo di Kiev nella Nato rappresenta la condizione necessaria per avviare le trattative. Ma proprio qui emergono le massime difficoltà. Putin è assolutamente contrario: esige che l’Ucraina […] sia «disarmata» e «neutrale». E c’è di più: Trump a sua volta ha già ribadito di non volere l’Ucraina nella Nato, come del resto ha sempre sostenuto anche Joe Biden. La posizione è condivisa da larga parte dell’Alleanza Atlantica, con l’eccezione dei Paesi Baltici e della Polonia […]

volodymyr zelensky intervistato da sky news

 

2. ZELENSKY, LA TREGUA E L’INCOGNITA AMERICANA

Estratto dell'articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”

 

[…]  Il numero degli ucraini favorevoli a un negoziato ha superato, per la prima volta in quasi tre anni di guerra su larga scala, il 50%, e anche se la quota di chi sostiene una perdita dei territori è molto meno cospicua, la riconquista delle regioni invase con strumenti militari in questo momento appare poco realistica. E impossibile nel caso di una interruzione dell'aiuto americano.

 

L'incognita Trump sta rendendo il 20 gennaio 2025 una data attesa con apprensione in tutto il mondo. Intanto che il team del presidente eletto ha preso una pausa mediatica, per passare dalle dichiarazioni elettorali alle proposte realistiche, le parti stanno facendo le loro scommesse. Vladimir Putin sta macinando i suoi soldati al ritmo di quasi due mila al giorno per avanzare di qualche chilometro in più nel Donbass, temendo che a gennaio sarà costretto a fermarsi.

 

VOLODYMYR ZELENSKY NELLA FABBRICA DI MUNIZIONI A SCRANTON IN PENNSYLVANIA

[…] la proposta di Zelensky di dare all'Ucraina garanzie di sicurezza dalla Nato è razionale. Quando si parla di "congelare" il conflitto lungo la linea del fronte esistente si dimentica a volte che non si tratta di territori, ma di persone. Accettare di lasciare quattro regioni dell'Ucraina – più la Crimea, da sempre considerata da Zelensky un obiettivo a lunghissimo termine – in mano ai russi almeno fino alla caduta del regime di Putin significa costringere milioni di ucraini a vivere forse per anni sotto la dittatura russa, oppure accogliere un'altra ondata di profughi di dimensioni bibliche.

 

Ma il vero problema dell'Ucraina non è quello di tracciare una linea di demarcazione qualche chilometro più a destra o a sinistra. Il dilemma esistenziale è tutelarsi dai missili: se una ipotetica tregua sul terreno lasciasse Putin libero di proseguire il tiro a segno sulle città ucraine a suo piacimento l'incentivo per Kyiv diventa scarso se non nullo.

 

Volodymyr Zelensky - foto LaPresse

Zelensky sembra aver scommesso tutto su Trump, anche nella sua retorica di lodi. È una posizione win-win: se il piano di far ottenere all'Ucraina l'ombrello di protezione occidentale funziona, ha assicurato a caro prezzo la sopravvivenza del suo Stato, se – come è molto probabile – Putin non accetta di cedere – avrà mostrato di essere stato lui quello pronto al compromesso. Intanto guadagna tempo, che in queste settimane sembra aver accelerato il suo corso: la caduta del rublo, le difficoltà dell'Iran e l'avanzata dei ribelli in Siria hanno già rimescolato le carte su cui contava il Cremlino, e la partita vera non è ancora nemmeno iniziata.

vladimir putin donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 5

 

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