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HOUSTON, ABBIAMO MOLTI PROBLEMI - NEGLI USA L’URAGANO HARVEY CONTINUA LA SUA DEVASTAZIONE: COLPITA UNA FABBRICA IN TEXAS DA CUI SONO FUORIUSCITE SOSTANZE CHIMICHE - PER L’ENTE FEDERALE EMERGENZE: “SITUAZIONE PREOCCUPANTE”, “CI SARANNO ALTRI INCENDI”

Katia Riccardi per la Repubblica

 

ESPLOSIONE IMPIANTO CHIMICO USAESPLOSIONE IMPIANTO CHIMICO USA

Harvey sta perdendo forza, ma l'ex uragano si lascia alle spalle trentasette morti, ed è un bilancio ancora provvisorio che continua a cambiare. I vigili del fuoco e i soccorsi stanno battendo l'area, blocco dopo blocco, casa per casa. Solo ieri in un minivan recuperato dal fiume, è stata trovata senza vita una famiglia di sei persone: quattro ragazzini - Devy Saldivar di 16 anni, Dominic di 15, Xavier di 8 e Daisy di 6 anni - e i loro due bisnonni entrambi affetti da alzheimer, Manuel di 84 anni e Belia, 81. Le ricerche sono durate due giorni. Il pulmino era a tre metri di profondità, seppellito nell'acqua fangosa. Solo il nonno, Sammy Saldivar, che era alla guida, è riuscito a salvarsi. "Si è avverato il peggio delle nostre previsioni", ha detto lo sceriffo della Contea di Harris, Ed Gonzales.

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Declassato a tempesta tropicale, l'uragano ha devastato il Texas. Da questa mattina un'alta colonna di fumo nero si alza da un impianto chimico della società francese Arkema. "Alle 2 (le 9 in Italia) del mattino siamo stati avvisati dal centro per le emergenze della Contea di Harris di due esplosioni e del fumo nero proveniente dalla fabbrica Arkema inc di Crosby, Texas", ha reso noto la compagnia in una nota. "C'è una minima possibilità di diffusione di perossido organico nelle acque", ha segnalato alla Cnn. Le sostanze chimiche sono fuoriuscite dall'impianto, un poliziotto è stato portato in ospedale per aver inalato il fumo ma è stato dimesso dopo poche ore. Altri nove sono rimasti intossicati, ma il fumo "non è velenoso", ha comunicato con un tweet l'ufficio dello sceriffo.

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La fabbrica produce perossido organico utile per la fabbricazione di materiali da costruzione e vernici così come di prodotti farmaceutici, si trova a Crosby, a circa 40 chilometri a nord-est di Houston. La centrale aveva lanciato l'allarme già nei giorni scorsi, "era inevitabile che ci fossero esplosioni" hanno detto i responsabili. Come misura precauzionale l'area di tre chilometri intorno all'impianto era stata evacuata e le attività di produzione interrotte venerdì scorso, prima che Harvey toccasse terra. Poi sulla cittadina si sono rovesciati poi 102 centimetri di pioggia. Senza elettricità i generatori di riserva hanno perso potenza e gli impianti di refrigerazione sono saltati.

 

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"I composti chimici diventano volatili se la temperatura aumenta, producono un fumo bianco che poi prende fuoco, il problema non è 'se' ma 'quando' questo avverrà", aveva dichiarato ieri la portavoce della Arkema, Janet Smith. "Non è possibile in nessun modo prevedere o impedire l'esplosione. L'acqua alta e la mancanza di elettricità non ci danno modo di intervenire", aveva aggiunto Rich Rowe, presidente e ceo della società francese, "i dipendenti sono stati allontanati, l'area evacuata". Che fosse una situazione a rischio era quanto confermato anche dalla portavoce dei Vigili del fuocos, Rachel Moreno: "È pericoloso, sì. Ma l'impianto è circondato dall'acqua adesso, quindi il fuoco non potrà diffondersi, non potrà andare da nessuna parte".

 

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Il problema resta casomai il rilascio delle sostanze chimiche nell'aria. In una conferenza stampa che si è tenuta a Washington oggi, l'amministratore della Fema (Ente federale per la gestione delle emergenze Usa), Brock Long ha dichiarato però di considerare le emissioni dell'esplosione "incredibilmente pericolosi". Lo scenario possibile sarebbe catastrofico ma in questo caso non plausibile, ha spiegato Daryl Roberts, vice presidente della società: "Proprio grazie all'acqua, i prodotti chimici vaporizzano rapidamente, riducendo la dimensione e la potenza del fuoco". "Vogliamo che i residenti della zona siano consapevoli del fatto che il prodotto chimico è immagazzinato in diversi posti all'interno dello stabilimento e che permane quindi il rischio di ulteriori esplosioni", ha riferito l'Arkema in una dichiarazione.

 

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Secondo il National Hurrican Center (Nhc) ormai Harvey dovrebbe diventare una depressione tropicale, più debole di una 'tempesta tropicale'. Ma non c'è quiete nelle zone colpite, solo strade allagate dove galleggiano auto, si corrodono mura. Manca l'elettricità e il buio scende senza alternative. I danni non sono ancora quantificabili definitivamente, ma sarebbero superiori a quelli degli uragani Sandy e Katrina messi insieme. In Texas ammontano a circa 58 miliardi di dollari (49 miliardi di euro) il 90% dei quali dovuti alle inondazioni. Se la stima del Centro gestione disastri e riduzione dei rischi con base a Karlsruhe, in Germania, dovesse essere confermata, si tratterebbe del nono peggior disastro naturale nel mondo dal 1900.

 

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"Sosterremo sempre il popolo americano", ha dichiarato il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza, annunciando 5 milioni di dollari di aiuti alle famiglie colpite a Houston e Corpus Christi. La misura, ha precisato Arreaza, "è stata ordinata dal presidente Nicolas Maduro" nonostante le recenti sanzioni americane imposte a Caracas e le osservazioni del presidente Donald Trump che non ha escluso un "opzione militare" per affrontare la delicata situazione nel paese dopo il voto sull'Assemblea costituente. Il denaro dovrebbe arrivare dalla Citgo, il braccio statunitense della compagnia petrolifera statale venezuelana, che è tra le società prese di mira dalle sanzioni, ma non è ancora chiaro se Washington accetterà l'offerta.

 

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Anche il Messico, i cui rapporti con gli Usa sono tesi per le questioni del muro anti-immigrati al confine e l'accordo di libero scambio (Nafta), ha anche offerto aiuto ai texani. Ieri il Segretario di Stato americano Rex Tillerson, nel corso dei colloqui con la sua controparte messicana Luis Videgaray a Washington, ha ringraziato il "generoso Messico per aver offerto il proprio aiuto in questo momento molto difficile". "Siamo vicini, siamo amici e questo è quello che fanno gli amici", ha risposto Videgaray.

 

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Sandra Bullock a Kevin Hart, Kim Kardashian, Jennifer Lopez e Chris Brown: Hollywood si è mobilitato per una raccolta di fondi. Bullock ha donato un milione di dollari alla Croce Rossa americana,  Hart sta invitando amici e colleghi a partecipare alla 'colletta' alla quale ha contribuito con 50mila dollari. La famiglia Kardashian ha raccolto 500mila dollari, Jennifer Lopez e il fidanzato Alex Rodriguez hanno contribuito con 25mila dollari ciascuno, 100mila dollari sono stati versati dal cantante Chris Brown, mentre il rapper Ti ha dato 25mila dollari. E ancora Chris Young, cantante country, ha partecipato al crowdfunding con 100mila dollari, e il duo pop The Chainsmokers, infine, ha donato 30mila dollari.

 

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"Vicinanza spirituale e attenzione pastorale a tutti coloro che sono stati colpiti dall'uragano violento che ha attraversato il Texas e la Louisiana", scrive papa Francesco in un telegramma all'arcivescovo di Galveston-Houston, cardinale Daniel Di Nardo. "Profondamente commosso dalla tragica perdita di vita e dall'immensa devastazione che questa catastrofe naturale ha lasciato nella sua scia", il Papa "prega per le vittime e le loro famiglie, e per tutti coloro che sono impegnati nel lavoro di assistenza e ricostruzione". Bergoglio, nel telegramma, esprime inoltre la sua fiducia che "gli immediati bisogni di così tante persone e comunità continui a determinare una così grande manifestazione di solidarietà e aiuto reciproco nella migliore tradizione della Nazione".

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Nell'Oceano Atlantico si è formata una tempesta tropicale, Irma, che potrebbe trasformarsi in uragano già domani. A riferirlo è il National Hurricane Center. Nel tardo pomeriggio americano di ieri, la tempesta si trovava a poco più di 4.828 Km di distanza da Miami (Florida). Secondo i meteorologi, il fenomeno atmosferico dovrebbe intensificarsi, con venti che raggiungeranno i 120 chilometri orari, il limite che demarca una tempesta da un uragano. Stando alle previsioni di Weatherbell, un altro servizio di monitoraggio meteo, potrebbe raggiungere la categoria 4, la stessa di Harvey e colpire le isole sopravento settentrionali, nei caraibi. Nel frattempo, si monitora anche Lidia, una tempesta tropicale che per il momento si sta sviluppando nell'Oceano Pacifico orientale. Potrebbe abbattersi sotto forma di uragano su Baja Peninsula, in Messico.

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