lia sava vittorio teresi nino di matteo antonio ingroia

NESSUNO SALE SUL CARRO DEGLI SCONFITTI – DOPO LA SENTENZA D’APPELLO SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA ALLA PROCURA DI PALERMO TUTTO TACE: TRA I PUBBLICI MINISTERI CHE HANNO RAPPRESENTATO L'ACCUSA NEL DIBATTIMENTO DI PRIMO GRADO SOLO UNO CONTINUA A FARE IL MAGISTRATO IN SERVIZIO. NON PARLANO NÉ I PM IN SERVIZIO NÉ COLORO CHE SOSTENNERO L'ACCUSA, DA DI MATTEO A TERESI. ORA VANNO TUTTI CON I PIEDI DI PIOMBO E ATTENDONO LE MOTIVAZIONI. TUTTI TRANNE INGROIA CHE…

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

nino di matteo 1

La Procura antimafia di Palermo che imbastì il processo sulla presunta trattativa tra Cosa nostra e lo Stato non esiste più da tempo. Tra i pubblici ministeri che hanno rappresentato l'accusa nel dibattimento di primo grado solo uno continua a fare il magistrato in servizio: Francesco Del Bene, che adesso lavora alla Direzione nazionale antimafia e della vicenda conclusasi con le assoluzioni dell'altro ieri ha sempre parlato solo nelle aule di giustizia.

 

vittorio teresi

Degli altri, l'ex procuratore aggiunto Vittorio Teresi è andato in pensione, Nino Di Matteo siede al Consiglio superiore della magistratura e Roberto Tartaglia è diventato prima consulente della commissione parlamentare antimafia e poi vicedirettore delle carceri. Antonio Ingroia, il primo procuratore aggiunto a guidare il pool , ha da tempo lasciato la toga da magistrato per indossare quella di avvocato, dopo la poco fortunata avventura politica da candidato premier nel 2013.

 

lia sava

Del gruppo originario che condusse l'inchiesta c'erano altri due pubblici ministeri tuttora in servizio: Lia Sava, trasferitasi presto a Caltanissetta dove ha fatto il procuratore aggiunto e ora è procuratore generale; e Paolo Guido, l'unico rimasto in carica a Palermo. Ma nel 2012, al momento di chiudere le indagini preliminari, preferì non firmare l'atto conclusivo, perché in disaccordo su alcuni punti. In particolare sul coinvolgimento dell'ex ministro Calogero Mannino e di quello (strettamente connesso) dell'ex generale dei carabinieri Antonio Subranni, già comandante del Ros. Gli elementi a carico dei due, che secondo l'accusa innescarono la trattativa tra rappresentanti dello Stato e rappresentanti della mafia, non erano a suo giudizio sufficienti a giustificare un processo.

 

antonio ingroia 4

Per Mannino pesava anche l'assoluzione dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa, come per l'ex senatore Dell'Utri per i fatti successivi al 1992. Oggi Paolo Guido è procuratore aggiunto di Palermo, coordina le indagini antimafia sul territorio di Trapani e Agrigento e le correlate ricerche dell'ultimo grande boss latitante, Matteo Messina Denaro. Sulla sentenza d'appello non vuole fare commenti, ma le sue riserve di nove anni fa sembrano coincidere con i motivi che hanno portato alle assoluzioni.

 

nino di matteo roberto tartaglia

L'uscita di scena di Mannino potrebbe avere pesato sul verdetto d'appello per gli imputati esterni a Cosa nostra; a cominciare proprio da Subranni, che poco c'entrava con il nocciolo della «trattativa», i contatti dei carabinieri con l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Anche il procuratore è cambiato. L'arrivo di Francesco Lo Voi risale al 2014, e quando fu scelto dal Csm qualcuno sospettò che la nomina fosse dovuta anche alle sue posizioni distanti rispetto all'inchiesta Stato-mafia. Che però nel frattempo era già approdata in aula, dove i pm di udienza sono liberi rispetto al capo dell'ufficio. E durante la sua gestione, a parte uno strappo con Di Matteo al momento del trasferimento di quest' ultimo alla Dna, non ci sono stati ostacoli frapposti al processo.

vittorio teresi 3

 

Anzi, Tartaglia era diventato uno dei pm di punta della Procura, e le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano confluite nel dibattimento furono avviate sotto la sua guida. Né si sono fermate le inchieste su mafia e politica, compresa quella finita a Roma sui presunti legami dell'ex sottosegretario leghista Siri con un imprenditore considerato vicino a Messina Denaro. Il 20 aprile 2018, dopo le condanne in primo grado, il « pool trattativa» si riunì nell'ufficio di Lo Voi per commentare la vittoria. L'altro ieri è arrivata la sconfitta, ma in Procura non si registrano prese di posizione. Né dai pm in servizio né da coloro che sostennero l'accusa.

vittorio teresi e nino di matteo

 

A parte Ingroia, il primo a cambiare mestiere. Che continua a rivendicare non solo la legittimità, ma anche la giusta impostazione di indagine e processo: «La condanna dei mafiosi conferma l'esistenza della trattativa e del papello di richieste trasmesso a uomini dello Stato, il ribaltamento della prima sentenza è parziale e riguarda interpretazioni giuridiche di fatti accertati. La condanna dei mafiosi dimostra che il processo si doveva fare. Auspico un ricorso in Cassazione».

 

roberto tartaglia 6

Ma prima di annunciarlo, in Procura generale vogliono leggere le motivazioni della sentenza d'appello. Come avvocato di parte civile, Ingroia partecipa al processo di Reggio Calabria chiamato 'Ndrangheta stragista, dove il boss Graviano è stato condannato per l'omicidio di due carabinieri nel gennaio 1994, collegato alle vicende palermitane. A ottobre comincerà l'appello. La storia della trattativa Stato-mafia non è finita.

nino di matteo 2lia savaantonio ingroiaroberto tartaglia 7paolo borsellino antonio ingroia

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)