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NON È UN PAESE PER VECCHI (E NEMMENO PER I GIOVANI) – ISTAT: GLI ANZIANI SONO SEMPRE PIÙ SOLI. PASSANO IL 70% DEL TEMPO SENZA COMPAGNIA – LA RETE SOCIALE FUNZIONA PER I RAGAZZI: IL 47,3% LAVORA GRAZIE AL CANALE INFORMALE DI AMICI E PARENTI – CRESCE L’OCCUPAZIONE, MA LE DONNE RIMANGONO PENALIZZATE. E L’ASCENSORE SOCIALE…

Grazia Longo per “la Stampa”

 

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Non solo siamo un Paese con una popolazione sempre più anziana (il secondo al mondo dopo il Giappone, con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani) ma corriamo sempre più il rischio di perdere il sostegno delle reti sociali.

 

Gli anziani soli Dal Rapporto annuale dell' Istat, presentato ieri dal presidente Giorgio Alleva a Montecitorio, emerge infatti che il welfare familiare e amicale, seppur sempre importante, attraversa una fase di crisi.

 

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Soprattutto per quanto riguarda gli over 75. A fronte del 78,7% che dichiara di poter fare affidamento su un parente o un amico, solo il 25,6% ha dai 75 anni in su. E la media, comunque, è per tutti quanti inferiore a quella europea: il 27,7% degli italiani percepisce un forte sostegno sociale, mentre la media europea è del 34,1%.

 

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La carenza di relazioni diventa poi isolamento per gli anziani che vivono soli: trascorrono il 70% del tempo in cui sono svegli senza compagnia (10 ore e 17 minuti) e interagiscono con altre persone solo per 4 ore al giorno, soprattutto con familiari che non vivono con loro (65,1%), con amici (31%) e vicini di casa (3,9%).

 

La rete dei giovani Il sistema rete sociale acquisisce, invece, un ruolo più positivo per i giovani, soprattutto per quanto concerne l' ingresso nel mondo del lavoro. Grazie al canale informale di parenti e amici lavora il 47,3% (50,6% al Sud).

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In generale cresce l' occupazione (+265.000 persone) superando quota 23 milioni (sfiorando i livelli pre-crisi del 2008) ma «aumenta la disuguaglianza dei redditi e la povertà assoluta». Le più penalizzate sono le donne, perché se è vero che in Italia l' occupazione femminile è a più 1,7 punti percentuali dal 2008, rispetto a meno 3,1 degli uomini, la media è comunque più bassa rispetto all' Europa (48,9% contro 62,4%). Sempre meno appeal esercita il lavoro manuale.

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Nell' ultimo decennio operai e artigiani hanno perso un milione di unità mentre si contano oltre 860.000 unità in più per le «professioni esecutive nel commercio e nei servizi».

 

Il vero gap è, tuttavia, rappresentato dal fatto che, nonostante ci siano più famiglie con due persone che lavorano, l' ascensore sociale è di fatto bloccato. Hanno cioè maggiori possibilità di successo nell' istruzione e nel lavoro quelle persone con una «dote» familiare alta - in termini economici e sociali - rispetto a coloro che hanno una dote bassa.

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Altra piaga, l' inarrestabile fuga di cervelli: «Molti italiani con alto livello di distruzione lasciano il Paese - scrive l' Istat - pochi vi fanno ritorno». La fascia di età nelle quale si registra la perdita più marcata è quella tra i 25 e i 39 anni (-38.000 unità), quasi il 30% con almeno la laurea. È proseguita, infine, la risalita dei consumi delle famiglie, lievitata dell' 1,4%.

CERCO LAVOROdonne lavoro

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