spy story vaticano

ORO BENEDETTO - UN APPARTAMENTO A POCHI PASSI DAL VATICANO E UN ANONIMO MONSIGNORE CHE CERCA DI PIAZZARE LINGOTTI D’ORO - UN'ALTRA SPYSTORY ALL’OMBRA DEL VATICANO - E SPUNTA IL NOME DI UN FEDELISSIMO DI RATZINGER

Valeria Di Corrado per Il Tempo

 

SPY STORY VATICANO 1SPY STORY VATICANO 1

 

Era in un appartamento di proprietà di due fedeli filippini in via Ostia, a due passi della mura vaticane, che un insospettabile cardinale si incontrava con compratori d’oro e broker per «piazzare» sul mercato lingotti Boullion da uno e cinque chili, custoditi nel caveau del Vaticano.

 

La richiesta del monsignore era chiara: ottenere il pagamento in contanti dalla fusione di 50 chili d’oro, su una partita da 400 chili. Il metallo prezioso sarebbe stato ricavato dalle offerte dei fedeli alla Chiesa. Dalla documentazione consegnata alla Dia dai compratori coinvolti nell’affare tanti indizi e nessun nome certo. A un certo punto, incidentalmente, esce fuori un riferimento al cardinale Angelo Amato, fedelissimo di Ratzinger. Riferimenti, ovviamente, ancora tutti da riscontrare. 

 

 

 

CONTRABBANDO DI MINERALE AUREO

La trama della «spy story» contenuta nelle pagine dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, coordinata dal sostituto procuratore antimafia Giuseppe Lombardo, diventa ogni giorno di più avvincente e contorta. Per gli agenti della Dia, infatti, c’è «fondato motivo» di ritenere che ci siano «elementi pertinenti al reato di contrabbando di minerale aureo».

 

SPY STORY ALL'OMBRA DEL VATICANOSPY STORY ALL'OMBRA DEL VATICANO

Al momento il pm contesta l’associazione di tipo mafioso a Domenico Sperandeo, agente segreto dell’Aise ora in pensione, e Franco Ciotoli, poliziotto in servizio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, «in concorso necessario» con Amedeo Gennaro Matacena, ex deputato forzista condannato per concorso esterno alla ’ndrangheta reggina e latitante, Chiara Rizzo, Maria Grazia Fiordelisi e Martino Antonio Politi, rispettivamente moglie, segretaria e factotum di Matacena, l’ex ministro berlusconiano Claudio Scajola e la sua segretaria Roberta Sacco, nonché Vincenzo Speziali, latitante in Libano e nipote dell’omonimo senatore Pdl. 

 

 

L’AFFARE DEL MONSIGNORE

LINGOTTILINGOTTI

A ricostruire la dinamica dell’incontro con il cardinale in una casa vicino San Pietro è Salvatore Cafato, uno dei soci del gruppo Goldiam (società di diritto maltese, nonché "mandate" del gruppo Viloro, con sede in Romania, Svizzera e Dubai). Cafato a ottobre 2015 riferisce agli inquirenti di essersi recato in un «ufficio posto nelle vicinanze del Vaticano» (che poi risulterà essere quello di via Ostia, ndr) accompagnato dai signori Mario Tallotta e Davide Barbieri.

 

«Nell’ufficio in cui ci incontrammo, indicatomi quale ufficio personale del Monsignore - si legge nel verbale - notai la presenza di questo e di altre due persone, di cui una di colore e l’altro era Barbieri, broker del Monsignore.

 

Il Monsignore mi disse che aveva la necessità di effettuare un’operazione riservata che prevedeva la vendita di un primo stok di 400 chili. Il prodotto doveva essere fuso presso una fonderia del gruppo Viloro. Mi disse che per definire quella transazione era necessaria la fusione di ulteriore 50 o 60 chili che dovevano essere trattati come vendita personale e non societaria.

 

Per quest’ultimo quantitativo di oro il Monsignore richiedeva il pagamento in contanti attraverso il deposito presso una cassetta di sicrezza estera o tramite bonifico internazionale. Il gruppo Viloro non ha dato la disponibilità all’operazione a meno che il prodotto non fosse stato portato dal venditore, ossia dal Monsignore, con tutta la documentazione alla fonderia di Dubai, ma lui non accettò». 

 

 

IL PRETE, IL CASAMONICA E LA FILIPPINA AMICA DI PIZZA

MATACENAMATACENA

Tra i documenti consegnati da Cafato agli inquirenti c’è una lettera di invito intestata Chiesa battista teatro Valle Roma, firmata da Antonio Sbarzele con timbro Stato della Città del Vaticano e un contratto «rimodificato secondo le loro richieste» redatto da Sbarzele che «come emerge dalla lettura dell’indirizzo si sostituisce in nome e per conto del Cardinale Angelo Amato». Barbieri riferisce di aver conosciuto Sbarzele, «dovrebbe trattarsi di un prelato, perché me lo aveva presentato per altre proposte di vendita un tale Pietro, di cui non ricordo il cognome e con cui non mi frequento più perché mi è stato indicato come vicino ai Casamonica».

 

Gli uomini della Dia hanno perquisito anche gli uffici di via Ostia, dove sarebbero avvenuti gli incontri per la vendita d’oro con gli alti prelati. Locali che risultano nella disponibilità di Hermelina Fabro, nata nelle Filippine. Quest’ultima ha spiegato di aver avuto un passato di militanza nella Dc e di aver frequentato l’ex presidente Giuseppe Pizza.  

SAN PIETROSAN PIETRO

 

SPIE, GENERALI, MINISTRI, OPUS DEI E FINMECCANICA Dalle intercettazioni sull’utenza di Speziali emerge che è in contatto «con soggetti appartenenti agli apparati di sicurezza dello Stato». Spuntano i nomi di Valerio Gebs Aquila, ex dirigente della Polizia, e di un capocentro dei Servizi segreti. Viene anche registrata una telefonata del 12 marzo 2015 «nella quale - annota il pm di Reggio Calabria - Trento comunica a Speziali che (...) di Finmeccanica, ha dato mandato a una società di distruggere l’archivio». Poi c’è la rivelazione che fa l’ingegnere Giorgio Leonardi agli inquirenti: «Ho appreso dal generale dell’Esercito Aldo Piccotti che avevo il cellulare sotto controllo, senza dirmi né il motivo né da chi lo aveva saputo».

 

Durante le perquisizioni dello scorso aprile, gli uomini della Dia hanno trovato nel portafogli di Sperandeo un biglietto intestato: «Centro studi americani» e la scritta «Carlini Opus Dei? Sorella amica senatore Morra». Nella camera da letto, poi, sono stati sequestrati altri fogli con su scritto: «Rapporti politici», «Rapporti con gli imprenditori», «Viaggi a Beirut».

 

Nella "24ore" gli agenti hanno trovato anche una relazione fatta dallo 007 Sperandeo e indirizzata all’ambasciatore Giampiero Massolo e al senatore Marco Minniti. Per i pm desta infine interesse il passaggio di un’intercettazione del 15 dicembre 2015 tra Sperandeo e la moglie in cui il primo chiede alla seconda (che lavora presso il ministero degli Esteri) «di parlare con il Ministro appena può».

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