
PAMELA GENINI IN ALMENO DUE CIRCOSTANZE AVREBBE POTUTO DENUNCIARE GIANLUCA SONCIN E NON L’HA FATTO: PERCHÉ? – E’ ACCADUTO IL 4 SETTEMBRE 2024, QUANDO LUI LA STRATTONO’, TIRANDOLE I CAPELLI: PAMELA FINI’ AL PRONTO SOCCORSO E DOPO L’ALERT DEI MEDICI AI CARABINIERI, LEI SI RIFIUTO’ DI PRESENTARE DENUNCIA – IL 9 MAGGIO 2025, SONCIN SI PRESENTO’ A CASA DELLA 29ENNE SBATTENDO CON VIOLENZA CONTRO LA PORTA PUR DI ENTRARE – ALL’ARRIVO DEGLI AGENTI, ALLERTATI PROPRIO DA PAMELA, L’UOMO DISSE D’ESSERE LÌ PER “RESTITUIRE UNA SOMMA” A QUELLA CHE DEFINISCE “UNA CONOSCENTE” - SENTITA DA SOLA IN CASA, LA RAGAZZA CONFERMO’ LA VERSIONE DEL 52ENNE: DEFINI’ IL LORO “UN RAPPORTO DI AMICIZIA”, SENZA FAR CENNO ALLA LORO RELAZIONE, NÉ ALLE VIOLENZE. GLI AGENTI LA INVITARONO A QUERELARE E LEI NON LO FECE…
Estratto dell’articolo di Pierpaolo Lio per il “Corriere della Sera”
«Mi ha strattonato, mi ha tirato i capelli, mi ha fatto male. E non è la prima volta che succede». A parlare è Pamela. Che racconta le violenze subite dal suo compagno, quel Gianluca Soncin che martedì sera l’ha ammazzata a coltellate, infierendo sulla 29enne che pochi giorni prima l’aveva lasciato. Si confida con i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Seriate, in provincia di Bergamo.
Prognosi di 20 giorni, dice il referto. Frattura di un dito della mano destra. È il 4 settembre del 2024, i due stanno insieme da pochi mesi. Pamela Genini ci è arrivata accompagnata da un’amica, da cui s’è rifugiata dopo essere scappata da Cervia (Ravenna), perché sente ancora dolore.
I sanitari segnalano l’episodio alla Tenenza dei carabinieri di Seriate, che acquisiscono il referto e il racconto che i medici hanno raccolto. Inviano tutto a Cervia, per competenza. È in Romagna che il 3 settembre è avvenuta l’aggressione da parte di Soncin, nella casa di lui dove all’epoca la coppia conviveva.
In quell’occasione erano intervenuti i carabinieri della stazione per quella che risultava una lite domestica. Dopo l’arrivo degli atti dai colleghi bergamaschi, i militari di Cervia trasmettono a loro volta a Seriate l’annotazione di quell’intervento in casa, chiedendo loro di sentire la ragazza e raccoglierne la denuncia. Cose che Pamela si rifiuterà di fare.
Di tutto questo «carteggio», sulle scrivanie delle procure e delle questure di Bergamo, e soprattutto di Ravenna, non finirà nulla (la trasmissione non è automatica: la prognosi è di venti giorni, e quindi il reato è perseguibile solo con una querela).
Gianluca Soncin e Pamela Genini
Impossibile quindi attivare il «codice rosso», né misure preventive come l’ammonimento del questore o la vigilanza a tutela della vittima, attivabili anche senza querela di parte. E nessuna segnalazione ad hoc sarà inserita nell’applicativo interforze «Scudo».
È il software che permette di evidenziare interventi nei confronti di vittime di lite, o violenza, «anche nei casi in cui non sia stata proposta denuncia o querela», in modo da monitorare «episodi rientranti nel cosiddetto “codice rosso” — spiega una nota del 2021 — non sempre caratterizzati da particolari gravità o aggressività».
Un modo per far spiccare l’esistenza di altri episodi, per prestare attenzione, prendere «decisioni tempestive e sinergiche», e non sottovalutare il pericolo per la vittima, anche senza sue denunce.
Nella banca dati Sdi non c’è nessun «reato spia» in evidenza. Resterà una vaga traccia («presunta violenza di genere», inserita dalla Tenenza di Seriate) che dai monitor non appare aver portato a nulla. E che riporta solo il nome di lei, non quello di Soncin.
«È solo un amico» Il 9 maggio scorso, quando gli agenti del commissariato Lambrate accorrono in via Iglesias, allertati dalla 29enne, davanti a un racconto strampalato, per capire come stanno le cose, controllano ai terminali, e verificano che non ci sono «interventi pregressi e denunce/querele tra le parti». Non c’è alert.
Quel giorno, Soncin, che aveva sbattuto con insistenza contro la porta, prima d’allontanarsi dice d’essere lì per «restituire una somma» a quella che definisce «una sua conoscente», senza riuscire «a prendere contatti con la medesima». Sentita da sola in casa, Pamela confermerà la versione del 52enne: definirà il loro «un rapporto di amicizia», senza far cenno alla loro relazione, né alle violenze. Gli agenti la invitano a querelare. Cosa che non accadrà.
L’intervento successivo sarà martedì, per il femminicidio. Il piano e la spedizione Ieri, Soncin non ha risposto al gip Tommaso Perna, che ha convalidato il fermo. Resterà in carcere. Vista la sua «pericolosa personalità», può uccidere ancora. La madre di Pamela, ad esempio, come «preannunciato più volte».
Per il giudice, la sua è stata «una vera e propria spedizione» a casa di lei, «decisa almeno una settimana prima», quando avrebbe fatto copia delle chiavi […] Il piano del 52enne era «o con me, o con nessun altro». E quando ha capito di non riuscire a convincerla a stare con lui, l’ha pugnalata 24 volte.
«Purtroppo», scrive il gip, Pamela «non ha mai denunciato» Soncin, «essendovi in atti unicamente un accesso delle forze dell’ordine», quello del 9 maggio appunto. Resta «l’amarezza di constatare» che in quell’occasione lei ha «dipinto un quadro non sufficientemente allarmante». […]
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