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MANGIARE MENO, MANGIARE MEGLIO – UN SOLO PASTO AL GIORNO: IL METODO DEL LUMINARE GIAPPONESE YOSHINORI NAGUMO SCALA LE CLASSIFICHE - LA SUA VISIONE PREVEDE ANCHE UN CAMBIO DI STILE DI VITA: "CONSUMATE ALIMENTI INTEGRALI, ANDATE A LETTO PRESTO..." (CHE PALLE!)

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Gemma Gaetani per “la Verità”

 

«In pratica, bisognerebbe mangiare solo quando si ha fame e quando lo stomaco brontola, e non per abitudine all' ora dei pasti anche se non si ha fame». Se pensiamo all' organizzazione ormai canonica dei pasti in colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena, l' affermazione può risultare folle. Eppure, l' invito a rivoluzionare convinzioni e convenzioni intorno al mangiare - che crediamo sane e sempre esistite ma che tali non sono - non proviene da un hippie antisistema.

 

Lo formula - nel libro Il magico potere del digiuno (Vallardi), che in patria ha venduto oltre un milione di copie e pure da noi scala le classifiche - il medico giapponese Yoshinori Nagumo, specializzato in cura del tumore alla mammella, presidente onorario dell' International anti-aging medical society e docente alla Jikei University school of medicine di Tokyo e alla Kindai University di Osaka.

 

Giustapponendo ricerche mediche e considerazioni storico-antropologiche, il luminare nipponico ha decretato il potere salutare e curativo della decrescita quantitativa (e di una parallela crescita qualitativa) del cibo.

 

Digiuno e fame sono parole tabù. Evocano gli stenti e la miseria di una società antica oppure della guerra. Nonché la pericolosa e delicata malattia contemporanea dell' anoressia. Ma la proposta di Nagumo di «mangiare meno, mangiare meglio» non è una irresponsabile esortazione a imprudenti astensioni dal cibo.

 

L' intento è ricordare che quando l' essere umano si nutriva così era più in salute di oggi.

Obesità, diabete, malattie cardiovascolari, intolleranze alimentari, malattie autoimmuni, malattie tumorali: non erano tanto diffuse quando si viveva in luoghi non così inquinati e ci si alimentava in modo parco e naturale. Sono le peggiori e, insieme, sono solo alcune delle patologie di questa società del benessere (anche se spesso tale benessere è più apparente che effettivo).

 

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«La stragrande maggioranza dei giapponesi dà per scontato che consumare tre pasti al giorno sia la norma», afferma Nagumo. Lo facciamo anche noi. «Eppure è da meno di un secolo - dei 170.000 anni trascorsi da quando i primi esseri umani comparvero sul pianeta - che è possibile saziarsi tre volte al giorno». Il cibo, infatti, è facilmente reperibile solo dagli anni Sessanta del Novecento ovvero dal boom economico successivo alla seconda guerra mondiale.

 

Lo spettro della fame conosciuta fino ad allora è stato cancellato dall' idea che mangiare molto fosse positivo. Aggiungiamoci la produzione sempre più industrializzata e raffinata (e spesso piena di inquinanti) del cibo, e capiremo come gli ultimi cinquant' anni siano stati, in pratica, una entusiasta corsa a rimpinzarci di serpi non in seno ma nello stomaco.

 

L' uomo cacciatore-raccoglitore mangiava quando riusciva a trovare cibo. Sperimentava ore, a volte giorni di fame. Con l' agricoltura e l' allevamento, iniziò ad alimentarsi a cadenza regolare, ma calamità naturali e belliche provocavano comunque improvvise carestie. È durante quelle crisi alimentari, chiarifica Nagumo, che «l' umanità ha acquisito dei "geni della sopravvivenza".

 

Il nostro organismo possiede una serie di geni programmati per mantenerci in vita: i geni della fame ci proteggono nei periodi di carestia, i geni della longevità ci aiutano a sopravvivere alla privazione di cibo, i geni della fertilità incrementano la riproduzione nei periodi di penuria alimentare, i geni dell' immunità ci proteggono dalle malattie, i geni anticancro combattono i tumori e i geni riparatori ci aiutano a guarire dalle malattie e ad arginare l' invecchiamento. Il guaio è che si attivano solo in condizioni di denutrizione e di freddo. In realtà, quando l' alimentazione è abbondante, quei geni esercitano l' effetto opposto: fanno invecchiare l' organismo, riducono la fertilità e scatenano il sistema immunitario contro di noi».

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Non è un caso che tutte le grandi religioni contemplino temporanei periodi di digiuno. In quella cattolica, per digiuno si intende un solo pasto al giorno e per astinenza non mangiare carni e altri cibi o bevande ricercate. Sono esercizi spirituali di «umiltà», con l' effetto materiale assai utile di mantenere l' organismo più in forma. E ora che la medicina compie nuove scoperte, capisce perché: «Quando lo stomaco è vuoto, le sirtuine passano in rassegna tutte le cellule dell' organismo umano per riparare quelle danneggiate».

 

Ma che cosa sono le sirtuine? Si tratta di proteine codificate dai geni Sirt che hanno entusiasmato molti studiosi e divulgatori. Il dottor Nagumo non è l' unico a occuparsi di potere rigenerativo del digiuno.

 

La sua peculiarità, rispetto a guru alimentari meno convincenti, è di voler mostrare una nuova prospettiva: oppone all' innaturalezza complessiva della vita contemporanea una liberatoria semplificazione. Il suo è un invito a una «slow life».

La malnutrizione dei Paesi ricchi (mangiare troppo e male) determina squilibri chimici che la rettifica alimentare corregge e, dal sale allo zucchero, Nagumo esamina tutto ciò che ci mettiamo in bocca e il suo impatto sull' organismo.

 

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Ma analizza anche molti altri controsensi tossici della vita contemporanea, contro i quali propone semplicità, ordine e ispirazione dalla natura: una sorta di «digiuno esteso» da quanto intossica e devitalizza. Tornando al cibo, anche non optando per la dieta da un solo pasto al giorno né per quella delle mini-porzioni (sono i due regimi illustrati nel libro), è importante capire che questa abbondanza mastodontica di cibo industriale è dannosa. Ricominciare a guardare agli alimenti esigendo più qualità e meno quantità. Per rifondare dentro di noi una concezione più francescana del mangiare, basta già questa indicazione di Nagumo: «Secondo un antico detto giapponese il segreto di una salute di ferro è mangiare solo fino a riempire lo stomaco per otto decimi». Bisogna, cioè, smettere di pasteggiare prima di sentirsi la pancia piena come un uovo.

 

Riaffiancare all' homo plenus (l' uomo sazio) una percentuale di homo famelicus (l' uomo affamato): «Seguire lo stile di vita da un solo pasto al giorno, consumare alimenti integrali e completi, coricarsi e alzarsi presto aiuta a sentirsi carichi di energia. Provatelo per cinquantadue giorni, visto che le cellule dell' organismo si rinnovano in quel lasso di tempo».

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