PIÙ CHE TURISTI, BANCOMAT APERTI: IN FRANCIA I CINESI FANNO FELICI LE BABYGANG, CHE LI DERUBANO DI CONTINUO

Ilaria Maria Sala per "La Stampa.it"

Per i borseggiatori francesi, si dice, sono come dei Bancomat, o dei «distributeur» che camminano: turisti sprovveduti, spesso al loro primo viaggio all'estero, con macchine fotografiche costose al collo e le tasche rigonfie di contante, incapaci di parlare altro che il cinese.

E così, ecco che la meta più agognata dai viaggiatori cinesi, Parigi, è anche diventata quella con la reputazione di massimo pericolo, con un tale aumento di furti ai loro danni da aver allarmato le autorità francesi stesse, che dopo manifestazioni della comunità cinese in Francia e perfino degli impiegati del Louvre, cercano ora di correre ai ripari.

I turisti cinesi sono diventati in breve tempo non solo numerosissimi in tutto il mondo - 83 milioni lo scorso anno, 1,4 solo in Francia, mentre si prevede che diventeranno 200 milioni di qui al 2020 - ma sono anche noti per essere spendaccioni.

Secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo, infatti, sono quelli che pro capite spendono più di tutti: circa tremila euro a persona per viaggio e albergo, ma fino a tre volte tanto, sempre per persona, in loco, in particolare per shopping di lusso come gioielleria, orologeria, moda e accessori.

Visto però che le carte di credito cinesi Union Pay (che la Cina vorrebbe far diventare la rivale della Visa) al momento aggiungono grosse sovrattasse per le spese internazionali, e che non tutti ancora le hanno o vogliono che le loro spese siano tracciabili, i cinesi in genere viaggiano con molto, molto contante. Né lo tengono ben nascosto, dato che, come succede in molti luoghi dove il tenore di vita è cresciuto in modo rapidissimo, l'idea di portare con discrezione la propria ricchezza comincia ad attecchire solo ora.

Non ci è voluto molto perché le piccole gang criminali che operano a Parigi si rendessero conto che questa «new entry» del turismo mondiale è una preda relativamente facile. Ecco dunque che fra le code alla Tour Eiffel e quelle al Louvre le tasche dei cinesi vengono svuotate abilmente.

Nei primi quattro mesi di quest'anno i furti ai loro danni nella capitale francese sono aumentati del 22%, e il problema rimbalza da Pechino a Parigi con crescente allarme. Negli ultimi mesi, poi, gli attacchi si sono fatti più frequenti e anche più violenti: lo scorso giugno, a Bordeaux, sono stati presi di mira degli studenti di enologia, mentre 23 turisti cinesi sono stati aggrediti poche ore dopo il loro atterraggio al Charles de Gaulle.

Dalla Cina, dunque, sulla stampa nazionale vengono presentati alcuni consigli per proteggersi: non uscire da soli oltre le otto di sera, non mettere tutto il proprio contante in un unico posto, non portarsi in giro tutto quello che si possiede, imparare qualche parola almeno di inglese per poter chiedere aiuto se necessario.

Intanto la polizia francese ha cominciato a pattugliare i luoghi più frequentati dai turisti, e ha messo a disposizione un vademecum in 16 lingue (fra cui ovviamente il cinese) con consigli e numeri di telefono utili: fra le raccomandazioni, usare banconote di piccolo taglio, non prendere la metropolitana e stare attenti ai gruppi di adolescenti, in particolare se sono dell'Europa dell'Est (anche se non è chiaro come debba fare un turista cinese per riconoscerli). Allo stesso Louvre, poi, è stata aperta una stazione di polizia per sporgere denunce, in diverse lingue fra cui il cinese.

Malgrado questi pericoli il viaggio in Europa resta il sogno di moltissimi, in Cina. È infatti significativo che molti di questi borseggi avvengano proprio davanti alla Gioconda: a quanto pare, ancor più degli europei, i cinesi arrivati davanti al capolavoro di Leonardo si lasciano trasportare dall'emozione, dimenticando così la prudenza.

 

Turisti cinesi si riposano attorno alla fontana nel cortile del Louvre TURISMO CINESE TURISMO CINESE TURISMO CINESE TURISMO CINESE

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