storari davigo

IL PM PAOLO STORARI, CHE CONSEGNO' I VERBALI DI PIERO AMARA A DAVIGO, E' INDAGATO PER RIVELAZIONE DI SEGRETO D'UFFICIO: LE RIVELAZIONI SULLA LOGGIA UNGHERIA ERANO STATE SECRETATE E NON DOVEVANO USCIRE DALLA PROCURA DI MILANO - SE IL PM MILANESE RITENEVA CHE CI FOSSE UN TENTATIVO DI INSABBIARE LE DICHIARAZIONI DI AMARA, PERCHÉ NON PRESENTÒ UN ESPOSTO FORMALE AL CSM? CHE COSA SPERAVA DI OTTENERE CONSEGNANDO I VERBALI SEGRETI A DAVIGO? E PERCHE', OLTRE AI GIORNALISTI, UNA COPIA DEI VERBALI FU INVIATA A NINO DI MATTEO?

Fiorenza Sarzanini e Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

 

PAOLO STORARI

I verbali con le rivelazioni sulla loggia massonica Ungheria erano stati esplicitamente secretati, e dunque non potevano uscire dalla Procura di Milano. Per questo motivo il pubblico ministero Paolo Storari, uno dei titolari dell' inchiesta, che invece li consegnò nell' aprile 2020 al consigliere del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo, è adesso indagato per rivelazione di segreto d' ufficio.

 

piercamillo davigo al tg2 2

Storari sarà interrogato nei prossimi giorni, ma prima di lui, oggi, il procuratore di Roma Michele Prestipino ascolterà come testimone lo stesso Davigo. Sarà lui a dover chiarire perché decise di prendere quei verbali riservatissimi, e perché - successivamente - decise di trattare la vicenda soltanto informalmente all' interno del Csm, parlandone con il vicepresidente David Ermini, con il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e poi con altri consiglieri dell'organo di autogoverno.

 

Soprattutto dovrà spiegare in che modo decise di custodirli, visto che a partire da ottobre, dopo che Davigo aveva lasciato il Csm per via del pensionamento, copie di quegli atti, dopo furono spediti a due quotidiani e al consigliere Nino Di Matteo, accompagnate da lettere che accusavano gli inquirenti milanesi di non voler svolgere indagini. Anche perché il sospetto è che a veicolarli sia stata la sua segretaria Marcella Contrafatto, indagata dai pm di Roma per calunnia.

 

piercamillo davigo al tg2 3

Sono tre i fascicoli avviati su una vicenda che sta avvelenando il clima all' interno delle Procure e alimentando scontri tra magistrati. Anche Brescia ha deciso di avviare accertamenti su ciò che è accaduto tra Storari e il suo capo, il procuratore di Milano Francesco Greco, mentre a Perugia si indaga su quanto raccontato dall' avvocato Piero Amara - inquisito e già condannato per vicende di corruzione in atti giudiziari - e sui componenti di questa fantomatica loggia.

 

Proprio ieri si è saputo che gli stessi pm di Perugia accusano Amara e il suo socio Giuseppe Calafiore di millantato credito e traffico di influenze illecite per un versamento da 30 mila euro a un funzionario dei servizi segreti. Un episodio che nulla ha a che fare con la loggia Ungheria, ma dimostra come le sue rivelazioni vengano prese con estrema cautela, e che la sua attendibilità non risulti affatto scontata. Anche perché Amara ha raccontato di avere una lista di 40 nomi di appartenenti alla congregazione massonica, ma pur essendo stato interrogato oltre dieci volte, non l' ha mai consegnata agli inquirenti, né ha fornito riscontri su luoghi e date riguardanti gli appartenenti alla loggia.

paolo storari

 

Il primo interrogatorio di Amara di fronte ai magistrati di Milano risale al 9 dicembre 2019. In quell' occasione il legale, assistito dal difensore Salvino Mondello, decide di parlare di Ungheria. Snocciola un lungo elenco di nomi altisonanti: politici, magistrati, avvocati, imprenditori, vertici delle forze dell' ordine. «Tutti - assicura - ne fanno parte». Poco dopo Storari chiede a Greco di procedere subito alle iscrizioni nel registro degli indagati di Amara e delle persone chiamate in causa.

 

Gli interrogatori proseguono senza che ciò avvenga, e allora Storari decide di rivolgersi a Davigo. Lamenta una diversità di vedute con i colleghi, sostiene che non vogliono approfondire, consegna i verbali di Amara nonostante siano coperti da segreto. A Davigo affida copie estratte dal proprio computer.

piercamillo davigo al tg2 1

 

Una delle circostanze da accertare è il luogo dove è avvenuta la consegna dei documenti. Potrebbe apparire un dettaglio, invece è un elemento fondamentale per stabilire chi debba indagare. Se Storari li diede a Davigo a Roma la competenza è infatti dei pm della capitale; se invece tutto avvenne a Milano il fascicolo dovrà essere trasmesso a Brescia, che già ha avviato verifiche proprio sui rapporti interni al palazzo di giustizia del capoluogo lombardo. In questo caso a Roma rimarrebbe soltanto l' indagine sulla fuga di notizie e sull' operato della signora Contrafatto. Gli interrogativi sul suo ruolo sono ancora numerosi.

PIERO AMARA

 

Davigo le parlò dell' esistenza di quei verbali? Oppure fu lei a trovarli nell' ufficio? E soprattutto, perché pochi giorni dopo il pensionamento di Davigo decise di mandarle ai giornali? Qualcuno la spinse a farlo? Anche sulle modalità di spedizioni ci sono ancora numerosi dubbi da chiarire.

 

Oltre ai giornalisti, che decisero di non pubblicare e anzi denunciarono di aver ricevuto il plico, una busta uguale fu recapitata a Di Matteo. Qual era lo scopo? È vero, come sostiene proprio di Matteo, che l' obiettivo era rendere pubblico il fatto che nell' elenco dei presunti affiliati alla loggia ci fosse, secondo Amara, il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, con cui Davigo aveva interrotto i rapporti?

 

Anche il procuratore generale Giovanni Salvi, che sta valutando l' avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di Storari, sta cercando risposte a questi interrogativi. Se il pm milanese riteneva di non essere stato ascoltato dai suoi capi, o comunque che ci fossero irregolarità nella gestione del «collaboratore Amara», perché non presentò un esposto formale al Csm?

 

nino di matteo

Che cosa sperava di ottenere consegnando i verbali segreti a Davigo? A maggio 2020 Amara e il suo socio Giuseppe Calafiore furono indagati proprio nell' ambito dell' inchiesta milanese. Storari informò anche di questo Davigo?

 

Salvi ne ha parlato ieri con la ministra della Giustizia Marta Cartabia e non è escluso che anche il Csm decida di valutare eventuali incompatibilità tra Storari e i colleghi della procura di Milano. La vicenda viene seguita con la massima attenzione anche dal Quirinale. Il capo dello Stato è anche presidente del Csm, ma proprio al Colle viene ricordato che qualsiasi intervento potrebbe apparire come un' interferenza sulle indagini in corso, visto che sono già tre le Procure che si stanno occupando della vicenda.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO