istituto lama tzong khapa

OHMMM! A POMAIA, IN PROVINCIA DI PISA, C’È IL PIÙ GRANDE CENTRO BUDDISTA D’EUROPA, L’ISTITUTO “LAMA TZONG KHAPA” - ARRIVANO PERSONE DA OGNI PARTE DEL MONDO ACCOMUNATE DALLA VOGLIA DI SCOPRIRE SE STESSI E TROVARE LA FELICITÀ - MEDITAZIONE, CIBI "VEG", ZERO STRESS: ECCO COME FUNZIONA

Marilena Vinci per “la Stampa”

istituto lama tzong khapa

 

Un' oasi di pace e armonia, nel cuore dell' Italia che sembra un pezzetto di Tibet: fa questo effetto entrare all' istituto Lama Tzong Khapa, il più grande centro di buddismo tibetano in Europa che si trova a Pomaia, in provincia di Pisa. In realtà è una villa patronale con una torre che la fa somigliare ad un castello, immersa tra le colline toscane e a pochi chilometri dal mare, che da oltre 40 anni accoglie chi si vuole intraprendere un percorso spirituale o semplicemente trovare la pace.

 

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Il Dalai Lama è stato qui in cinque diverse occasioni. Aggirandoci per l' immensa tenuta dai grandi spazi verdi, attraversiamo templi, stupa, ossia i monumenti reliquiari dove fermarsi a meditare, e ruote della preghiera su cui è impresso il mantra in sanscrito «Om Mani Padme Hum» (invocazione per alleviare le sofferenze degli esseri senzienti) e persino una statua da film: l'imponente Buddha della compassione creato dal premio Oscar Dante Ferretti per Kundun di Martin Scorsese. All'interno dell' Istituto un suggestivo gompa, ossia la sala della meditazione e dello studio, a cui si accede rigorosamente senza scarpe e si resta seduti a terra su morbidi cuscini.

 

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Qui non vivono solo monaci ma anche chi ha scelto di studiare il buddismo, cambiare vita o visitare un luogo che ristori la mente. È possibile frequentare seminari, non solo su buddismo e meditazione, ma anche su etica secolare salute e benessere, e soggiornare anche per lunghi periodi.

 

La mensa è rigorosamente vegetariana, non ci sono alcolici ma un giardino del the in cui spiccano le statue del fondatore e di un grande maestro dell' istituto. Ad arrivare a Pomaia sono persone da ogni parte del mondo e di varia estrazione sociale, accomunate dalla voglia di trovare la felicità con una vita semplice, nutrendosi di meditazione e cibo naturale, come ci spiega la monaca Lucia. «Appena si arriva si sente subito una grande pace. E' un posto un po' magico. Chiunque cerchi la tranquillità senza trovarla si avvicina e ascolta gli insegnamenti dei maestri spirituali».

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LE STORIE

È accaduto a Gianna, che dopo una vita appagante, vissuta in varie città d' Italia, dieci anni fa ha scelto di fermarsi a Pomaia, dove ora si occupa della biblioteca dell' istituto, che vanta circa 4000 libri sul buddismo in varie lingue. «Abitavo e lavoravo a Roma, una città bellissima ma ero molto stressata perché non avevo mai tempo per me stessa ed ero continuamente distratta, stanca - ci dice - indotta a consumi eccessivi. Lo stress è svanito da quando sono a Pomaia. La mia vita è cambiata radicalmente in meglio».

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A migliorare la qualità della vita non è stato solo un ambiente totalmente diverso ma la voglia di aiutare gli altri «permettendogli di acquisire degli strumenti per migliorare le proprie vite. Il buddismo è un ateismo religioso. La divinità è dentro di noi, dobbiamo sviluppare saggezza e comprensione. Noi siamo quello che pensiamo.

 

Il buddismo è una scienza della mente che indaga i meccanismi con cui a volte ci infliggiamo inutili sofferenze. Alcune sofferenze non si possono evitare, altre invece sì se la mente è più calma e si concentra su ciò che c'è di bello oggi».

 

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Secondo Gianna è il segreto della felicità: «Noi vogliamo sempre risposte, ma certe domande non le prevedono. Solo accettandolo ci pacifichiamo. Indagando perdiamo il presente, il momento. Anche quando tutto va male c'è qualcosa di buono, se lo si scopre ci si deve concentrare su quello. È un addestramento che viene con la pratica, come quando inizi a suonare uno strumento».

 

Anche Renato ha lasciato la vita quotidiana per trasferirsi a Pomaia, dove oggi lavora come addetto alle registrazioni audio, benché la sua scelta sia stata frutto di una casualità: «Ci sono capitato e ho deciso di rimanere perché ho capito che la maggior parte delle mie sofferenze me le auto provocavo. Qui ho compreso che ci sono delle origini a questo tipo di atteggiamento e anche degli antidoti: disarmare la mente, cambiare visione e atteggiamento. Così puoi trovare te stesso».

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Se e quando avverrà il ritorno nel «mondo circostante» sarà con un bagaglio di consapevolezza, spera Renato, ma oggi il mondo esterno da qui lo vede «con compassione perché sono tutti distratti, non si fermano un momento a riflettere e non si guardano dentro».Per ora, della sua vecchia vita non gli manca «nulla».

 

LA GIORNATA

Le giornate di chi ha deciso di stabilirsi nella dimora di pace Lama Tzong Khapa trascorrono tra le normali attività quotidiane in un contesto comunitario in cui si inserisce la meditazione. Per gli altri è un luogo di evasione a cui tornare, magari ciclicamente, per coltivare o ritrovare l' armonia di cui si è sempre alla ricerca.

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Il primo insegnamento ce lo indica la Venerabile Lucia: «Avere più fiducia in noi stessi, volersi bene e accettarsi. In generale ci critichiamo sempre e lo facciamo anche con gli altri. Questo crea uno stato di grande disarmonia e paura reciproca, perché non ci comprendiamo e non ci fidiamo l' uno dell' altro. Bisogna partire da noi stessi per stare bene con gli altri».

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