
“I PEDAGGI DELLE STRADE NON ANDREBBERO AFFIDATI AI PRIVATI. PERCHÉ POTREBBERO TRASCURARE LA MANUTENZIONE” - L’AVVOCATURA DELLO STATO CITA ADAM SMITH E CHIEDE OLTRE DUECENTOCINQUANTA MILIONI DI RISARCIMENTO NEI CONFRONTI DEGLI (EVENTUALI) CONDANNATI PER LA STRAGE DEL PONTE MORANDI: SONO 57 LE PERSONE A PROCESSO - "EVIDENTE È LA RESPONSABILITÀ DEI VERTICI APICALI DI ALLORA DI AUTOSTRADE (PER L’EX AD CASTELLUCCI LA PROCURA HA CHIESTO 18 ANNI E SEI MESI) CHE SCELSERO DI IGNORARE GLI ALLARMI, NONOSTANTE…"
Estratti da rainews.it
(...) Evidente, secondo l’altra avvocata dello Stato Maria Chiara Ghia, è la responsabilità dei vertici apicali di allora di Aspi. Che dovevano garantire una vigilanza permanente e organizzata. E che invece scelsero di ignorare gli allarmi, come quello dello stesso progettista Morandi, che già nel 1981 parlò di degradazione talmente rapida del viadotto da far temere in futuro per la sua consistenza statica.
L'AVVOCATURA DELLO STATO
Marco Lignana per repubblica.it - Estratti
Una richiesta di oltre 250 milioni di euro di risarcimento. Soltanto come provvisionale (e dunque in attesa del futuro giudizio civile), nei confronti degli (eventuali) condannati per la strage del ponte Morandi. Lo Stato li vuole per i danni patrimoniali subiti, perché il crollo del viadotto Polcevera oltre ad aver causato 43 morti, più di 500 sfollati, enormi problemi logistici ed economici per Genova e la Liguria, ha provocato evidenti criticità per le istituzioni pubbliche.
L’Avvocatura, tramite Giorgio Lembeck e Maria Chiara Ghia, ha diviso così la sua richiesta: 66 milioni e mezzo in favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri; 191 milioni per il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La posizione del ministero è decisamente particolare: da un lato è parte civile, dunque potrebbe incassare risarcimenti, dall’altra si ritrova fra gli imputati dirigenti e funzionari pubblici.
CROLLO DEL PONTE MORANDI DI GENOVA
Ed è proprio agli eventuali imputati condannati (sono 57 le persone a processo) che andrebbero presi i soldi a favore delle parti civili, visto che Autostrade e la società gemella Spea non sono responsabili civili per questioni si potrebbe dire “tecniche”: durante le indagini avevano sì partecipato agli incidenti probatori sullo stato di salute del viadotto Polcevera e sulle cause del crollo, ma in un’altra veste. Lo fecero “solo” come indagati in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa di un'azienda per il comportamento dei propri dipendenti. Ma a proposito di queste contestazioni Aspi e Spea sono già uscite dal processo, avendo chiesto e ottenuto un patteggiamento (30 milioni e drastiche revisioni del sistema di controllo delle infrastrutture).
Persone che, secondo i pm Walter Cotugno e Marco Airoldi, per decenni non hanno assolto ai loro compiti di sorveglianza sulla concessionaria Autostrade per l’Italia. Gli stessi avvocati dello Stato hanno detto di essere «ben consci della complessità del processo» anche perché a giudizio ci sono anche «condotte imputate allo Stato. Comprendiamo la difficoltà dell’accertamento ma il danno patrimoniale per l’amministrazione è da risarcire».
I legali hanno citato l'economista Adam Smith che nel '700 scriveva che «i pedaggi delle strade non andrebbero affidati ai privati. Perché potrebbero trascurare la manutenzione». Cosa che, secondo i legali, è poi avvenuta visto che gli allora vertici di Aspi «scelsero di ignorare gli allarmi, a partire da quello dello stesso progettista Morandi già nel 1981».
Per quanto riguarda i danni non patrimoniali, invece, l’Avvocatura rimanda qualsiasi richiesta al «giudice civile in separato giudizio». Qui sono compresi, naturalmente, anche quelli di immagine.
CROLLO DEL PONTE MORANDI DI GENOVA
Da questo punto di vista il compito dell’avvocato dello Stato Lembeck è stato semplice, per stessa ammissione del legale. È bastato citare prime pagine e home page dei siti di tutto il mondo, da El Pais alla Cnn, dal Guardian ad Al Jazeera, fino al Financial Times.
Gli avvocati dello Stato sono tornati sia sulle aggravanti contestate, a partire dalla rete autostradale come luogo di lavoro, sia su alcune fasi cruciali del processo in corso, come la testimonianza in aula di Gianni Mion, l’ex braccio destro della famiglia Benetton quando i proprietari di Autostrade per l’Italia erano a Ponzano Veneto. Da qui, un’analisi su come «la vigilanza deve essere permanente e deve essere organizzata».
(...)
GIOVANNI CASTELLUCCI
GIOVANNI CASTELLUCCI IN TRIBUNALE
GIOVANNI CASTELLUCCI COME LORD VOLDEMORT
PONTE MORANDI