hannah arendt la banalità del male adolf eichmann

L’ABISSO DI UN UOMO MEDIOCRE – TORNA IN LIBRERIA, IN UNA NUOVA EDIZIONE ITALIANA, “LA BANALITÀ DEL MALE”, IL GRANDE REPORTAGE DI HANNAH ARENDT DAL PROCESSO AL GERARCA NAZISTA ADOLF EICHMANN, CHE SI SVOLSE A GERUSALEMME NEL 1961 – EZIO MAURO: “GUARDANDOLO, LEI VEDE LA SPROPORZIONE TRA L’INAUDITO PASSATO ALLA STORIA E L’ORDINARIO NELL’AULA. COSA RESTA SUL QUADERNO DELLA CORRISPONDENTE? LA PERCEZIONE FISICA DELLA DIFFICOLTÀ DI COMUNICARE L’OFFESA, DI NOMINARE L’IMPRONUNCIABILE. POI, UNA FRASE DI ARENDT: ‘SI VIDE QUANTO FOSSE DIFFICILE RACCONTARE’

Estratto della prefazione di Ezio Mauro alla nuova edizione Feltrinelli di “La banalità del male” di Hannah Arendt - pubblicato da “la Repubblica”

 

Adolf Eichmann a processo a Gerusalemme nel 1961

Si può raccontare il male non mentre si compie, ma quando si deposita attraverso la distanza del tempo e riassume la forma ordinaria del vivere quotidiano, mimetizzando l’inumano nell’umano? C’è un uomo in una gabbia di vetro che lo circonda per proteggerlo, lo isola mentre lo segnala e lo espone nell’aula del Tribunale di Gerusalemme, davanti al mondo.

 

Di fronte tre giudici col capo scoperto e la toga nera, poi gli interpreti che traducono dall’ebraico al tedesco, quindi il pubblico ministero e il difensore, col suo unico assistente. Fuori poliziotti sui tetti e agli incroci, agenti in attesa nelle strade vicine, pronti a un intervento d’emergenza. Perché lui è Adolf Eichmann, catturato da un commando alla periferia di Buenos Aires la sera dell’11 maggio 1960 e portato a giudizio in Israele l’11 aprile 1961 con quindici imputazioni per crimini di guerra, contro il popolo ebraico e contro l’umanità, punibili con la pena di morte.

HANNAH ARENDT

 

Bisogna immaginare Hannah Arendt con il taccuino aperto mentre si sporge dalla postazione dei giornalisti per guardarlo e raccogliere i segni della sproporzione tra la persona e il crimine, tra l’inaudito passato alla storia e l’ordinario registrato nell’aula: con quella presenza insieme materiale e simbolica del male racchiusa in una figura di mezza età, con la calvizie che si fa spazio, la dentatura irregolare, gli occhi miopi che ogni tanto si stringono, il collo magro e chiaro curvato sulle carte.

 

Nulla di eccezionale traspare, niente suggerisce un segnale che riveli dove si nasconde l’origine dell’inconcepibile, il mistero germinale, come se il corpo umano nelle sue espressioni fosse incapace di contenerlo per intero. Ecco la prima rivelazione del processo: quel che si vede e quel che si sente non riescono a restituire la portata dell’accaduto che resiste al diritto, alla giustizia, alla pietà dunque alla comprensione, quasi che non si riesca a varcare la soglia dell’umano.

 

la banalità del male di hannah arendt - nuova edizione feltrinelli

Eppure il dibattimento di Gerusalemme si basa sulle testimonianze dei sopravvissuti, non sulle carte come a Norimberga: ma sappiamo che nel primo periodo dopo la guerra non si può parlare di una vera e propria memoria della Shoah, perché gli stessi sopravvissuti non riescono a riprodurre l’immagine di ciò che hanno patito, portandolo nella vita comune.

 

L’inconcepibile che avevano incontrato nei campi rimaneva inesprimibile, perché non era condivisibile, finché la scrittura ha rotto il silenzio con Primo Levi, permettendo al ricordo di rielaborarsi per comunicare se stesso, vivendo anche fuori dal singolo individuo e uscendo dall’esperienza fisica del dolore. Con la sofferenza che si fa strumento di conoscenza dell’inaudito e diventa immediatamente consapevolezza, responsabilità e giudizio. Dunque memoria.

 

Non è quindi solamente un processo, quello di Gerusalemme, e non cerca soltanto di rendere giustizia alle vittime dell’olocausto e ai sopravvissuti. Non è vendetta e nemmeno risarcimento, ma qualcosa di più, doveroso e necessario, perché fa parte della liberazione. È il tentativo di recuperare una misura umana di razionalità che consenta di mandare avanti il mondo dopo Auschwitz, attraverso il dovere di rivivere gli avvenimenti per poterli leggere, catalogare e finalmente giudicare recuperando una norma e un criterio, ristabilendo infine un canone morale universale da cui ricominciare.

 

Otto Adolf Eichmann

Il lavoro giornalistico, nella sua autonomia, è anche un libero strumento della memoria: il suo vero obiettivo è la ricerca di un significato di ciò che è stato, risalendo il tempo e recuperando il senso della storia, perché il mondo non è fatto di episodi alla deriva e fenomeni contingenti, senza radici, proiezioni e cause.

 

La memoria è questo raccordo del tempo, ma è soprattutto un sistema di misura delle esperienze vissute, dunque è un atto politico nel senso più ampio e più alto del termine: non solo perché consente di conoscere, comprendere e giudicare, ma perché permette l’esercizio della coscienza.

 

Arendt ha il lasciapassare dei giornalisti, siede tra i reporter, è in aula per scrivere le sue corrispondenze per il New Yorker. Il suo lavoro è quello di osservare, ordinare, restituire nella scrittura dei reportage quei pezzi di realtà che ha incontrato. Ma capisce subito che non può accontentarsi di essere il medium tra il lettore e il processo.

 

Gerhard Klammer Adolf Eichmann in argentina

Ciò che è avvenuto e che rivive in aula confonde lo spazio e aggroviglia il tempo, porta l’oggi a entrare nello ieri, e il giornalismo non può limitarsi a registrare. Di fronte alla potenza di quell’accusa cambiano i doveri e le regole d’ingaggio, non si può rimanere spettatori, di lato, in un recinto protetto: e nemmeno soltanto testimoni.

 

 

Arendt non è a Gerusalemme per assistere, ma per condividere, attraverso l’intelligenza degli avvenimenti (come la chiamerà Aldo Moro), la conoscenza dell’accaduto, la disponibilità a farsi carico della responsabilità che nasce dal disvelamento. Deve calarsi dentro, prendere parte coi suoi giudizi mettendosi direttamente in gioco, svolgere la sua funzione portando in quell’aula la sua dotazione di conoscenza, il suo sapere, la sua fatica di affondare e provare a risalire dentro questa tragedia. Di nuovo: l’intelligenza chiede aiuto alla coscienza.

 

hannah arendt

È la consapevolezza di scrivere giorno dopo giorno la cronaca della storia, un impegno che comporta un obbligo morale, non solo una serie di doveri professionali. E che nasce e si realizza nel bisogno fondamentale di comprendere per far comprendere, di esplorare, lasciarsi contagiare, continuando ad ascoltare l’insistenza dell’unica domanda che conta nel mestiere: cosa resta da capire?

 

La scrittura, come espressione concettuale della rivisitazione del reale, registra questo passaggio e il libro che raccoglie le corrispondenze dal tribunale lo testimonia. All’inizio la cronaca ha il sopravvento, come se nel clamore mondiale del processo bastasse assistere alle udienze e immergersi nelle ricostruzioni per governare i fenomeni, allinearli e renderli intellegibili.

 

 

adolf eichmann

Subito, però, il racconto in presa diretta si appoggia alla riflessione, si contamina e si arricchisce, porta Arendt nel cuore morale del problema, dove rimarrà fino all’ultima pagina aprendosi ai dubbi, persino alle questioni che la difesa avrebbe potuto sollevare mentre non lo ha fatto, alle domande scomode, al rifiuto anticipato del politicamente corretto.

 

Quasi inconsapevolmente lo sguardo di Arendt si sposta e si prolunga, allarga il campo dall’imputato al mondo di complicità, obbedienza, cecità che lo circonda e lo accompagna rassicurandolo col conformismo generale, con la medietà regolare che rende normale l’eccezionale quando diventa consuetudinario, replicato burocraticamente con la meccanica abituale di un metodo.

 

adolf eichmann a processo in israele

Comincia l’esplorazione attenta e appassionata del contesto storico e politico, un’analisi del tempo nazista indispensabile per capire come quella quotidianità ordinaria e mediocre abbia potuto farsi strumento dell’orrore, superando i suoi limiti. O forse scivolando sotto la soglia del limite, perché il processo di riduzione della consapevolezza di sé e della responsabilità per gli altri ottunde, sgombra il terreno da ogni ostacolo e fa cadere qualsiasi tipo di interdetto, anche quelli supremi, morale, religioso, civile.

 

Si può trasgredire la regola più sacra – e dunque più umana – trascendendola per superarla d’imperio col sacrilegio, non riconoscendola più come vincolante e legittima: quella norma però, scopriamo, è anche possibile ignorarla riparandosi nell’ottusità del compito assegnato dal comando, senza mai alzare lo sguardo sulle conseguenze, anzi limitando la visione alle proprie azioni ridotte a tecnica, impedendo a se stessi di pensare che fanno parte di un progetto di distruzione umana. Finché a Gerusalemme arriva il momento del rendiconto, per distribuire a ognuno degli attori di quella procedura la sua quota di responsabilità, che non si può nascondere per sempre.[…]

 

hannah arendt

Cosa resta sul quaderno della corrispondente? La percezione fisica della difficoltà di comunicare l’offesa, la sua vergogna e i suoi guasti, di vederla riprendere forma dentro l’aula, di nominare l’impronunciabile. Una difficoltà per chi ascolta, e sa che può soltanto immaginare ciò che si sta ricostruendo nel tribunale perché tutti conoscano, e a quel punto possa aver corso la giustizia; ma anche per chi rievoca nelle udienze una realtà che ha patito, perché per rivisitare il peccato supremo contro l’uomo occorre «purezza d’animo, un’innocenza cristallina di cuore e di mente, quale soltanto i giusti possiedono». Poi, una frase di Arendt che vale anche per lei, come per tutti: «Si vide quanto fosse difficile raccontare » .

adolf eichmannadolf eichmann 10adolf eichmann 4adolf eichmann 3adolf eichmann 7

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…