anas el abboudi

ISIS TRA DI NOI - LA PROCURA DI BRESCIA SMANTELLA UNA CELLULA JIHADISTA - IL CAPOCCIA, ANAS EL ABBOUBI, E’ FUGGITO IN SIRIA DOVE COMBATTE AL FIANCO DEL CALIFFO - LA RETE ISIS IN ITALIA HA RAMIFICAZIONI IN MOLTE REGIONI

ANAS EL ABBOUBIANAS EL ABBOUBI

Fabio Poletti per “la Stampa”

 

«Anas l’italiano» se lo erano lasciati scappare. Ma la sua rete, la rete dei reclutatori per il jihad, la procura di Brescia è sicura di averla smantellata con questi tre arresti, una sorveglianza speciale con obbligo di dimora e un altro ordine di custodia destinato a finire nel buco nero della guerra santa.

 

Perchè è chissà dove in Siria Anas El Abboubi, «Anas l’italiano» o «Anas al Italy», marocchino poi naturalizzato, 22 anni di Vobarno vicino a Brescia, uno dei 53 foreign fighter del Viminale arruolatosi nelle truppe dell’Isis o dei qaedisti di Jabhat Al Nusra. Di lui si sono perse le tracce nel settembre del 2013. Nell’ultimo video su Facebook imbraccia kalashnikov e scandisce: «Il mio datore di lavoro è il jihad».
 

ANAS EL ABBOUBI ANAS EL ABBOUBI

GIÀ IN CARCERE
Anas al Italy» lo avevano arrestato nel giugno del 2013 con l’accusa di addestramento con finalità di terrorismo. Quindici giorni era rimasto in carcere. Troppo labili e poco circostanziate le accuse: «Non è in procinto di compiere attentati o gesti di violenza». Abbastanza per permettergli di uscire dal carcere di Canton Mombello, salutare il padre operaio e in cassintegrazione e la madre casalinga rimasti a Vobarno. Senza nemmeno un saluto ai suoi compagni di scuola dell’istituto professionale di Brescia dove aveva preso il diploma mentre già faceva l’operaio, poco prima di imbracciare il kalashnikov.
 

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Senza lasciare tracce se non quelle informatiche che la Digos di Brescia ha seguito per anni. «Anas al Italy» non solo veicolava sermoni e proclami jihadisti, metteva in rete documenti su armi e sulle tecniche di combattimento, ma intratteneva rapporti con il network di sospetti terroristi arrestati per la prima volta con l’accusa di arruolamento, il reato inserito dal governo a fine gennaio nel pacchetto antiterrorismo varato dopo la strage parigina al settimanale Charlie Hebdo.
 

In manette tra l’Albania e la provincia di Torino sono finiti Alban ed Elvis Elezi, zio e nipote accusati di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale e Elmad Halili, 20 anni, italiano ma di origine marocchina, che deve rispondere del solo reato di apologia.

iraq   l'avanzata dei jihadisti 12iraq l'avanzata dei jihadisti 12

 

Oltre agli arresti a Ciriè, a Lanzo e in Albania e il quarto ordine di custodia contro «Anas al Italy» i magistrati hanno firmato un provvedimento di sorveglianza speciale con obbligo di dimora per un ventenne italo tunisino residente a Como che dopo qualche titubanza iniziale si era convinto ad aderire al Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi ed era pronto anche lui a partire pere il jihad. Elmad Halili che ha solo vent’anni è considerato uno dei personaggi più importanti del marketing dell’Isis.

 

iraq   l'avanzata dei jihadisti 3iraq l'avanzata dei jihadisti 3

È lui, secondo gli investigatori, l’estensore del documento di 64 pagine «Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare» finito in rete e considerato uno dei più potenti strumenti di propaganda per arruolare i foreign fighter per la Siria. Un progetto di vita definitivo, come «Anas al Italy» aveva detto al padre in una telefonata intercettata: «Sai dove sono o no? Mica stiamo scherzando qui... Anche quello, lo chiami modo di vita che un essere umano potrebbe vivere? Vivi con loro come un cane, maledetti...»
 

IL MATERIALE
Nel corso delle perquisizioni avvenute in Lombardia, Piemonte ma pure in Toscana - a Massa Carrara e nel pistoiese - gli investigatori hanno scoperto molto materiale di propaganda destinato al web tra cui i filmati di alcuni bambini in addestramento militare e giovani jihadisti che stracciano il proprio passaporto.

 

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«Materiale destinato agli italiani di seconda generazione che al compimento del diciottesimo anno sarebbero stati pronti ad arruolarsi». Una rete ramificata in mezza Italia i cui contorni sono ancora tutti da definire ammette il questore di Brescia Carmine Esposito: «Diverse decine di persone sono passate negli anni attraverso la filiera messa in piedi dalla cellula che ritengo che non fosse l’unica operante nel nostro Paese».

 

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