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UN PULITZER DI CARTONE – UNA FOTO SUL DRAMMA DELL’IMMIGRAZIONE VIENE PREMIATA DAL PRESTIGIOSO CONCORSO, POI UN VIDEO DIMOSTRA CHE E’ TUTTA UNA MESSINSCENA – TUTTI SANNO CHE LA FOTO E’ STATA TRAVISATA, MA I MEMBRI DEL PULITZER FANNO FINTA DI NIENTE

 

 

Marco Gorra per “Libero Quotidiano”

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Può una fotografia essere vera e falsa allo stesso tempo? Certo che può. E non solo: può persino arrivare a vincere il più prestigioso premio al mondo riservato alla categoria. La foto in questione è stata scattata il 3 settembre dello scorso anno alla stazione di Bickse, Ungheria dal fotografo della Reuters Laszlo Balogh e qualche giorno ha vinto, al pari di altre opere realizzate da altri fotografi sempre sul tema immigrazione, l' ambito Premio Pulitzer.

 


La foto è vera: è stata effettivamente scattata quel giorno in quel luogo, e non risultano alterazioni successive. La scena ritratta - uomo, donna e bambino urlanti sui binari coi poliziotti in tenuta antisommossa che si affanano loro intorno - è pertanto integralmente autentica.

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Il problema è che ogni altra cosa riguardante questa immagine è falsa. A partire dal suo significato percepito e dal valore che è andata assumendo nell' immaginario collettivo. Per rendersi conto della colossale portata di questa mistificazione - e magari per trarre qualche insegnamento su come va funzionando il riverito sistema dei media - bisogna tornare al momento in cui la foto è stata scattata.

 

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Estate '15, grande emergenza migratoria: barconi, esodi biblici, istituzioni inerti, opinioni pubbliche ipersensibilizzate. È in questo quadro che il governo ungherese decide di giocare d' anticipo e sfidare l' Unione europea, avviando la costruzione di una barriera alla frontiera con Serbia e Croazia e mobilitando la forza pubblica per gestire la marea umana che preme al confine.

 

 

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Sacrilegio: il capo del governo di Budapest Viktor Orban diviene ipso facto il nuovo Uomo Nero e riceve adeguato trattamento: alti papaveri europei che esternano a tutto spiano contro il reprobo, assortite anime belle che invocano sanzioni, media che non mancano di pubblicare almeno una storia al giorno su come l' Ungheria sia diventata la riedizione moderna del Terzo Reich, solo coi rifugiati siriani al posto degli ebrei.

 

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Ed è in quest' ultima categoria che va a cadere la foto in oggetto. La quale, ore dopo essere stata fatta, è in prima pagina sui notiziari di tutto il mondo. Tempo un giorno e - grazie alla Bbc che lo pubblica con tutta l' enfasi del caso - esce anche il video dell' incidente, con le sue brave urla disperate e i suoi bravi poliziotti violenti al posto giusto: lo sdegno del pianeta è unanime, e chiunque veda il materiale in questione non può che uscirne rafforzato nella - peraltro già tetragona - certezza che l' Ungheria sia l' inferno in terra.

 

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Tutto finché, qualche giorno dopo, non esce la prima versione del video e non diventa possibile il confronto tra le immagini non alterate e quelle risultato dell' editing operato dalla Bbc. È allora che diventa chiaro che l' immagine della famigliola che si era pacificamente sdraiata sui binari solo per venire brutalizzata dai poliziotti cattivi a caccia di disperati da deportare era una bubbola colossale.

 

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Nel video genuino, infatti, si vede l' uomo abbrancare con le cattive la moglie e - incurante degli strilli di lei che cerca di proteggere se stessa e il bambino che ha in braccio - scaraventarla sui binari prima di gettarlesi sopra. A quel punto arrivano i poliziotti che, presisi cura con grande professionalità del bruto, procedono a recare soccorso alla donna.
La quale, una volta rimessasi in piedi e sinceratasi delle buone condizioni del bambino, ringrazia calorosamente gli agenti e si allontana.

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Niente brutalità, niente stato di polizia, niente nazismo alla magiara. Semplicemente poliziotti che fanno il proprio lavoro e che si rendono utili di fronte alla violenza furbetta e paracula di un immigrato che ha capito come funziona il cinema qui in Occidente e che non si fa problemi a mettere a rischio l' incolumità di moglie e figlio per sfruttare il tutto.

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Ora, lo scandalo non è che il mondo intero abbia abboccato alla versione riveduta e corretta. Lo scandalo è che il Pulitzer - cioè il certificatore per antonomasia della qualità nell' informazione - abbia scientemente deciso di premiarla nonostante la conclamata falsità. Perché se il comune cittadino debitamente manipolato ha tutto il diritto di non sapere come stanno le cose davvero, questo diritto il Pulitzer non può averlo.

 

 

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Non per una storia la cui adulterazione è stata appurata da mesi ai quattro angoli del mondo (in Italia ne scrisse per primo proprio Libero) e che anche l' ultima proloco avrebbe ritegno a premiare. Non per una storia il cui principale effetto pratico non potrà che essere quello di rinforzare in quanti riescono a mantenere un briciolo di lucidità quando si parla di immigrati un orrendo sospetto. Il sospetto che, ai piani alti dell' informazione, della realtà non importi più nulla e che l' unica cosa che conta sia diventata l' agenda.

 

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