
PUTIN HA GIÀ VINTO: HA COSTRETTO L’EUROPA A CORRERE AI RIPARI SULLA GUERRA IBRIDA – AL CONSIGLIO EUROPEO DI COPENAGHEN IL TEMA DEL SOSTEGNO ALL’UCRAINA È FINITO IN FONDO ALL’AGENDA. LA PRIORITÀ ORA È DIFENDERE I PROPRI CIELI DAI DRONI E DAGLI AEREI MILITARI RUSSI, DOPO LE INCURSIONI IN DANIMARCA, POLONIA ED ESTONIA – MA SULLA PROPOSTA DEL MURO DEI DRONI È SPACCATURA – CAUTELA SUL NODO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI, CHE LA COMMISSIONE VORREBBE UTILIZZARE PER FORNIRE UN PRESTITO DA 140 MILIARDI DI EURO ALL'UCRAINA...
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
CONSIGLIO EUROPEO A COPENAGHEN
Se l'obiettivo delle "provocazioni aeree" di Vladimir Putin era veramente quello di spingere i Paesi europei a concentrarsi sulla protezione dei loro cieli e dei loro confini, distraendoli dal sostegno all'Ucraina, il vertice informale di Copenaghen dimostra che in qualche modo c'è riuscito.
I leader europei si sono riuniti in una capitale blindatissima dopo le recenti incursioni dei droni – «Abbiamo il mandato per abbatterli» ha minacciato la premier Mette Frederiksen – e l'agenda del summit è stata ampiamente rivisitata:
il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, aveva previsto di dedicare una discussione di due ore al tema della Difesa Ue e altrettante per il sostegno all'Ucraina, ma il confronto sul primo punto è andato avanti per più di quattro ore, mentre la sessione su Kiev è stata compressa in meno di un'ora, durante la quale è stato affrontato anche il nodo – non ancora sciolto – degli asset russi congelati che la Commissione vorrebbe utilizzare per fornire un prestito da 140 miliardi di euro all'Ucraina.
La scaletta stravolta è l'immagine che meglio rappresenta "l'effetto-drone" sull'Ue. «Viviamo tempi difficili: la Russia ci sta mettendo alla prova» il messaggio di Ursula von der Leyen, mentre la padrona di casa Frederiksen ha accolto i colleghi con un messaggio estremamente drammatico: «La guerra ibrida della Russia è soltanto all'inizio, dobbiamo riarmarci». [...]
CONSIGLIO EUROPEO A COPENAGHEN
Di segno diametralmente opposto le parole del "solito" Viktor Orban: «Questo è un vertice pericoloso, la guerra tra Mosca e Kiev non è la nostra guerra» ha detto entrando al vertice, salvo poi esultare con un ironico «sono sopravvissuto» al termine dell'incontro, prima di andare alla cena offerta dai reali di Danimarca.
Per più di quattro ore i capi di Stato e di governo Ue si sono rinchiusi senza delegazioni e senza telefoni tra le mura di Borgen, il palazzo simbolo del potere danese in cui è ambientata anche l'omonima serie tv.
Protetti da squadre di cecchini sui tetti e da uno scudo anti-droni fornito per l'occasione da diversi governi, i leader si sono infervorati su cosa fare per rafforzare le linee di Difesa, a quali progetti dare la priorità e come gestire il processo decisionale.
Per evitare di dare fuoco alle polveri di un tema estremamente divisivo, hanno evitato di entrare troppo nel merito del nodo finanziamenti. Ma non è bastato per tenere a bada le divergenze che sono emerse, anche se fonti diplomatiche assicurano che non si è trattato di uno scontro, ma piuttosto di una serie di interventi descritti come «densi», «onesti» e «politici».
Si tratta di formule diplomatiche che servono per descrivere uno scenario in cui ognuno ha cercato di tirare acqua al proprio mulino per provare a condizionare la tabella di marcia sulla Difesa che Ursula von der Leyen presenterà al Consiglio europeo di fine ottobre.
[...] Fonti Ue che hanno avuto accesso ai report della discussione assicurano che è emerso un «ampio consenso» sul fatto che bisogna dare la priorità ai progetti come il muro anti-droni per proteggere il fianco orientale. Ma al Consiglio europeo, dove si decide per unanimità, «ampio consenso» vuol dire che non tutti sono d'accordo. E tra i più critici si sono distinti proprio i Paesi più grandi per dimensioni, come Italia, Francia e la stessa Germania.
Che poi sono gli stessi Paesi più scettici sul crescente ruolo della Commissione nel campo della Difesa. Ursula von der Leyen sta cercando di accentrare i poteri verso Palazzo Berlaymont, ma dal confronto al Consiglio europeo è emersa la volontà di mantenere le competenze nelle mani dei governi.
Si è deciso di rendere più frequenti le riunioni dei ministri della Difesa e nei progetti di von der Leyen è ora molto più sfumata l'intenzione di avviare una sorta di monitoraggio periodico sulle spese militari dei singoli Paesi, sulla falsariga del semestre europeo. Niente da fare: la presidente dovrà accontentarsi di tradurre le indicazioni ricevute in una tabella di marcia che fisserà anche i limiti dei poteri della Commissione in questo campo.
E a von der Leyen spetterà anche il compito di convincere quei Paesi che ancora sono scettici sul progetto che prevede di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare un maxi-prestito da 140 miliardi all'Ucraina. Come detto, i leader ne hanno discusso soltanto brevemente e gli interrogativi restano.
CONSIGLIO EUROPEO A COPENAGHEN
Il premier del Belgio – Paese che ospita la società di clearing Euroclear, titolare della stragrande maggioranza degli asset – ha sollevato diverse preoccupazioni da un punto di vista tecnico e giuridico, mentre il lussemburghese Luc Frieden ha messo in guardia dal rischio di perdere credibilità agli occhi degli investitori.
Molto cauto anche Emmanuel Macron, secondo il quale Kiev dovrebbe usare quei fondi per comprare armi europee e non solo americane. Per il presidente francese, inoltre, è importante che anche gli altri partner del G7 – inclusi gli Stati Uniti – si facciano carico delle garanzie e quindi dei rischi. [...]