
"QUESTA È CORTINA, QUI COMANDIAMO NOI" - ERA QUELLO CHE DICEVANO LEOPOLDO E ALVISE COBIANCHI, 38 E 36 ANNI, CRIMINALI VICINI ALLA CURVA DELLA LAZIO E AMICI DELL'EX CAPO ULTRA' FABRIZIO PISCITELLI ("DIABOLIK") - I DUE, ARRESTATI CON L'ACCUSA DI ESTORSIONE E RAPINA AGGRAVATA DAL METODO MAFIOSO, VOLEVANO GESTIRE LE DISCOTECHE E I LOCALI PIÙ ESCLUSIVI DI CORTINA. I FRATELLI, GRAZIE A UN LORO PRESUNTO "ZIO IN PARLAMENTO", PUNTAVANO A METTERE LE MANI SUI LAVORI PER LE PROSSIME OLIMPIADI INVERNALI DEL 2026 - LE MINACCE ALL’ASSESSORE STEFANO GHEZZE ("SENZA IL NOSTRO APPOGGIO NON STAVI LÌ ‘NDO STAI"), AI CARABINIERI ("QUESTA COSA LA RISOLVIAMO CON LE PISTOLE: NOI SIAMO LA MALAVITA ROMANA") E A CHI NON SI PIEGAVA ALLE LORO RICHIESTE: "NOI SIAMO QUI DA 20 ANNI E COMANDIAMO IL MERCATO. QUESTA VOLTA TORNI A CASA SULLE TUE GAMBE" - IL PUSHER CHE I DUE HANNO SEQUESTRATO E CHIUSO NEL BAGAGLIAIO DI UN'AUTO E I LEGAMI CON L'EX PORTAVOCE DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA, PAOLO SIGNORELLI...
LOCALI, APPALTI E COCA, GLI AMICI DI DIABOLIK PUNTAVANO SU CORTINA «USIAMO LE PISTOLE»
Estratto dell'articolo di Rinaldo Frignani per il "Corriere della Sera"
Volevano prendersi tutto. Cortina e le discoteche, le feste di Capodanno, gli après-ski negli chalet più esclusivi. Ma puntavano anche a mettere le mani su qualche appalto in vista delle prossime Olimpiadi invernali. Volevano perché erano convinti che non avrebbero trovato ostacoli.
Anche perché in caso di bisogno non avrebbero esitato, come poi hanno fatto, a tirare fuori le pistole e sbatterle sul cofano di un’auto o sulla gamba delle loro vittime. Forti di essere legati agli ambienti del narcotraffico romano, di avere rapporti anche con lo stesso ambiente di una parte del tifo interista, gemellato con la loro passione, quella per la Lazio e la Curva Nord.
«Questa è Cortina, qui comandiamo noi», dicevano i fratelli Leopoldo e Alvise Cobianchi, 38 e 36 anni, già esponenti di spicco del tifo biancoceleste dello storico gruppo degli Irriducibili, vicini al capo ultrà Diabolik, Fabrizio Piscitelli, ucciso nell’agosto 2019 in un regolamento di conti nella Capitale.
I Cobianchi sono stati arrestati ieri a Roma dai carabinieri del comando provinciale di Belluno su ordine del gip di Venezia Alberto Scaramuzza che ha accolto le richieste del procuratore vicario Stefano Ancilotto e del pm Federica Baccaglini. Spalleggiati dal loro complice Daniele Mazzarella, destinatario solo dell’obbligo di firma in caserma, sono accusati di concorso in estorsione e rapina aggravato dal metodo mafioso. Lo hanno ricostruito gli investigatori dell’Arma nel corso dell’inchiesta coordinata dalla Dda veneziana scattata l’anno scorso su episodi avvenuti fra il 2021 e il 2022.
«Noi siamo qui da 20 anni e comandiamo il mercato», spiegava Alvise Cobianchi, ora ai domiciliari, mentre il fratello è in carcere, al titolare della discoteca Blue per imporgli un suo pr, chi doveva spacciare la cocaina, chi organizzare le serate e perfino la scelta del dj in consolle.
A Cortina puntava ancora più in alto, «alla governance operativa per la gestione delle opere del 2026» tramite perizie pilotate per i futuri appalti, l’intervento di «uno zio in Parlamento» e il contatto con l’assessore Stefano Ghezze, candidato di «Vivere Cortina» che dopo un primo incontro, organizzato da un collaboratore cliente dei fratelli spacciatori, non ha voluto più sapere niente di loro.
«Senza il nostro appoggio non stavi lì ‘ndo stai . Se quei favori non vengono da noi ricevuti allora c’è un problema», la replica dei Cobianchi. Ai responsabili dello Chalet Tofane, orientati a organizzarsi in modo autonomo per l’anno successivo dopo il successo di una festa di Capodanno gestita dai Cobianchi, è arrivata una intimazione esplicita rivolta a un promoter:
«No, siamo noi qui ora». E poi — come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare — per l’organizzazione dell’après-ski «Bazaar» e gli eventi al rifugio Faloria, il pr è stato picchiato e minacciato con una pistola, costretto prima a cessare la sua collaborazione con il locale poi a rendicontare ai fratelli i guadagni degli eventi. «Questa volta torni a casa sulle tue gambe», gli è stato ricordato.
Minacciati anche pusher e clienti in debito con la coppia, uno dei quali è stato perfino sequestrato e chiuso nel bagagliaio di un’auto per un ammanco di 100 euro. [...]
Boss a Cortina dunque, come soprattutto Leopoldo Cobianchi sosteneva di essere anche a Roma, arrivando a minacciare il comandante della stazione dei carabinieri che lo ha arrestato per spaccio nel 2024: «Non vali niente, non sai con chi hai a che fare: non hai ancora capito chi siamo noi, questa cosa la risolviamo con le pistole: noi siamo la malavita romana».
LE MANI DEGLI ULTRÀ SU CORTINA "SUGLI APPALTI DECIDIAMO NOI" MOLESTIE ALLA DIPENDENTE BUFERA SU UN RISTORATORE
Estratto dell'articolo di Luca Monaco e Giuseppe Scarpa per "la Repubblica"
Noi siamo della mala romana. L'appoggio noi ve l'abbiamo dato per ricevere i favori — ricordano al collaboratore dell'assessore di Cortina Stefano Ghezze — Se non vengono ricevuti, succede un problema. Perché noi ci siamo messi a disposizione, abbiamo fatto il primo passo, se non ci fosse stato il nostro appoggio tu, politicamente, non stavi ‘ndo stai».
Non usano mezzi termini i fratelli Leopoldo e Alvise Cobianchi, figli di un importante immobiliarista romano, rispettivamente 38 e 36 anni. Ex militanti degli Irriducibili, il gruppo egemone della curva Nord della Lazio, amici personali dell'ex capo Fabrizio "Diabolik" Piscitelli, ucciso a Roma nell'agosto del 2019, i fratelli Cobianchi miravano a diventare i boss di Cortina d'Ampezzo. Avevano iniziato con lo spaccio di cocaina, poi avevano preso il controllo delle serate nelle discoteche di riferimento della località sciistica sulle Dolomiti e adesso puntavano a inserirsi negli appalti per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026.
milano cortina 2026 giochi olimpici invernali
La scalata criminale dei due rampolli di Roma Nord, cresciuti nei quartieri dell'alta borghesia tra la Balduina e Ponte Milvio, è stata fermata da un'inchiesta dei carabinieri. Ieri i nuclei operativi di Belluno e di Roma hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Venezia. Leopoldo Cobianchi è finito in carcere, il fratello ai domiciliari. Entrambi, difesi dai penalisti Federico Puggioni e Lucia Annunziata, sono accusati di estorsione con il metodo mafioso. [...]
È il 21 febbraio 2024. Il blitz nell'appartamento nella frazione di Alverà si conclude con il sequestro di 40 grammi di cocaina e 25mila euro in contanti. Briciole, per due come loro, che nel 2023 avevano incassato 40mila euro dall'ex capo della curva Nord interista Andrea Beretta purché lasciassero in pace un imprenditore proprietario di un chiosco sulla spiaggia dorata di Liscia Ruja, a Porto Cervo, al quale sia Beretta che Antonio Bellocco avevano garantito protezione. Per risolvere la questione si era messo di mezzo anche il pugile albanese Orial Kolaj, amico fraterno di Diabolik.
Non aveva protezioni invece Alec Mainago, il collaboratore dell'assessore di Cortina Stefano Ghezze, avvicinato dai due fratelli a ridosso delle elezioni comunali del 2022 e costretto a organizzare un incontro a casa con l'assessore, tra aprile e maggio di quell'anno. Ghezze ha sempre resistito alle pressioni, fino a dire al suo assistente di «mandarli a quel paese».
Ma è dagli appunti ritrovati nel cellulare di Leopoldo che, secondo i pm, si evince il progetto legato a Cortina 2026. «Avremo noi la governance operativa per la gestione delle opere — scrive l'indagato il 10 gennaio 2023 — dimmi poi cosa devo far rientrare in pancia ad ogni assegnazione». [...]