barcellona guardiola

“LA SPAGNA VIVE UNA DERIVA AUTORITARIA. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE INTERVENGA” – GUARDIOLA TUONA IN UN VIDEO-MESSAGGIO DOPO LE CONDANNE AI 12 LEADER DELL'INDIPENDENZA CATALANA: "INACCETTABILE, È UN ATTACCO DIRETTO AI DIRITTI UMANI" (E CIUDADANOS INSORGE CONTRO PEP) – RIVOLTA A BARCELLONA, PROTESTE E CARICHE ALL' AEROPORTO: BLOCCATE STAZIONI E STRADE – VIDEO

 

Francesco Olivo per “la Stampa”

 

barcellona rivolta

Le condanne, la protesta, le cariche nell' aeroporto, le lacrime delle famiglie, l' incertezza del domani. In poche ore la crisi territoriale spagnola si è mostrata in tutta la sua drammaticità. Nove leader indipendentisti sono stati condannati a 100 anni di carcere complessivi, 13 per Oriol Junqueras, ex vicepresidente e leader di Esquerra Republicana, oggi il principale partito catalano.

 

city tottenham guardiola

Colpiti duramente anche i ministri del governo Puigdemont, la presidente del Parlamento Carme Forcadell e i due Jordi, gli attivisti Cuixart e Sànchez. Il tribunale supremo spagnolo li ha ritenuti responsabili dell' organizzazione del referendum di indipendenza del primo ottobre 2017, proibito dalla corte costituzionale e represso da giudici e polizia, ma che riuscì a coinvolgere due milioni di votanti. Nella lista non c' è l' ex presidente Carles Puigdemont rifugiatosi in Belgio ormai da due anni. L' ordinamento spagnolo non prevede processi in contumacia e proprio per questo la procura ha riattivato il mandato di cattura europeo, dopo due tentativi falliti di estradizione (Belgio e Germania hanno negato la consegna).

 

Guardiola

Per la Catalogna indipendentista è un giorno molto duro. Appena i media cominciano ad anticipare la sentenza (filtrazioni che hanno generato molte polemiche) in molti si riversano nelle strade. Ma la protesta va anche al di là della metà separatista della popolazione. Dalle finestre si agitano le bandiere repubblicane, le aule universitarie si svuotano, gli automobilisti suonano i clacson. Tutti al «carrer», in strada. La protesta prende corpo con una sorta di spontaneismo organizzato, una contraddizione solo apparente. I manifestanti si radunano davanti all' università di Barcellona e in quelle delle altre città catalane. Poi arriva il messaggio: «Tutti all' aeroporto». E una massa si riversa sull' autostrada che porta al Prat. Uno degli scali più frequentati d' Europa va in crisi, nonostante la presenza di polizia catalana e spagnola. Il tentativo di bloccare le partenze riesce in parte, ma i disagi sono molti. Il modello sono le proteste di Hong Kong che avevano spesso proprio l' aeroporto come sfondo. Le cariche dentro i terminal impediscono a molti passeggeri di accedere ai controlli di sicurezza. Molti voli vengono cancellati, i ritardi si accumulano. Le proteste continueranno nei prossimi giorni, con il sostegno di un mito del calcio come Pep Guardiola: «La comunità internazionale intervenga».

oriol junqueras

 

barcellona rivolta

Le turbolenze coinvolgono anche i palazzi: in quello della Generalitat, il presidente catalano Quim Torra, parla di «vendetta dello Stato» e chiede un incontro al re di Spagna e al premier Pedro Sánchez. Quest' ultimo compare da Madrid e dichiara la «vittoria dello stato di diritto» e chiude, almeno per ora, la strada a un indulto: «Accettare la condanna vuol dire scontare la pena». Il contesto pesa, perché la Spagna è di fatto in campagna elettorale, si voterà il 10 novembre e qualunque mossa sul tema catalano può costare caro. L' opposizione di destra, popolari e Ciudadanos, vogliono che i socialisti giurino di non scendere a patti con i «delinquenti», come li chiama Albert Rivera.

 

La sentenza però dice che non si è trattato di un golpe. Secondo i magistrati, in Catalogna le istituzioni agirono di comune accordo con la piazza per uno scopo illegale. Così, è la spirito della sentenza, si è arrivati alla «sedizione» che, unita all' utilizzo illegale dei fondi pubblici, ha portato alle condanne. Per il Supremo, però, questo tentativo è sì sedizioso, ma non un colpo di Stato: sono state respinte infatti le teorie della procura generale che indicavano il reato di «ribellione», un attacco alla costituzione che presuppone l' utilizzo della violenza. Non è stato un golpe quindi e forse fra qualche mese qualcuno dei detenuti riuscirà a uscire, per lo meno di giorno, ma nessuno per le strade di Barcellona trova consolazione.

 

guardiola

 

GUARDIOLA

Filippo Maria Ricci per gazzetta.it

 

Com’era lecito attendersi il mini comizio lanciato via video da Pep Guardiola sulla piattaforma indipendentista "Tsunami Democratic" ieri sera non è stato accolto con indifferenza. Il tecnico del City ha contestato la sentenza del Supremo madrileno che ha condannato a pene tra i 9 e i 13 anni di reclusione i 12 dirigenti politici accusati di aver partecipato agli eventi pro indipendenza di due anni fa culminati col referendum illegale del 1 ottobre 2017 e la proclamazione d’indipendenza del Parlamento catalano.

 

DISSIDENZA E SEDUZIONE

FORCADELL ARTUR MAS ROMEVA JUNQUERAS

Guardiola ha parlato di "deriva autoritaria" ed è stato attaccato da Ines Arrimadas, numero due e portavoce in Parlamento del partito di destra spagnolo Ciudadanos via twitter: "Ammiravo il Guardiola giocatore e allenatore però devo condannare le sue menzogne come 'politico'. Molto coraggioso nel calunniare la Spagna, però nemmeno una parola sul Qatar, dove si arricchiva. Nella nostra democrazia trova posto qualsiasi ideologia, non infrangere le leggi. Non si tratta di dissidenza, ma di sedizione".

guardiola

 

ATTI ANNULLATI—   Intanto il Barcellona ha deciso di cancellare tutti gli atti previsti nella settimana a radice della crisi politica e sociale che si sta vivendo in Catalogna in queste ore. Il club aveva previsto l’inaugurazione di un nuovo negozio, la presentazione della cantera e la celebrazione dei 40 anni della Masia. Tutto rimandato. Mentre sembra certo che il Barça giocherà a Madrid con l’Atletico, partita prevista a fine novembre, con la quarta maglia, quella disegnata ad immagine della Senyera, la bandiera simbolo dell’indipendenza. Un altro gesto non casuale da parte del club che ieri è stato tra i primi a condannare la sentenza emessa contro i separatisti con un comunicato intitolato "La prigione non è la soluzione".

PUIDGEMONT

city tottenham guardiola

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)