rolex

PAROLEX, PAROLEX, PAROLEX - I BLACK BLOC NO, I TAGLIAGOLE DELL’ISIS SÌ: L’OROLOGIO SVIZZERO È FINITO AL POLSO ANCHE DEL CALIFFO. EPPURE L’AZIENDA, IN QUEL CASO, NON SI È INDIGNATA - QUELLE FOTO COL ROLEX DI FIDEL CASTRO E DEI DITTATORI AFRICANI

Claudio Antonelli per “Libero quotidiano”

 

Figli di ministri. Black bloc. Basta politica a suon di Rolex. Le rivoluzioni una volta erano scandite da tempi precisi, da ingranaggi sofisticati proprio come quelli dell’orologio svizzero. Soprattutto quelle barbute avvolte dal fumo di un buon Cohiba. Tanto che Fidel Castro e Che Guevara amavano mettere al polso un Rolex. Essere rivoluzionari e chic divenne per anni un messaggio così forte da passare la barricata, finire sulle riviste patinate e cavalcare le logiche del marketing.

AL BAGHDADI CON IL ROLEXAL BAGHDADI CON IL ROLEX

 

Una promozione che la casa di orologi di lusso si è ritrovata tra le mani come un vento in poppa insperato. Sarebbe stato un errore virare stizziti e finire senza vento. Meglio vendere qualche Rolex in più senza stare a fare i puntigliosi. Oggi però che gli echi di quelle rivoluzioni sono scomparsi con Chavez (che pure amava i Rolex), a finire immortalati con il lussuoso orologio tocca ai black bloc che sfasciano vetrine a Milano per dire no all’Expo. Il fastidio per quelle immagini è stato colto dal premier Renzi, a cui ha fatto eco Angelino Alfano.

 

Con un po’ di buon senso da padre di famiglia (avrebbe fatto lo stesso ragionamento anche mia nonna, contadina doc) hanno puntato il dito sulla contraddizione. Come dire: si sfascia il sistema (vetrine e banche), ma con la carta di credito di papà. Semplice e condivisibile. Invece, eresia.

 

L’amministratore delegato di Rolex Italia ha comprato pagine pubblicitarie sulla stampa per chiedere al presidente del consiglio addirittura una rettifica. «Inaccettabile affiancamento dell’immagine di Rolex alla devastazione di Milano e all’universo della violenza eversiva», è il senso della lettera aperta. Gianpaolo Marini, di Rolex Italia, si rivolge a Renzi e ad Alfano esprimendo «profondo rincrescimento e disappunto per l'associazione insita nelle vostre parole fra la condizione di distruttori di vetrine ed il fatto di portare un orologio Rolex al polso».

CHE GUEVARA CON IL ROLEXCHE GUEVARA CON IL ROLEX

 

«Al di là del fatto che dalla qualità delle foto e dei video che sono stati diffusi dai media, è altamente improbabile poter desumere un'affidabile identificazione come Rolex (e ancor più come Rolex autentico) dell'orologio indossato dai facinorosi che stavano commettendo evidenti reati, credo che il dettaglio dell’essere - o non essere - quest’ultimo di marca Rolex, sia obiettivamente cosa marginale rispetto al cuore delle vostre dichiarazioni», scrive Marini.

 

«Tuttavia, visto che l’eco è stata straordinariamente vasta, ho preso la libertà di pubblicare la presente a doverosa autodifesa, nell’immediato, della reputazione del marchio e dell'immagine di Rolex». Ce lo vediamo Renzi che con il suo spin doctor Filippo Sensi si alza e segna una x nella colonna delle campagne stampa a suo favore. Perché l’uscita di Rolex a giudicare dalle reazioni, soprattutto del web, appare più come una sorta di boomerang.

 

FIDEL CASTRO CON IL ROLEXFIDEL CASTRO CON IL ROLEX

Primo, se a qualcuno fosse sfuggito l’affiancamento, adesso avrà l’immagine del teppista con il Rolex ben stampata in mente. Secondo, - in molti fanno notare - ne risulta che non tutti gli abiti neri sono uguali. Black bloc no, Isis sì. Quando il califfo dello stato del terrore Abu Bakr al-Baghdadi si presentò al pubblico mondiale, fece bella mostra di sé con un orologio, verosimilmente Rolex (Usando il linguaggio tipico della polizia giudiziaria).

 

Forse anche da quelle immagini era "altamente improbabile poter desumere un’affidabile identificazione come Rolex (e ancor più come Rolex autentico)". Eppure tutti ne scrissero dando la cosa come scontata e vera. I quotidiani londinesi produssero fiumi di inchiostro per analizzare il modello dell’orologio da polso.

 

Sociologi e analisti si affacciarono in televisione per descrivere «le contraddizioni del feroce leader politico che odia l’occidente e ne indossa i simboli». Ci sono sfuggite lettere aperte ai giornali perché smettessero di associare il capo dei tagliagole al Rolex. Non che la cosa in sé sia un unicum. La moglie di Mugabe, Grace, ne indossava uno - si dice - da 40mila dollari. Non sappiamo se vero o falso.

BLACK BLOC CON IL ROLEXBLACK BLOC CON IL ROLEX

 

Non ci sono le prove. D’altronde il prezioso orologio è stato un must per molti dittatori africani, soprattutto nella versione tutto oro. Nemmeno allora ci sono state levate di scudi. Il marketing ha le sue regole. Noi siamo giornalisti e dunque non ce ne intendiamo. Ma mia nonna che era una persona molto pratica avrebbe lanciato un messaggio. «Cash is the king», il denaro è il re. Il commerciante vende e il Rolex è al portatore. Beato chi ce l'ha.

INSERZIONE POLEMICA DELLA ROLEXINSERZIONE POLEMICA DELLA ROLEX

Ultimi Dagoreport

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....