milano coronavirus

SE CI AFFIDIAMO AL SENSO CIVICO STIAMO FRESCHI - LA FUGA DALLE ZONE DOVE L'EPIDEMIA È PIÙ DIFFUSA NON È COSI' DIFFICILE: BASTA COMPILARE UN MODULO, CERTIFICARE CHE IL VIAGGIO È MOTIVATO DA UNO DEI “QUATTRO FATTORI” RITENUTI NECESSARI E IL GIOCO È FATTO – SE NON SI HA IL FOGLIO LO FORNISCONO LE FORZE DELL’ORDINE CHE NON POSSONO CONTROLLARE SUL MOMENTO SE LA "SCUSA" SIA REALE – SE CI SI È SPOSTATI PER LAVORO SALTA LA QUARANTENA E CHI CHIAMA IL CENTRALINO PER…

Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”

 

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«Devo assistere la nonna». E via, si passa oltre. Verso Roma o verso il Sud. Basta avere in tasca l'autocertificazione scaricabile sul web e si passano i controlli dalle aree più a rischio, come la Lombardia e le altre 14 province del Nord dichiarate inizialmente zone arancioni.

 

Anzi, non serve nemmeno stampare il modulo del Ministero dell'Interno e portarselo dietro, dopo averlo compilato a penna. Possono essere gli uomini delle forze dell'ordine - così ha disposto il Viminale - a fornire l'attestato, da far redigere sul momento a chi è stato fermato in auto o è sceso dal treno. I controlli su chi ha mentito, in ogni caso, partiranno solo in una seconda fase.

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Quando chi si è messo in viaggio è già arrivato a destinazione da un pezzo. Col rischio di avere trasportato il virus nel posto del (momentaneo) trasloco.

 

MOTIVI GENERICI

La fuga dalle zone dove l'epidemia è più diffusa, non pare ostacolata più di tanto, le maglie sembrano larghe. Non solo per i pendolari che si devono obbligatoriamente spostare nel raggio di qualche chilometro, per motivi di lavoro o di salute. Il modulo di «autodichiarazione» fornito dal Dipartimento della Pubblica sicurezza si mantiene vago.

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Tocca solo certificare che «il viaggio è determinato» da uno di questi 4 fattori: «Comprovate esigenze lavorative», «situazioni di necessità» non meglio specificate, «motivi di salute» o ancora il «rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza». Così si legge nel documento a portata di download, dopo la circolare interpretativa sfornata dalla Protezione civile.

 

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Anche l'obbligo di restare in isolamento per chi arriva dal Nord - misura prevista da alcune ordinanze regionali, come quella del Lazio - ieri è stato ulteriormente allentato. Vale, ma non per tutti. Basta dichiarare che il viaggio è per motivi di lavoro e niente auto-quarantena, se non si hanno sintomi. Peraltro, anche quando qualcuno riferisce della trasferta, rischia di trovare il centralino intasato (è successo ieri) oppure nessuno controlla il rispetto delle precauzioni.

 

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GLI AGENTI

«Le autocertificazioni? Nel momento del controllo possiamo intervenire solo se si ravvisano palesi incongruenze, altrimenti è tutto demandato a verifiche successive», spiega Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, il sindacato autonomo di polizia. «Se uno nel foglio scrive devo assistere mia madre, o mia nonna, passa avanti.

 

Ovviamente non è che si può controllare sul momento se è vero o no. Quello, in caso, avviene dopo». Non è certo responsabilità degli uomini delle forze dell'ordine, operativi giorno e notte lungo lo Stivale. La falla semmai sembra risiedere nelle direttive troppo blande. Giustificativi compilati sulla base di ragioni spesso difficilmente verificabili.

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Salvo appunto incoerenze conclamate. Per dire, a Bologna i carabinieri hanno fermato a un posto di blocco due studenti di Parma (tra le cinque province dell'Emilia-Romagna diventate zone arancioni), che andavano all'aeroporto col biglietto per Madrid, in vacanza. Tutti e due denunciati.

 

A Genova invece la polizia di frontiera ha respinto un gruppo di persone che voleva imbarcarsi su un traghetto diretto in Sardegna. Ma a parte questi casi, chiunque abbia una giustificazione più o meno verosimile, per quanto generica, può superare i posti di blocco.

 

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A poco rischiano di servire, allora, le sanzioni previste: da una multa di 206 euro fino a tre mesi di carcere. Oltre al reato di mentire al pubblico ufficiale (da 1 a 5 anni). «Se qualcuno dice una fesseria e non si può dimostrare, cosa si potrebbe fare? - si chiede Cesario Bortone, segretario della Consap (Confederazione sindacale autonoma di Polizia) - Ci si basa sulla parola e sul buon senso dei cittadini. Poi ovviamente se qualcuno dice il falso, ci saranno provvedimenti. Ma i controlli non si possono fare sul momento».

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LINEE INTASATE

Le falle nel sistema di contenimento rischiano di avere inficiato anche le ordinanze regionali, come quella sfornata dal Lazio, che a prima vista sembrava molto severa. Roma non è un focolaio, ma potrebbe registrare - dicono gli esperti della sanità - migliaia di casi.

 

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La Pisana, domenica, aveva previsto l'isolamento per chiunque arrivasse dal Nord. Ieri le misure sono state allentate, esentando chiunque abbia viaggiato per «comprovate esigenze lavorative», private o pubbliche. I centralini per avvisare dell'approdo a Roma, peraltro, sono andati in tilt.

 

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Tanto che la Regione ha dovuto allestire una pagina web (regione.lazio.it/sononellazio, online da ieri sera) per evitare di intasare le linee telefoniche. «Purtroppo l'autocertificazione è relativa e i centralini con poche persone e tantissime chiamate rischiano di non rispondere a tutti», racconta Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici della Capitale.

 

Chi controlla poi sulle persone in isolamento (magari a casa di amici disposti a ospitare)? Se non si hanno sintomi, nessuno. Anche qui, ci si affida al senso civico. Che non sempre, purtroppo, c'è.

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