san carlo

SGOMINATO IL COMUNE DI TORINO - VENTI INDAGATI PER DISASTRO COLPOSO. A PIAZZA SAN CARLO È MORTA UNA DONNA, 1500 PERSONE RIMASERO FERITE, 315 IN MODO SERIO. IL COMUNE SE NE LAVÒ LE MANI E QUESTURA E PREFETTURA AUTORIZZARONO UN PIANO INADEGUATO

 

Massimo Numa e Andrea Rossi per la Stampa

 

La morte di una donna di 38 anni. Oltre 1500 feriti, 315 in modo serio. Una sequenza di errori, omissioni, inadempienze, pericoli sottovalutati, sciatterie.

PIAZZA SAN CARLO

 

Nel notificare venti inviti a comparire a chi ha avuto un ruolo - operativo o di indirizzo - nella notte di piazza San Carlo la procura di Torino ha deciso di contestare anche il reato di disastro colposo. La stessa accusa per cui si procede nei casi di naufragio, incidente ferroviario, frana, alluvione.

 

E che ora coinvolge la sindaca Chiara Appendino e il questore Angelo Sanna, i primi in grado di una catena di comando che ha fallito sotto due aspetti: l' organizzazione dell' evento e la gestione della sicurezza. Con loro, dirigenti e funzionari di Comune e questura. E poi gli organi di vigilanza: la commissione coordinata dalla prefettura che ha dato il nulla osta alla serata e il dirigente dei Vigili del fuoco in servizio quella notte.

 

appendino giordana

La proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid è nata sotto una cattiva stella: organizzata frettolosamente e progettata in maniera approssimativa. Chi doveva preoccuparsi della sicurezza ha sottovalutato i rischi.

Chi doveva controllare è evaporato. E chi, alla fine, poteva fermare questa teoria di errori non l' ha fatto.

 

TORINO PIAZZA SAN CARLO 5

Si parte dal 26 maggio: il Comune decide di allestire per il 3 giugno il maxischermo in piazza San Carlo. La sindaca Appendino, che all' epoca ha la delega agli eventi, incarica il suo ufficio di gabinetto il quale, a sua volta, si affida a Turismo Torino, l' agenzia di promozione della Città. Ci sono appena quattro giorni lavorativi a disposizione, un tempo inadeguato. Per la procura è la Città l'«effettiva organizzatrice e responsabile della manifestazione», seguita dai funzionari del gabinetto del sindaco. E, di conseguenza, Appendino avrebbe dovuto «sovrintendere al corretto funzionamento dei servizi e degli uffici e alla corretta esecuzione degli atti».

 

TORINO PIAZZA SAN CARLO 4

Lo stesso avrebbe dovuto fare il capo di gabinetto Paolo Giordana, dimessosi dieci giorni fa. Accade l' esatto contrario: Giordana incarica Turismo Torino convocando al telefono il suo presidente, Maurizio Montagnese (tra gli indagati), e di fatto gli «impone» di organizzare la serata «con modalità irrituale, inconsueta, anomala e al di fuori delle procedure». Agli atti amministrativi e burocratici provvedono poi il direttore del gabinetto della sindaca Paolo Lubbia e una funzionaria.

 

TORINO PIAZZA SAN CARLO 2

Che non relazionano più Appendino su quel che avviene.

Nella ricostruzione degli investigatori il Comune - nello specifico Giordana e Lubbia - delega a Turismo Torino e poi se ne lava le mani. E l' agenzia di promozione infila un errore dietro l' altro: incarica un progettista, l' architetto Enrico Bertoletti (indagato), che «non assicurava livello di professionalità affidabile». Il progetto mostra almeno due enormi falle: prevede un evento per 40 mila persone quando la legge ne imporrebbe la metà, due al metro quadrato; e pianifica un piano di evacuazione che anziché garantire la sicurezza la mette a repentaglio, ostruendo le vie di fuga con transenne.

 

TORINO PIAZZA SAN CARLO 1

Gli errori del progettista e di Turismo Torino potrebbero essere corretti se la Città controllasse ma soprattutto se la commissione di vigilanza della prefettura svolgesse al meglio il suo compito. Ma l' organismo, coordinato dall' allora prefetto vicario Roberto Dosio e composto da tecnici di questura, Vigili del fuoco, Asl, Comune e Regione, autorizza una capienza «pericolosamente esorbitante e incongrua» e non si accorge dell'«inadeguatezza del piano di emergenza».

 

PIAZZA SAN CARLO 1

Non valuta la possibilità di dividere la piazza in quadranti. Il questore Angelo Sanna e il suo capo di gabinetto Michele Mollo danno il via libera alla manifestazione senza rendersi conto che piazza San Carlo non può contenere così tante persone e che non ci sono vie di fuga adeguate. Ignorano il fatto che Turismo Torino ha comunicato di avere steward a sufficienza solo per presidiare il palco ma non per controllare i varchi e il resto della piazza, comprese le transenne da smontare in caso di emergenza.

 

E non impongono ad Appendino - che avrebbe dovuto provvedere di sua iniziativa, come assessore alla Sicurezza - di emanare un' ordinanza per limitare la vendita di alcolici e vietare la presenza di bottiglie in vetro. Alberto Bonzano, dirigente del commissariato Centro, che gestisce la piazza quella sera, dovrebbe controllare minuto per minuto che i dispositivi di sicurezza siano rispettati.

 

Non si accorge che mancano adeguate vie d' esodo, anzi, fa piazzare transenne che non dovrebbero esserci. E non fa rispettare le direttive della commissione di vigilanza, 19 prescrizioni impartite la mattina del 3 giugno e in buona parte rimaste lettera morta.

PIAZZA SAN CARLO 3

Sarebbe toccato a lui, al dirigente di turno dei vigili urbani Marco Sgarbi e al funzionario dei Vigili del fuoco addetto alla vigilanza Dario Longhin, rendersi conto che l' organizzazione di piazza San Carlo era un disastro. E al questore decidere che la serata andava annullata.

 

 

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