ristorante renato de pedis

FUORI DAI DE PEDIS! - SIGILLI AL RISTORANTE “SAN MICHELE” A TRASTEVERE GESTITO DA LUCIANO DE PEDIS, FRATELLO DEL BOSS DELLA BANDA DELLA MAGLIANA “RENATINO” - MOTIVO? NON PAGAVA L'AFFITTO AL COMUNE - NEL 2008 IL LOCALE RICEVETTE UN PRIMO ORDINE DI CHIUSURA PER MOROSITÀ DAL QUALE SI SALVO’ PRESENTANDO UN RICORSO AL TAR

Alessia Marani per “il Messaggero”

 

Sigilli nel cuore di Trastevere al San Michele, ristorante gestito da Luciano De Pedis, il fratello maggiore del defunto boss della Banda della Magliana, Enrico detto Renatino, il dandy. I tavoli, le cucine e la grande veranda che affacciavano sul lungotevere Ripa occupavano i locali comunali del Complesso monumentale San Michele, antico ricovero per fanciulli e oggi gioiello del patrimonio storico-artistico della Città eterna per cui, però, l'imprenditore da anni non versava il giusto affitto nelle casse del Campidoglio.

IL RISTORANTE GESTITO DAL FRATELLO DI RENATO DE PEDIS

 

Nel 2008 il San Michele ricevette un primo ordine di chiusura per morosità dal Comune contro cui, però, si oppose presentando un ricorso al Tar del Lazio ottenendo una sospensione. Il provvedimento, tuttavia, non è stato più portato avanti con atti amministrativi davanti ai magistrati nell' ultimo anno, tanto che di recente il Tribunale ha dichiarato il ricorso «perento», ossia estinto. Dando modo così al I Municipio, quello del Centro storico capitolino, di emettere la nuova ordinanza di chiusura che i vigili urbani del I Gruppo Trevi hanno eseguito nella serata di sabato.

 

DE PEDIS

I sigilli, dunque, arrivano dopo ben dieci anni dal primo ordine di sfratto e dopo che per lungo tempo le casse comunali hanno subito un danno erariale. L'ennesimo nell' ambito dello scandalo affitti che ha visto per anni il patrimonio immobiliare pubblico romano svenduto o dato in locazione per una manciata di euro anche in zone di pregio, senza controlli. «Sabato sera sono state eseguite anche altre ordinanze nei confronti di altre attività per il ripristino della legalità in Centro e continueremo su questa strada», afferma Tatiana Campioni, assessore alle Politiche del Commercio e dell' Artigianato del I Municipio.

 

AMICI E PARENTI

Luciano De Pedis acquistò il San Michele in precedenza gestito da Giuseppe De Tomasi, detto Sergione, un tempo molto amico del fratello e padre di Carlo Alberto, che fu indiziato di avere fatto nel 2005 la telefonata a Chi l'ha Visto? che indicò il luogo della sepoltura dell'ex boss morto ammazzato in via del Pellegrino: la Basilica di Sant'Apollinare. Un vizio di famiglia, per gli inquirenti, il telefono per i De Tomaso: una perizia fonica individuò in lui il Mario che chiamò la famiglia di Emanuela Orlandi il 28 giugno del 1983. Circostanze smentite dai due. Sergione aveva conquistato la fiducia della banda, in particolare dei Testaccini legati a Franco Giuseppuci, detto Er Negro e a De Pedis.

 

renato de pedis agguato

Fu lui a organizzare il rinfresco per il matrimonio di Renatino con Carla Di Giovanni, ex impiegata modello ora in pensione all' Ater, l'azienda territoriale per l'edilizia residenziale, come lo era stato anche il papà all' ex Iacp l'istituto per le case popolari. L' ultimo report nelle mani della Commissione Patrimonio in Campidoglio riporta dati allarmanti: il 90 per centro delle case popolari gestite dal Comune di Roma ha inquilini irregolari.

 

E ora il Comune è pronto a far partire una nuova indagine su poco meno di 1800 locali comunali. A occuparsene saranno gli esperti della partecipata Risorse per Roma. Il cronoprogramma prevede controlli su circa 800 immobili del cosiddetto Patrimonio disponibile di Roma Capitale, soprattutto appartamenti, su 600 locali dati in concessione ad associazioni e altri 400 su edifici che devono, addirittura, essere ancora censiti al catasto urbano.

de pedis ispezioni basilica sant apollinare

 

LE ILLEGALITÀ

Sabato sera gli agenti della Polizia locale hanno decretato la cessazione dell' attività anche per una panineria-bisteccheria in Corso Vittorio Emanuele II privo di autorizzazioni. Era, infatti, abilitato esclusivamente come laboratorio mentre effettuava, invece, somministrazione di cibi e bevande in forma abusiva.

 

familiari-DE PEDIS

Nel panorama di illegalità diffusa all' ombra del Cupolone, un sono state contestate sanzioni per migliaia di euro a una sedicente galleria d' arte nei pressi di Fontana di Trevi trasformata sic et simpliciter in un bar con tanto di sedie e tavolini. Di artistico, all' interno, c' erano solamente quattro quadri alle pareti.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....