smartphone spia

LO SMARTPHONE E’ IL NOSTRO PEGGIOR NEMICO - E’ COME GIRARE CON UNA SPIA DENTRO LA TASCA: OGNI GIORNO VENIAMO GEO-LOCALIZZATI OVUNQUE GRAZIE ALLE APP - I DATI USATI DALLE AZIENDE E DAL GOVERNO...

SMARTPHONESMARTPHONE

Carola Frediani per “la Stampa”

 

Ognuno di noi produce una scia digitale di informazioni su di sé. Ricostruirla però non è facile. Ci provano aziende, compagnie internet e governi. Mentre gli utenti rischiano di fare la fine dei sei ciechi nella favola dell' elefante, obbligati ad avere solo una conoscenza parziale e frammentata dell' animale.

 

Quell' animale, in questo caso, sono i nostri dati, siamo noi. Abbiamo ricomposto per un giorno la nostra attività digitale a partire da uno smartphone, tenendo presente che la localizzazione geografica è oggi l' aspetto più importante della nostre tracce digitali. È l' Eldorado dell' industria della pubblicità, è cruciale per i governi e le intelligence.

 

«Il telefono è un rilevatore di posizione», commenta Fieke Jansen, della Ong Tactical Tech. «Ci localizza con la triangolazione dei ripetitori mobili, la localizzazione Gps dei satelliti, e i dati Wi-Fi. Informazioni a disposizione del proprio operatore telefonico, che possono essere usate anche dal nostro sistema operativo e dalle app che scarichiamo, se diamo loro il permesso». Il telefono, e le app che ci stanno sopra, tracciano e memorizzano le nostre posizioni non solo quando usiamo le mappe o i navigatori.

 

Un esempio? Se si possiede un iPhone, basta guardare nelle impostazioni alla voce «Posizioni frequenti». Il telefono prende nota dei luoghi visitati giorno per giorno e li raggruppa in quelli più frequentati. Soprattutto, tiene conto di quanto tempo viene speso in ogni luogo. Ad esempio, l' iPhone ha registrato la mia presenza a Pavia, per un convegno il 26 novembre, segnando esattamente dove sono stata e per quanto tempo.
 

SMARTPHONE 3SMARTPHONE 3

Un partner geloso potrebbe usare solo questi dati - mettendo le mani per pochi minuti sul nostro telefonino - per mappare esattamente come e dove passiamo il tempo. Ma chi potrebbe avere queste informazioni?

 

«Tali dati vengono conservati unicamente sul tuo dispositivo e non vengono inviati ad Apple senza il tuo consenso», scrive nella policy l' azienda della Mela morsicata, specificando, con un margine di ambiguità, che «verranno usati per fornirti dei servizi personalizzati».
 

I profili aggregati

In ogni caso, l' attivazione dei servizi di localizzazione - che non possono essere mai definitivamente «spenti» - comporta l' invio periodico al colosso di Cupertino delle posizioni in cui un utente ha acquistato o anche solo usato delle app. E l' iPhone potrà inviare la sua posizione ad Apple anche per fornire pubblicità.

 

Del resto, già oggi ci sono aziende specializzate nel costruire profili aggregati del comportamento delle persone sulla base dei posti che visitano più spesso. Per farlo si appoggiano ad alcune app scaricate dai consumatori, che sono state «autorizzate» a mapparne gli spostamenti.
 

corsia pedonale per utilizzatori di smartphone   washington dccorsia pedonale per utilizzatori di smartphone washington dc

I dati di localizzazione possono essere usati da applicazioni insospettabili. Ad esempio, nel nostro caso, Google, dato che abbiamo una casella Gmail e altri strumenti legati alla Grande G. Per toccare con mano basta andare all' indirizzo Google.it/locationhistory. Se la storia della localizzazione geografica era attiva, qui abbiamo un diario di tutti i nostri spostamenti, giorno per giorno, ora per ora, metro per metro.
 

«Molta gente non sa di avere la location history attiva, anche da tempo. Che a volte è usata perfino da partner gelosi - con cui magari si condivide innocentemente la password di Gmail - per spiare i movimenti dell' altro», commenta Paolo Dal Checco, consulente tecnico forense per procure e tribunali.
 

Per altro andrebbero aggiunte, a questo «diario personale» non sempre consapevole, anche le registrazioni tenute da Google dei comandi vocali, se si usano su dispositivi Android o sulla app per iPhone/iPad. «A volte si attivano senza che l' utente se ne accorga, in momenti in cui non vorrebbe essere registrato», spiega Dal Checco. Sono dati che restano online, a disposizione dell' utente - e di Google.
 

Nel giorno in cui sono andata a Pavia, ho anche mandato dieci email, via Gmail. Cosa sa Google della mia corrispondenza? Conosce a chi ho mandato queste dieci mail, quando e da quale indirizzo IP - indirizzo che identifica un dispositivo connesso in rete. «Chi fornisce servizi di posta elettronica al pubblico per legge deve tenere traccia di mittente e suo IP, destinatario, timestamp (data e ora) ma a volte tengono anche dimensione del messaggio e subject», commenta Dal Checco.

 

STUDENTI SMARTPHONESTUDENTI SMARTPHONE

Naturalmente, in questo caso, anche i nostri messaggi, le lettere, i contenuti restano sui server della Grande G. E possono essere consegnati alle forze dell' ordine su richiesta (con un mandato, in teoria).
 

I metadati

Le informazioni citate sopra - chi scrive a chi e quando, quanto, ecc - sono i cosiddetti metadati. Non sono il contenuto della comunicazione ma i dati relativi alla stessa. Si tratta delle informazioni più sottovalutate dagli utenti (ma non dai governi). Per rendere giustizia ai metadati bisogna considerarli nel loro sviluppo temporale. Nella loro quantità.

 

Per visualizzare quello che dicono di me i metadati della mia casella di posta utilizzo quindi uno strumento come Immersion, una piattaforma sviluppata dal Massachusetts Institute of Technology.

 

Se ci si logga usando il proprio profilo Gmail, il sito analizza i metadati di tutte le nostre mail, limitandosi a mittente, destinatario e ora/data. Poi raffigura i grafi di tutte le nostre connessioni - con i nomi dei nostri contatti - anno dopo anno. Si vedono gruppi amicali, lavorativi e l' intensità della relazione di ogni contatto con noi. Visualizzare online tutto ciò è una ricerca del tempo perduto in versione cyberpunk. Roba da far rizzare i capelli sulla testa.
 

amazon smartphoneamazon smartphone

Nel corso di quella stessa giornata mi sono scambiata anche cinque messaggi via Whatsapp, cinque via iMessage, due via Telegram. Poniamo per comodità che fossero tutti cifrati nel modo più sicuro: ovvero attraverso una cifratura detta end-to-end, che va da dispositivo a dispositivo, in cui solo i due utenti che comunicano hanno le chiavi per decifrare i messaggi. Un livello di protezione che dovrebbe essere possibile in tutte le app citate, anche se nel caso di WhatsApp non è chiaro se sia stato effettivamente esteso a tutti. Anche in tal modo, i messaggi hanno lasciato comunque una scia di metadati.

 

Ovvero, nella maggior parte dei casi, chi fornisce il servizio ha le informazioni su mittenti, destinatari e data di invio. Cioè di chi comunica con chi e quando, anche se Telegram specifica nella policy di non averle più a disposizione dopo un imprecisato periodo di tempo.
 

htc onehtc one

Di nuovo, i metadati vanno visti tutti assieme. Come scrive online l' esperto di cybersicurezza The Grugq: «Quando registri un account su Telegram, la app carica l' intero registro dei contatti sui suoi server. Ciò gli consente di costruire una enorme mappa delle relazioni sociali di tutti i suoi utenti e di come si conoscono l' un l' altro. È molto difficile rimanere anonimi mentre si usa questa app». Riassumendo: Telegram ha di sicuro la mia rete di relazioni. E per un tempo imprecisato ha anche i metadati delle mie comunicazioni, incluse quelle «segrete».
 

Il fatto è che sull' analisi dei metadati stanno lavorando tutti, dalle aziende ai governi, anche per analisi predittive.

 

Per sapere cioè come si comporteranno le persone. «Con i metadati puoi strutturare un' analisi comportamentale del singolo, o identificare deviazioni dal modello normale», commenta Alberto Pelliccione, esperto di sicurezza informatica offensiva e difensiva. «Semmai uno dei problemi della raccolta di dati (data mining) oggi è che per quanto ti sforzi di anonimizzare le informazioni, riesci sempre a identificare i comportamenti del singolo».

 

samsung galaxy s4samsung galaxy s4

Tornando a noi, sempre nel giorno del convegno di Pavia, ho anche fatto cinque telefonate, mandato tre sms, navigato su internet via cellulare.
 

Che dati ho lasciato? Il mio operatore telefonico ha certamente conservato mittente, destinatario, tipo di chiamata, data, durata, dati della cella telefonica. Informazioni che vengono conservate per circa due anni. Conservati per un anno anche i dati telematici, relativi all' uso di Internet, data e ora della connessione, indirizzi IP e la cella.
Il mio fornitore di connessione internet non tiene invece conto dei siti visitati, se sono stata su Wikileaks, su un forum di droghe, di medicina o su un blog di politica. Cosa che invece vorrebbe fare il governo inglese.
 

I dettagli sulla navigazione - e su quello che facciamo su ogni sito - sono in ogni caso raccolti da una miriade di altri soggetti commerciali. Quasi ogni sito che visitiamo è infatti tracciato da qualcuno, attraverso varie tecnologie, dai cookies a tecniche più raffinate che attribuiscono a ogni utente una sorta di impronta digitale.

 

Quando, di ritorno dal convegno, ho visitato i siti del «Guardian» e dell'«Economist», in realtà mi sono anche connessa ai server di decine di altre aziende che mi tracciano. «Sono soggetti che sanno cosa fai su quel sito», spiega Claudio Agosti, ideatore del progetto Trackography.org. E quando sono andata su un noto sito italiano specializzato in vendita di abiti online, c' erano ben 15 tracker di altre aziende «in ascolto» di quello che facevo per fornirmi pubblicità mirata o rivendersi i dati.
 

SMARTPHONESMARTPHONE

I «rivenditori»

Questi dati sono poi raccolti, processati, analizzati, aggregati e rivenduti. Ci sono aziende specializzate che creano profili individuali o di gruppo.
I profili così costruiti mescolano informazioni ricavate online con quelle ottenute offline - ad esempio dalle carte fedeltà dei negozi. Il processo di unificare i dati online e offline degli utenti si chiama onboarding.

 

Gli stessi social network comprano - da colossi specializzati nel brokeraggio di dati, come Acxiom, che ha un database su 700 milioni di persone divise in base a tremila attributi - le informazioni offline sugli utenti per arricchire i profili che già hanno in modo da vendere pubblicità iper-mirata.

SMARTPHONE SPIASMARTPHONE SPIA

 

In che modo connettono identità online e offline? Ad esempio, attraverso il nostro numero di telefono. Che, come abbiamo visto, fa intravedere solo una coda della complessa scia di dati che ci lasciamo alle spalle. La coda di un elefante invisibile e destinato a crescere nel tempo.

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...