marco cesardi

“SONO ARRIVATO A FARMI 15 PERE AL GIORNO. LA MIA VITTORIA È ESSERE ANCORA VIVO” – LA STORIA DI MARCO CESARDI, SENZATETTO ED EX EROINOMANE A CUI È STATA AMPUTATA UNA GAMBA: “13 ANNI FA SONO CADUTO DA UN BALCONE. HO 40 ANNI, VIVO NELLA PIAZZETTA DI LAMBRATE. CERCO QUALCUNO CHE MI AIUTI A TROVARE UNA CASA” – "ORA MI FACCIO QUALCHE SPINELLO, MI METTE A POSTO IL CERVELLO, MEGLIO CHE PRENDERE GLI PSICOFARMACI..." - VIDEO: L'INTERVISTA ALLA "ZANZARA"

 

Da “La Zanzara” – Radio24

 

Marco Cesardi

Marco Cesardi senzatetto disabile di Milano ospite a La Zanzara lancia un grido di aiuto: "A marzo mi hanno tagliato la gamba aspetto ancora i soldi da lo Stato". "Sono un ex tossicodipendente, ho dormito per tre anni sulla circolare 90-91 facendomi tutte le notti". "Sono arrivato a farmi 15 pere al giorno".

 

"La mia vittoria è essere ancora vivo. Un prete mi ha donato il sorriso, ero rimasto solo con tre denti, lui mi ha pagato il dentista, adesso ho tutti i denti". "Cerco qualcuno che mi aiuti a trovare una casa, un garage, un posto dove stare".

 

Queste le parole di Marco Cesardi un sopravvissuto racconta il dramma della droga a La Zanzara su Radio24:  "Ho quarant'anni, vivo sostanzialmente per strada nella piazzetta di Lambrate, non ho un luogo dove andare. Cerco qualcuno che mi aiuti a trovare una casa, un garage, un posto dove stare. Ho avuto problemi con la droga, 13 anni fa sono caduto da un balcone".

 

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Adesso a marzo mi hanno tagliato la gamba, un'operazione dovuta a quella maledetta caduta. Mi hanno amputato l'arto appena sotto il ginocchio, non ho ancora ricevuto i soldi nonostante sia un disabile al cento per cento. Sono un ex tossico dipendente, ho fatto tutto il periodo di recupero tossicodipendenza che di solito chiedono sono diciotto mesi, io ho fatto 28 mesi".

 

Quante pere ti facevi al giorno? “Guarda, io penso Giuseppe di essere arrivato anche a farmi quindici pere il giorno tra Speedball, eroina e cocaina insieme. La Speedball ti da un po' più di accettazione e poi la notte per calmarmi usavo l’eroina. Per me farmi era come provare un orgasmo. Oggi l'eroina col buco non va più di moda, oggi fanno schifo perché si fanno la chetamina… si fanno di tutte robe sintetiche".

 

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Tu non tocchi nulla da dieci anni?  "Io mi faccio qualche spinello". Quanti te ne fai? "Ma penso anche cinque al giorno per i dolori, per la gamba. Mi mette fisicamente a posto e mi mette a posto il cervello, meglio di prendere gli psicofarmaci, a me non servono preferisco farmi due cannoni. Stiamo parlando di una persona che si faceva 15 pere al giorno, cinque canne per me sono niente".

 

"Io vivo ancora tutt'ora per strada. Ho fatto degli anni a vivere in una tenda. Due tre anni fa è arrivato questo Don di Mantova, Don Alessandro, e mi ha chiesto cosa volessi per essere contento. Io ero rimasto con tre denti, lui mi ha regalato il sorriso, mi ha regalato i denti".

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L’eroina per te è un ricordo o ancora oppure ogni tanto ci pensi? "Purtroppo è venuta a mancare la mia mamma, all’età di sessantaquattro anni, in questo caso mi è venuto il “mal di pancia” si dice così quando ripensi all’eroina, quanto ti ritorna in mente".

 

“Giuseppe tu conosci Milano, io ho dormito sulla 90-91 la circolare, su una sedia a rotelle legato, penso per tre anni, facendomi tutte le notti e nessuno riusciva a svegliarmi, io penso che lì siano stati tre anni nel quali ho dormito e non ho visto niente. Io mi sono svegliato adesso mi sto svegliando da qualche anno”.

 

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"Io ora vivo a piazza delle rimembranze a Lambrate e li ci sono tante persone gentili e cortesi che ogni tanto un piatto caldo me lo portano, dormo in un sacco a pelo lì in piazza. Tutti i giorni Giuseppe vengono i vigili e mi dicono:" Marco, va che tra un po' ti dobbiamo mandare via". Cerco qualcuno che mi dia un tetto, mi accontento anche di un garage per non rimanere in mezzo a una strada". "Sono qui da te Giuseppe per chiedere un aiuto”. “La mia vittoria è essere ancora vivo, la mia sconfitta è soffrire per le persone a me vicine che possono essere: fidanzata, amici e parenti”.

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