scuola alunni

"SUO FIGLIO E’ BUGIARDO SERIALE". E UN PADRE PIAZZA UNA MICROSPIA PER INCASTRARE LE MAESTRE - IL GENITORE HA MESSO UN REGISTRATORE NELLA FELPA DEL FIGLIO PER CAPIRE SE LE INSEGNANTI LO MALTRATTAVANO – ECCO COME E’ ANDATA A FINIRE

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ANDREA ROSSI per la Stampa

 

Vostro figlio è un bugiardo seriale: «Se continuate a credergli non crescerà per niente bene». Insulta i compagni, dà fastidio alle bambine. Minaccia: «Chiamo mio papà e vi ammazzo tutti». Vostro figlio ha dei seri problemi di comportamento, andrebbe portato da un neuropsichiatra infantile e curato. Sentire le maestre di una scuola elementare descrivere così un bambino di nove anni terrorizzerebbe qualsiasi genitore. Figuriamoci chi in casa si sente dire l’opposto: ha di fronte un figlio che nega tutto, spiega che sono le maestre ad accusarlo ingiustamente, ad attribuirgli frasi mai dette e azioni mai compiute. E i compagni, forti dell’atteggiamento delle insegnanti, lo prendono di mira. Si innesca un cortocircuito dagli effetti potenzialmente devastanti. Si mette in dubbio tutto: la parola del proprio figlio e delle insegnanti che dovrebbero prendersene cura. Non si sa come venirne a capo. A meno di non trasformarsi in detective.  

 

LA MICROSPIA  

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Il papà di R., 9 anni, iscritto alla scuola elementare di un piccolo Comune del Canavese, per cinque mesi ha mandato suo figlio a scuola con un micro registratore cucito nella felpa. Il bambino non sapeva nulla, i compagni neppure, tanto meno le maestre. Ha registrato tutto da ottobre a oggi: ogni singolo giorno di scuola, da quando R., già vestito, si sedeva in cucina per fare colazione, a quando viaggiava verso la scuola, fino alle ore trascorse in classe. Ha passato le notti, il sabato e la domenica ad ascoltare tutto, ha rivissuto ogni istante di vita di quella terza elementare: lezioni, ricreazione, scherzi, litigi, pianti, urla. 

 

SCUOLA

Voleva capire chi mentiva: se suo figlio, come sostenevano le maestre; oppure le insegnanti, come temeva. Adesso, con uno sterminato arsenale di prove audio, ha inviato una comunicazione alla preside e all’Ufficio scolastico regionale, in cui riassume le vessazioni - a suo dire - subite dal figlio e annuncia l’esposto in procura che presenterà a giorni. 

 

Se due genitori sono arrivati a tanto, compreso rivolgersi a un avvocato per farsi tutelare, è anche perché dentro di loro da tempo cova un senso di disorientamento. A settembre avevano deciso di far cambiare scuola al piccolo R., colpa di alcuni «sgradevoli episodi». Nella nuova classe, dopo poco, sembravano innescarsi le stesse dinamiche: il bambino tornato a casa raccontava di essere umiliato dalle mastre davanti a tutti e, quindi, anche dai compagni. Si svegliava di notte spaventato, accusava nausea ed emicrania la domenica sera e il lunedì mattina. Il sabato, invece, appariva in perfetta forma. «I miei clienti si sono rivolti a una pediatra, secondo cui il problema poteva essere dovuto a una particolare situazione di stress», spiega l’avvocato Enrico Maria Picco, legale che da anni si occupa di problematiche legate al mondo della scuola. «Allora hanno chiesto lumi alle maestre. E loro, per tutta risposta, hanno reagito spiegando che il bambino è istintivamente portato a mentire, in modo quasi patologico, tanto che hanno consigliato di rivolgersi a uno psicologo». I genitori vacillano: allora è tutto vero, si dicono, nostro figlio ha dei disturbi, avevano ragione le maestre della vecchia scuola. O forse no. 

 

I COLLOQUI REGISTRATI  

scuola

È a questo punto, a ottobre, molto prima di rivolgersi all’avvocato Picco, che il papà di R. decide di sfruttare le sue competenze di tecnico elettronico, e piazza un micro registratore addosso al figlio. R. non lo sa e non se ne accorge. Suo padre registra e ascolta. Ogni volta che si verifica uno screzio, va a parlare con le maestre mostrandosi ignaro di tutto. Registra anche questi colloqui. «Il quadro che emerge dai file audio, a disposizione della scuola e dell’autorità giudiziaria, testimonia come implicitamente le maestre abbiano incitato al bullismo l’intera classe», denuncia l’avvocato Picco. «Le insegnanti, inoltre, non solo hanno negato episodi effettivamente accaduti o frasi pronunciate ma sono arrivate a inventare fatti mai avvenuti».

 

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In una delle centinaia di registrazioni, ad esempio, si sente una maestra accusare R. di aver colpito con un pugno allo stomaco un compagno. E dirgli: «Vero che tu lo vedi fare a casa?». «Le maestre hanno commesso gravi e intollerabili violenze psicologiche sul bambino, sgridandolo violentemente senza motivo, consentendo che venisse malmenato senza intervenire, umiliandolo davanti ai compagni», accusa l’avvocato Picco nella nota in cui chiede l’immediato avvio di un’indagine disciplinare e l’allontanamento delle insegnanti dalla classe di R. Il resto - verificare se questi comportamenti possono assumere una rilevanza penale - toccherà alla procura di Ivrea. 

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