
“GIANCARLO TANCREDI ERA AL CENTRO DEL SISTEMA CORROTTO ATTRAVERSO IL QUALE HA PIEGATO LA MACCHINA PUBBLICA AI SUOI INTERESSI" – LE MOTIVAZIONI DEL RIESAME SULL’ASSESSORE CHE SI È DIMESSO (MA AL QUALE I PM NON CONTESTANO TANGENTI), SU MARINONI E PELLA. STAVOLTA I GIUDICI APPOGGIANO LA PROCURA – VIENE RIQUALIFICATA L'ACCUSA DI CORRUZIONE, NELLA VERSIONE “IMPROPRIA” CHE PUNISCE “I FENOMENI DI "MESSA A LIBRO PAGA" DEL PUBBLICO UFFICIALE – I CONFLITTI DI INTERESSE DI MARINONI, “L’INERZIA” DI SALA E LA CHAT IN CUI TANCREDI SCRIVE ALL'IMPRENDITORE CATELLA: “MA MI CONFERMI ASSESSORE?”
1 - URBANISTICA, I GIUDICI: LA CORRUZIONE C’ERA
Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera” - Estratti
Da un lato un presidente (Giuseppe Marinoni) della Commissione Paesaggio del Comune di Milano, «su scelta dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e del sindaco Beppe Sala», che «in un continuo scambio alla pari agevola gli interessi dell’assessore», dal quale ottiene «il patrocinio del Comune a uno studio sui “Nodi metropolitani” strumentalizzato da Marinoni quale leva per attrarre investitori» e parcelle.
Dall’altro lato un assessore che, «concorrendo all’accordo corruttivo tra Marinoni e il manager della società di ingegneria “J+S spa” Federico Pella, utilizza il presidente Marinoni per orientare i pareri della Commissione sugli interventi che gli segnala, proposti da società e/o progettisti ai quali presta una particolare attenzione e da non dispiacere, adoperandosi per favorire gli operatori privati prescelti».
E, come ulteriore cornice, un assessore e un sindaco la cui «inerzia», nel porre fine al falso del presidente della Commissione rispetto ai propri taciuti conflitti di interesse, non è contestabile come concorso nel reato solo perché per la giurisprudenza «non è sufficiente la semplice presenza o l’inerzia di soggetti che da quella condotta traggano beneficio».
GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA
È lo spaccato del Comune che esce dall’ordinanza con cui i giudici del Tribunale del Riesame Pendino-Ghezzi-Tenchio motivano la conferma a metà agosto di una misura cautelare a carico di Tancredi, Marinoni e Pella, individuandola però non negli arresti domiciliari disposti il 31 luglio dal gip Mattia Fiorentini, ma nell’interdizione per 1 anno (da ruoli nel pubblico e nel privato) per la mutata ipotesi di corruzione per l’esercizio della funzione.
I giudici sono identici due su tre, compresa la presidente, a quelli che giorni fa avevano severamente motivato l’annullamento il 12 agosto degli arresti del costruttore Bezziccheri e dell’architetto Scandurra per i rapporti con il costruttore Manfredi Catella.
Dagli atti appare ai giudici «accertato l’intreccio inestricabile tra il ruolo pubblicistico di Marinoni e le pratiche di interesse di “J+S spa”/Pella, nonché sull’intesa tra Marinoni e Tancredi fondata sulla messa a disposizione delle rispettive funzioni pubbliche agli interessi privati di taluni gruppi di imprenditori e progettisti».
Tancredi, al quale i pm non contestato tangenti, si era detto ignaro dei conflitti di interesse di Marinoni, e interessato ai lavori della Commissione «solo per evitare inutili ritardi e conseguenti richieste al Comune di risarcimento danni». Ma per il Riesame, ad esempio, una chat con Catella del 27 luglio 2024 mostra che «l’interesse di Tancredi era evitare danni politici (quali potevano derivare da una campagna stampa critica circa una operazione in corso, piuttosto che concentrarsi sul merito della stessa), era la promozione del suo ruolo ed il suo buon nome, magari in vista di maggiori e più importanti incarichi».
I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA
Il reato di Marinoni, a cui concorre Tancredi, va però riqualificato: non corruzione per uno specifico atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319), ma corruzione per l’esercizio della funzione (art. 318), cioè «”messa a libro paga” del pubblico ufficiale, a prescindere dal compimento di singoli atti contrari». E per le esigenze cautelari basta 1 anno di interdizione dalle cariche al posto dei domiciliari.
Giuridicamente favorevole in prospettiva all’assessore e al sindaco (coindagato in uno stralcio), ma politicamente non lusinghiero, è infine il ragionamento con cui il Riesame esclude invece il concorso di Tancredi nel falso contestato al presidente della Commissione sul taciuto (da Marinoni) conflitto di interessi con Pella e altri imprenditori.
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2 - MILANO, I GIUDICI CONTRO TANCREDI "ERA AL CENTRO DEL SISTEMA CORROTTO"
Rosario Di Raimondo per “la Repubblica” - Estratti
C'era a Milano un «collaudato sistema», un «meccanismo orchestrato e sofisticato».
Nel quale un assessore «si adoperava per favorire gli operatori privati prescelti» ed era diventato centrale nel «perfezionamento del patto corruttivo» tra un altro pubblico ufficiale e un imprenditore.
Stavolta non lo scrive la procura, e nemmeno il gip che in estate aveva ordinato sei arresti nella maxi inchiesta sul mattone in città.
Ma i giudici del Riesame. Da un lato revocano i domiciliari per tre indagati — l'ex esponente della giunta Sala Giancarlo Tancredi, l'ex presidente della commissione per il Paesaggio del Comune Giuseppe Marinoni e il manager di J+S Federico Pella. Dall'altro motivano l'interdizione dalla professione per un anno per tutti e tre. Il collegio (Pendino-Ghezzi-Tenchio) è composto per due terzi dalle stesse toghe che una settimana fa, con parole altrettanto dure, avevano invece revocato del tutto le misure cautelari per il costruttore Andrea Bezziccheri e l'architetto Alessandro Scandurra, non ravvisando gravi indizi e giudicando «svilenti» le tesi dei pm sulla corruzione.
Indizi, quelli ricostruiti dal guidato dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano con i magistrati Petruzzella, Filippini e Clerici e il nucleo Pef della guardia di finanza, che stavolta reggono. Tiene l'accusa di corruzione, pur nella riqualificata versione «impropria» che punisce «i fenomeni di "messa a libro paga" del pubblico ufficiale». Come Marinoni, che a capo di un organo pubblico fa affari con Pella e ottiene il patrocinio gratuito del Comune per uno «studio» urbanistico che, secondo l'accusa, è un piano di speculazione edilizia in città. Un rapporto viziato dal conflitto d'interessi.
Questa situazione viene «facilitata» dall'allora assessore. Per i giudici, «utilizza Marinoni per orientare i pareri della commissione per il Paesaggio sugli interventi che gli segnala, proposti da progettisti ai quali presta una particolare attenzione e da non dispiacere». Tancredi e Marinoni come una porta d'accesso «al canale privilegiato con la politica cittadina».
«Ho sempre fatto l'interesse pubblico», si era difeso Tancredi. Dicendo che si era mosso per evitare ritardi o contenziosi. Parole che per il Riesame non hanno «credibilità».
«L'interesse è rivolto a evitare danni politici, quali potrebbero derivare da una campagna di stampa critica», argomentano i giudici citando il messaggio inviato dall'assessore all'imprenditore Manfredi Catella, pure lui arrestato e liberato (si attendono le motivazioni).
Nel testo, Tancredi lamenta il rischio di essere attaccato viste le tariffe per gli alloggi di uno studentato che oscillano tra i 900 e i mille euro. «Dagli atti emerge l'interesse evidente di Tancredi riguardo la promozione del suo ruolo e il suo buon nome, magari in vista di maggiori e più importanti incarichi. Un interesse che sembrerebbe aver determinato l'agire dell'assessore in un crescendo in cui si è finito con il perdere di vista l'interesse pubblico».
Più in generale: «Una messa a disposizione del pubblico ufficiale (... ) nell'interesse del privato». E «il mercinomio della funzione pubblica tra Marinoni e Pella» è avvenuto con il «contributo» di Tancredi. Cade, invece, l'accusa di concorso nel falso contestato a Marinoni per la riconferma a presidente della commissione pur in conflitto d'interessi. Un'accusa che coinvolge anche Sala, e che ora potrebbe alleggerirsi.
Molto duri i giudici sulle esigenze cautelari. Tancredi era al centro di un «collaudato sistema», attraverso il quale ha «piegato» la macchina pubblica «ai suoi interessi», secondo logiche «perverse di illegalità» e con «spregiudicatezza». Rischia di commettere reati simili, per la sua «attuale elevata attitudine criminale» e vista un'attività «perpetrata attraverso il sistematico impiego distorto della funzione pubblica».
Che Tancredi si «preoccupi della sua carriera, anche futura», i giudici lo desumono da una chat nella quale scrive all'imprenditore Catella: «Ma mi confermi assessore?».
giancarlo tancredi
Giuseppe Marinoni