“ROSSELLINI MI CONFESSÒ CHE LA STORIA CON INGRID BERGMAN ERA FINITA PER MOTIVI DI CARATTERE SESSUALE. ERA UNA DONNA MOLTO ALGIDA” - TINTO BRASS RICORDA L’ESPERIENZA PARIGINA CON IL REGISTA DI "ROMA CITTA' APERTA": “LUI MI FECE LA BATTUTA: 'DUE VOLTE L’HO SCOPATA, DUE VOLTE È RIMASTA INCINTA'. I LORO RAPPORTI ASSOLUTAMENTE FREDDI. LUI IN QUEL MOMENTO SI ERA RIFUGIATO IN CASA DI CARTIER-BRESSON CON SONALI DASGUPTA. SE LA LORO NOTTE ERA ANDATA BENE MI TRATTAVA COME UN GENIO, SE ERA ANDATA MALE NON ERO PIÙ UN GENIO…” - TINTO E I SUOI FILM EROTICI MASSACRATI DALLA CENSURA... - VIDEO
Estratto dell’articolo di Paola Zanuttini per www.repubblica.it
[…] Tinto Brass. […]
dobbiamo discutere di Più di una vita, il documentario sugli ultimi vent’anni di Roberto Rossellini realizzato da Ilaria De Laurentiis, Andrea Paolo Massara e Raffaele Brunetti, con materiali in gran parte inediti e testimoni eccellenti, come François Truffaut e Ingrid Bergman, ma per lo più defunti.
Uno dei pochi sopravvissuti è il novantaduenne Brass: nel doc ricorda l’esperienza parigina con il Maestro che aiutò nel montaggio dei suoi materiali girati in India per un film, India – Matri Bhum e un programma televisivo, L’India vista da Rossellini.
Il contributo di Brass è telegrafico e la moglie spiega che l’ictus del 2010 gli ha tolto parola e memoria: «Abbiamo dovuto imparare tutto di nuovo, ho scovato negli archivi la sua memoria restituendogli i ricordi, ma per il documentario ci siamo tenuti stretti». Infatti la dichiarazione era brevissima e ora proviamo a dilatarla un po’.
ROBERTO ROSSELLINI INGRID BERGMAN
Dal suo angolo del divano, con la copertina sulle ginocchia, Brass parte con la rievocazione, una prova generale del tappeto rosso per la prima del documentario, in concorso alla Festa del cinema di Roma, prevista per il 23 ottobre. Una rentrée, la sua, motivata soprattutto, dice, dal desiderio di incontrare Isabella Rossellini, perché non la vede dai tempi di Parigi: «Io c’ero andato nel ’59, venendo da Venezia, avevo 27 anni.
E sono andato subito a lavorare alla Cinémathèque française dove c’erano Henri Langlois e Mary Meerson. Facevo di tutto, in quel momento si traslocava e la Meerson, una donna eccezionale, alzava dei pesi incredibili e me li buttava addosso come se fossero dei fuscelli di legno».
Interviene la moglie: «In realtà lavorava come archivista e proiezionista, ma nel periodo in cui conobbe Rossellini, per via del trasferimento della sede, si facevano soprattutto lavori manuali»
Adesso entra in campo Rossellini, per voce di Brass: «La Meerson mi disse di scendere perché giù c’era uno che parlava italiano e lei non capiva cosa voleva. Scendo, lo vedo e lo riconosco subito: era entusiasta, favoloso, parlava molto bene il francese, e mi disse che aspettava i materiali del suo documentario sull’India.
Il governo indiano glieli aveva sequestrati per via dello scandalo con Sonali Dasgupta. Insomma veniva per lavorare, e ho cominciato ad aiutarlo. Di giorno lavoravo alla Cinémathèque e la sera per Rossellini in casa di Cartier-Bresson, il fotografo, dove si era rifugiato con Sonali. Se la loro notte era andata bene mi trattava come un genio, se era andata male non ero più un genio».
roberto rossellini ingrid bergman 2
Rossellini era piuttosto inquieto sentimentalmente e propenso a stufarsi, ma Brass garantisce che all’epoca era innamorato della donna che per lui aveva mollato in India figlio e marito, un noto regista, finendo in uno scandalo paragonabile a quello affrontato anni prima da Ingrid Bergman, quando per lui aveva lasciato in America una figlia e il marito, dentista.
ingrid bergman roberto rossellini
La signora Brass puntualizza: «Allora c’era una forte crisi con la Bergman, molti scontri per la questione dei figli, ti ricordi? Tu lo accompagnavi alla stazione a prendere i bambini quando lei glieli portava».
Sì, il signor Brass si ricorda: «Lo accompagnavo, stavo dietro e lo guardavo a distanza: era innamorato dei figli e li prendeva assolutamente sul serio, ma con la Bergman non si diceva niente. Prendeva i bambini e veniva via, io gli chiedevo chi era quella donna fingendo di non saperlo, ma lui non mi rispondeva neanche».
Adesso la signora Brass vorrebbe tirare la volata al marito lasciandogli l’onore di un sapido pettegolezzo, ma lui non coglie l’occasione: «Quando raccontavi questa storia di Rossellini dicevi che lui non parlava di sé, era molto riservato, però rispetto al rapporto con la Bergman ti aveva confidato, chissà perché proprio a te, che la loro storia era finita anche per motivi di carattere sessuale, perché lei era una donna molto algida.
Te la ricordi la battuta? “Due volte l’ho scopata, due volte è rimasta incinta”». No, non l’ha dimenticata: «Non mi interessava assolutamente, però mi ricordo che i loro rapporti erano freddi, assolutamente freddi».
roberto rossellini ingrid bergman
Rossellini, i cui ultimi film non erano andati tanto bene, si era stufato del cinema e vagheggiava il suo sogno di enciclopedia televisiva. Brass si era stufato dei suoi film più o meno di denuncia e con La chiave, del 1983, avrebbe inaugurato il filone erotico.
Con tutte le cautele del caso, si può azzardare un parallelo fra questi due stufamenti? «Stufarmi? Avevo fatto tutto, e volevo fare delle cose diverse, mie: ho cominciato con La chiave, sono stato molto contento del risultato e ho continuato su quella strada».
Qui c’è una piccola incomprensione fra coniugi. Lei sostiene che per girare quei film lui ha dovuto superare anche dei propri tabù. Lui smentisce: semmai quelli degli altri. Domanda intima: perché quella passione per il culo? Lui risponde che è bello, lei, in separata sede, suggerisce che lo colpirono molto, da bambino, i genitori in scena primaria apparentemente sodomitica.
Nella rappresentazione dell’eros di Brass sembra esserci un sfida alla censura – inconscia, sociale e ministeriale – il voler scoprire nuove attrici per scoprirle, cioè spogliarle, con gran dispetto dei benpensanti, ma anche del femminismo, dichiarando però di aver restituito ruolo e protagonismo alla donna, nella sessualità. Lui fa l’ingenuo: «Sì, ma io non sapevo che cosa si poteva e non si poteva fare. Giravo i film, poi si andava in censura e li tagliavano tutti. Tutti meno uno, o due».
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ISABELLA ROSSELLINI BERGMAN INGRID ROSSELLINI
roberto rossellini ingrid bergman e vittorio de sica
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