bernard henri levy marco travaglio

INTELLO’ UN TANTO AL CHILO - TRAVAGLIO RIFA’ LA COTONATURA A QUEL PARAGURU DI BERNARD-HENRI LÉVY CHE CONTINUA A SOSTENERE L’INNOCENZA DI CESARE BATTISTI NONOSTANTE LA CONFESSIONE DEL TERRORISTA: “LO DEFINIVA "SCRITTORE ARRABBIATO E IMPRIGIONATO", MANCO L'AVESSERO CONDANNATO PER NERVOSISMO MOLESTO. VAGLI A SPIEGARE CHE NON VIDE GLI ACCUSATORI E I GIUDICI PERCHÉ SI ERA DATO ALLA LATITANZA A PARIGI PRIMA DEI PROCESSI…”

marco travaglio

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

Noi, com'è noto, siamo grandi fan di Bernard-Henri Lévy, l'intellò da baguette più à la page del bigoncio. Tant'è che, se avessimo qualche spicciolo da buttare, lo noleggeremmo per tenerlo in giardino e mostrarlo agli amici. E, se avessimo un paio d'ore da buttare, assisteremmo allo spettacolo teatrale che sta portando in tournée per tutta Europa, per spiegarci come dobbiamo votare alle elezioni europee, in vista della "nuova resistenza contro l'idra populista".

 

BERNARD HENRI LEVY

Non per distoglierlo dall'ultima missione per conto di Dieu, che lo vede engagé h24, ma pensavamo che avrebbe dedicato qualche minuto al suo vecchio copain Cesare Battisti e alla sua fresca confessione dei quattro omicidi per cui era stato a suo tempo condannato ad altrettanti ergastoli da quei fascisti dei giudici italiani. Bernard nonché Henri lo definiva "scrittore arrabbiato e imprigionato", manco l'avessero condannato per nervosismo molesto. Lo paragonava al "capitano Dreyfus", credendosi Émile Zola. Invitava l'Italia a "voltare la pagina degli anni di piombo" (che non c'entrano una mazza coi morti ammazzati nelle rapine in gioielleria). Ed era in buona compagnia.

 

cesare battisti a parigi

Ma negli ultimi giorni, dei tanti maître e maîtresse à penser, italiani e francesi, che avevano solidarizzato con appelli, manifesti, campagne e gridolini di dolore per il nuovo Silvio Pellico, quasi tutti hanno commentato la confessione che li sconfessa. Chi aveva già ritirato la firma. Chi ha chiesto scusa per l'abbaglio. Chi ha arditamente sostenuto (Francesco Merlo su Repubblica) che la sinistra non c'entra nulla con la beatificazione dell'assassino a opera di decine di intellettuali di sinistra.

 

Chi - come Fred Vargas e più modestamente Piero Sansonetti - ha tenuto il punto, convinto che il reo confesso è innocente ma non lo sa. Giù giù fino all'editrice "innamorata" Gwenaelle Denoyers, che ha rinviato la pubblicazione del nuovo romanzo, ambientato nel Brasile della latitanza. All'appello manca solo la voce di BHL, come il nostro si firma su Twitter, tipo corriere-espresso. Le sue ultime dichiarazioni in materia risalgono a un mese fa, su Rai3 da Lucia Annunziata.

BERNARD HENRI LEVY

 

Col consueto look da coiffeur pour dames, anzi da toiletteur pour chien, ciuffo cotonato a favore di vento, camicia aperta sul petto epilé con colletti modello Air France, e con la sicumera di quello che non capisce nulla ma ti spiega tutto, monsieur le paraguru la prende alla larga. Ha definito "camicie brune" (i nazisti) i Gilet gialli che osano contestare Macron, il suo ultimo idolo dopo Mitterrand, Sarkozy e Renzi (lui porta buono).

L'Annunziata gli ha domandato: "È mai sceso in strada per parlare con loro?". Risposta: "No, faceva troppo freddo". E poi, diciamolo, il popolo puzza.

cesare battisti

 

In Italia, per dire, se dà il voto a quelli che non garbano a lui, "sbaglia": "I popoli non hanno sempre ragione". E vanno rieducati comme il faut. In un recente articolo su La Stampa, BHL proponeva addirittura di abolire gli elettori, almeno in Italia dove sbagliano a votare, e di sostituirli con la dittatura illuminata (da lui) della Bce: "Propongo che Draghi mobiliti le forze di polizia".

 

cesare battisti

La nuova democrazia di Vogliamo i colonnelli è l'ultima svolta filosofica di questo "disc jockey delle idee" (come lo definì il Nouvel Observateur), passato dal trotzkismo al maoismo ("il capitalismo è la più formidabile macchina di morte della storia"), dal terzomondismo all'atlantismo, dal pacifismo al coup de foudre per le bombe della Nato sull'ex Jugoslavia e sulla Libia. Senza dimenticare la sua sbandierata amicizia con il comandante afghano Massoud, ovviamente inventata.

 

Bernard-Henri Lévy

E il suo leggendario elogio - nel libro De la guerre en philosophie - al filosofo neokantiano Jean-Baptiste Botul, purtroppo mai esistito (se l' era inventato Le Canard Encahiné e lui ci era cascato con tutte le scarpe e les pompons). A quel punto l'Annunziata obietta: "In Italia c'è chi dice che le istituzioni internazionali sono in mano alle élite". E lui: "Se le élite sono la Democrazia Cristiana, che ha governato per tanti anni, è chiaro che bisogna sbarazzarsene. Se sono il coraggio politico di Carlo Calenda, la virtù di Matteo Renzi, la memoria di Eugenio Scalfari, sono belle élite. Viva le élite!".

 

calenda renzi

Riassumendo: se uno vince le elezioni (come la Dc), raus; se invece le perde (come Calenda e Renzi), evviva. Decide lui. Anche per il futuro: "Alle Europee vinceranno Macron e Renzi (sic, ndr), mentre Salvini prenderà una bella mazzata". A quel punto, mentre Salvini brindava a champagne lo scampato sostegno di BHL e Calenda e Renzi si grattavano per esorcizzare le conseguenze del nefasto coming out, il nostro parlava dell'amato serial killer: "Battisti ha diritto a un vero processo, a vedere i suoi accusatori e il giudice che lo giudica. Invece, è stato condannato all'ergastolo in contumacia".

 

cesare battisti 5

E vagli a spiegare che Battisti non vide gli accusatori e i giudici perché si era dato alla latitanza a Parigi prima dei processi. Voi capite perché siamo curiosi marci di conoscere il suo illuminato parere sulla confessione di Battisti. In particolare su quel passaggio in cui il pluriomicida si fa beffe dei suoi fan italo-transalpini che l'avevano scambiato per un intellettuale: "Gli appoggi di cui ho goduto sono stati il più delle volte di carattere politico, rafforzati dal fatto che io ero ritenuto un intellettuale, scrivevo libri, per cui nessuno sentiva il bisogno di agire contro di me. Questo mio ruolo da intellettuale era una precisa garanzia che, a prescindere dal mio passato, ero una persona non più pericolosa e quindi, anche per questo motivo, nessuno mi ha dato la caccia". In effetti, in certi ambienti, la patente di intellettuale è più accessibile di quella del motorino. Basti pensare che passa per un intellettuale persino Bernard-Henri Lévy.

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)