“I SEMPIO HANNO UN CERVELLO DA CAPRA. ANDREA È UN COMUNISTA DISADATTATO” - TUTTE LE MINCHIATE DI MASSIMO LOVATI, L’AVVOCATO A CUI IL 37ENNE INDAGATO PER L’OMICIDIO DI CHIARA POGGI HA REVOCATO IL MANDATO - LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO, DOPO UNA SERIE DI GAFFE E DIETROLOGIE, È STATA “L’INTERVISTA ALCOLICA” CON FABRIZIO CORONA IN CUI HA SPARATO A ZERO SUL SUO ASSISTITO E SU YARA GAMBIRASIO. ORA LOVATI SI GIUSTIFICA PARLANDO DI UNA FANTOMATICA RECITA: “IO ERO GERRY LA RANA, NON ERO L'AVVOCATO LOVATI. ERA SOLO UNA SCENEGGIATURA. IL SENSO DELLA FICTION È QUELLO DI MISCHIARE FANTASIA E REALTÀ. QUINDI A VOLTE DICO COSE SENSATE E ALTRE VOLTE FESSERIE…”
Estratto dell’articolo di Pierangelo Sapegno per "la Stampa"
Adesso chissà che fine farà lo sciamano di Garlasco, visto che ieri Andrea Sempio gli ha tolto il mandato per la sua difesa. A dire il vero, l'avvocato Massimo Lovati, alias Gerry la rana, si sente solo «un cavaliere della giustizia».
[…] Anche se a vederlo pare un'altra cosa, così stropicciato, mica come quegli avvocati che sembrano aspirapolvere con i loro completi english style tutti belli perfettini, e così spettinato, un uomo maltrattato dalla legge che nell'arena mediatica parla strascicando la voce per staccare la lingua dal palato, un personaggio onirico, perfino surreale, che usa l'irrazionale per sfidare la logica.
fabrizio corona intervista massimo lovati a falsissimo
A chi gli chiede perché Sempio l'ha mollato, dice «penso per Corona», con uno sbuffo leggero e l'ondeggiar del capo. L'ultima sua performance. […]
l'altra sera da Giletti ha di nuovo dato il meglio di sé. […] Tu sei Gerry la rana, con la erre moscia, l'ha marchiato Corona.
E Lovati, mezzo scamiciato e con la voce impastata, gli dice che avrebbe salvato persino Bossetti. E come? «Io Bossetti ero l'amante di Yara. Ci vedevamo tutti i giorni e ci amavamo come pazzi. Potete condannarmi perché lei era minorenne. Non per omicidio». Ma dai, erano amanti?, gli chiede Corona. Sospiro etilico: «Ah, mica lo so».
Querele a pioggia in arrivo. Ma chi se ne frega. Va da Giletti e spiega perché la storia dei soldi al procuratore aggiunto Venditti non sta in piedi. Agli avvocati non sarebbe rimasto niente.
«Lavoro gratis? Questa indagine non ha capo né coda. È un'accusa vuota, sfornita di qualsiasi indizio contro Venditti, visto che i soldi sono pochi e l'avvocato ne ha presi un bel po', perché ho lavorato sodo come lo so solo io».
E se Corona lo smentisce sostenendo che lui invece era preoccupato per questa cosa della corruzione, e che gli avrebbe pure detto che sono tutti corrotti eh!, replica pronto, sospirando come sopra: «L'intervistatore era diventato un asino in quel momento e io ho dato ragione a un asino». Però gli ha parlato del magistrato che ha voluto riaprire l'indagine, «che era legato all'Opus Dei, maledetto».
Questo non può negarlo. «Io ero Gerry la rana, non ero l'avvocato Lovati». Tira di nuovo un bel profumo di querele e denunce varie. Ma lui ci si muove dentro come in una giungla, qualche sorso per tirarsi su attraverso le intricate ramificazioni vegetali, e un'idea fissa da spiegare al popolino senza il misterico linguaggio di uno sciamano. «Era solo una sceneggiatura», dice a un inviato Rai.
«A teatro l'attore dice quello che gli viene mostrato dal copione. Io ho sempre avuto la passione per il teatro». Poi da Giletti ribadisce il concetto: «Il senso della fiction è quello di mischiare fantasia e realtà. Quindi a volte dico cose sensate e altre volte fesserie».
Non importa che Corona, appollaiato come un avvoltoio sulle sue spalle cadenti, lo smentisca di nuovo: «Dice che faceva un provino? Ma lui ha questo modo di provocare, è un uomo intelligente, anziano, sgamato, ma anche truffaldino.
Si prende gioco della televisione, gode del suo egocentrismo. Non è vero che gli ho detto ti propongo un film». Il fatto è che alla fine Gerry la rana deve tornare a terra […] Ha detto che Andrea Sempio è un comunista disadattato. E che i Sempio hanno un cervello da capra.
«È una mia strategia. È il mio modo di difendere i miei clienti». Insultandoli. Ma non sforzatevi di capire. Fino all'ultimo era convinto che il suo assistito non l'avrebbe mollato. «Gli ho spiegato che il mio personaggio è la sua miglior difesa».
Posata la bottiglia, può chiudere gli occhi e sognare. È così che ha visto l'assassino. «Non è stato Stasi. E ancor meno Sempio. Gli assassini sono gli stessi che Alberto Stasi ha coperto sotto la minaccia di morte».
Storie oscure di preti, abbazie abbandonate, festini e misteriosi suicidi. Cosa ne sa questa pianura infinita degli incubi che volteggiano nelle sue nebbie?
il padre di andrea sempio - giuseppe sempio
Angela Taccia - legale di Andrea Sempio - sopralluogo nella villetta del delitto di Garlasco
ANDREA SEMPIO E ANGELA TACCIA
massimo lovati





