shmuel peleg, nonno di eitan biran

“UN GIORNO EITAN MI DIRÀ CHE L'HO SALVATO” – LO SCAZZO TRA I DUE RAMI DELLA FAMIGLIA DEL PICCOLO EITAN SI SPOSTA SUI CANALI TV ISRAELIANI – ALL’EMITTENTE N12 SHMUEL PELEG SI È DIFESO: “HO RICEVUTO UN'OPINIONE LEGALE E SONO PASSATO ATTRAVERSO UN REGOLARE CONTROLLO PASSAPORTI. MIA FIGLIA SARÀ FIERA DI ME” – OGGI PARLERÀ LA ZIA PATERNA CHE È VOLATA IN ISRAELE PER L’UDIENZA IN TRIBUNALE – INTANTO SI È SCOPERTO CHE PELEG HA CAMBIATO AUTO DURANTE IL RAPIMENTO: HA APPROFITTATO DI UN PRESUNTO "BUCO" NEL DATABASE EUROPEO DOVE…

1 - IL NONNO DI EITAN IN TV "UN GIORNO MI DIRÀ CHE IO L'HO SALVATO"

Fabiana Magrì per "la Stampa"

 

Shmuel Peleg, nonno di Eitan Biran,

Prove generali in tv per i Peleg e i Biran, a nove giorni dall'udienza al Tribunale della Famiglia di Tel Aviv, convocata per il 29 settembre. I due rami della famiglia del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, si danno battaglia mediatica, stasera, sui canali israeliani N12 e Kan13. L'emittente N12 ha diffuso su twitter due brevi video che anticipano i contenuti di una lunga l'intervista a Shmuel Peleg, il nonno materno di Eitan, raccolta poche ore prima che la polizia israeliana lo interrogasse, martedì scorso, e gli ingiungesse i domiciliari. Misura restrittiva che scade proprio oggi.

 

eitan

E che, secondo il portavoce della famiglia Peleg, Gadi Solomon, sentito da La Stampa, «non saranno estesi ulteriormente perché non ci sono i presupposti. Si è trattato di una procedura standard che scatta in queste circostanze». Cioè, intende, la richiesta presentata in Israele da Hagai Biran, il fratello di Aya, entrambi zii paterni di Eitan, di far rientrare il bambino in Italia secondo quanto prevede la convenzione dell'Aia in materia di tutela dei minori.

 

zia paterna eitan

Ma ciò che accadrà davvero oggi a Shmuel Peleg, secondo fonti interne alla polizia, dipenderà dalle indicazioni del Dipartimento Internazionale della Procura di Stato. L'ambiente in cui è stata girata l'intervista è neutro, le inquadrature strette. Peleg, 58 anni, appare pacifico mentre la giornalista gli chiede se si rende conto che quello che ha fatto non è legittimo. «Davvero, non capisco - risponde -. Ho ricevuto un'opinione legale e sono passato attraverso un regolare controllo passaporti».

 

«E non temi - incalza la reporter - il giorno in cui Eitan farà una ricerca su Google e troverà le informazioni su questo sporco affare di famiglia?». Nell'uomo, che meno di quattro mesi fa ha perso cinque membri della sua famiglia, l'emozione prende il sopravvento mentre risponde che è certo che Eitan, da grande, gli riconoscerà di aver fatto tutto per lui. «Mi dirà che l'ho salvato. E mia figlia - aggiunge -, quando un giorno ci incontreremo in cielo, sarà fiera di me per averlo portato a casa sua».

il piccolo eitan

 

La versione di Aya Biran - e forse le risposte alle accuse dei Peleg - è affidata alle telecamere di Kan13 e sarà trasmessa ugualmente oggi. La zia di Eitan è in procinto di atterrare all'aeroporto Ben Gurion. Una volta in territorio israeliano, il suo legale Shmuel Moran intende fare pressione sul Tribunale di Tel Aviv perché si pronunci a proposito dell'istanza avanzata martedì per ottenere che il bambino possa ricongiungersi con lei, già nominata tutrice di Eitan dal Tribunale di Torino.

nonno eitan

 

L'iter che partirà il 29 settembre servirà per arrivare a una decisione sull'immediato rientro di Eitan in Italia. Ci si aspettano tempi rapidi, la convenzione dell'Aia prevede un massimo di 6 settimane per deliberare. Inoltre gli zii si sono appellati ai canali diplomatici per sollecitare un'intesa più rapida tra i due Paesi. Nel frattempo, nell'appartamento all'ottavo piano di un grattacielo di Petah Tikva, la cittadina satellite a dieci chilometri da Tel Aviv dove vive Shmuel Peleg, Eitan trascorre le ultime ore della quarantena, come previsto dalle disposizioni in vigore in Israele per gli arrivi dall'estero. Oggi potrà fare il test per il Covid19. E se negativo, potrà uscire dall'isolamento.

 

2 - L'AUTO CAMBIATA IN CORSA COSÌ IL NONNO DI EITAN HA BEFFATO LA POLIZIA

Paolo Berizzi per "la Repubblica"

 

SHMUEL E TAL PELEG

Una Volkswagen Polo "affrancata" dal controllo satellitare e un jet Cessna 680 Citation Sovereign. Sono i due mezzi - entrambi a noleggio - con cui Shmuel Peleg ha prelevato il nipotino Eitan trasportandolo dalla casa di Rotta di Travacò, in provincia Pavia, a Tel Aviv. Due come i "jolly" - chiamiamoli così - che hanno permesso al nonno sequestratore di mettere a segno il suo blitz internazionale. Il primo: un decisivo cambio di auto. Il secondo: un presunto "buco" nel database europeo (SIS) dove vengono inseriti i dati delle persone segnalate dalle autorità di polizia e alle quali i doganieri - in questo caso dell'aeroporto di Lugano - possono impedire di lasciare un paese Schengen (la Svizzera). Andiamo con ordine.

 

la famiglia di eitan 5

Le indagini condotte dalla Squadra mobile di Pavia e dallo Sco - coordinati dal procuratore Mario Venditti e dal sostituto Valentina De Stefano - stanno facendo luce su quelli che gli investigatori ritengono essere stati i passaggi cruciali del piano di Peleg. Da una parte le "sponde", e dunque gli eventuali complici che quasi certamente ci sono stati (l'altra indagata per sequestro di persona è l'ex moglie di Peleg, Esther Cohen); dall'altra, le "falle". Un combinato disposto che ha spianato la strada al nonno di Eitan. Prima via terra, poi nei cieli.

 

la famiglia di eitan 4

Ricostruiamo. Si sa ora che l'uomo era tenuto d'occhio dalla polizia da molto prima dello scorso 11 settembre, giorno in cui si concretizza quello che per la Procura è un rapimento aggravato. Nel suo primo periodo italiano - dopo la strage del Mottarone - Peleg noleggia un auto. Noleggio a lungo termine. La usa per spostarsi tra Milano, dove alloggia, Torino, dove Eitan è ricoverato fino al 10 giugno all'ospedale Regina Margherita, e Rotta di Travacò, dove andrà a far visita al nipotino a casa della zia Aya Biran. Sull'auto a noleggio di Peleg la polizia ha installato un Gps. Serve a tenere l'uomo, cautelativamente, sotto controllo.

la famiglia di eitan 3

 

Il motivo: le continue tensioni tra le due famiglie di Eitan: gli "italiani" Biran, e i Peleg israeliani. Al centro, ovviamente, la contesa per la tutela del bambino. Una situazione borderline dietro la quale il giudice tutelare di Pavia, Michela Fenucci, aveva intravisto il rischio di un colpo di mano (che poi c'è stato). Dopo l'ennesimo scambio di accuse, il 6 agosto, la procura decide di monitorare ancor più fa vicino Shmuel Peleg: oltre al Gps sull'auto, passaggi di pattuglie. Succede però che verso fine agosto Peleg rientra qualche giorno in Israele. Prima di imbarcarsi all'aeroporto di Malpensa consegna l'auto a noleggio. Addio Gps. L'ex militare specializzato in telecomunicazioni rientra poi in Italia. E noleggia un'altra auto: una VW Polo.

la famiglia di eitan 2

 

Non si sa come né perché, il "pedinamento" finisce qui. Una beffa? Più o meno. Gli itinerari lombardi del nonno materno - che non alloggia più nell'hotel in zona stazione Centrale a Milano -, non sono più tracciabili. È a bordo della Polo che sabato 11 settembre Peleg passa a prendere Eitan a Pavia. Ha in mano illecitamente il passaporto israeliano del bambino che avrebbe dovuto consegnare entro il 30 agosto. Alla dogana di Ponte Chiasso passano lisci: primo ostacolo superato.

 

la famiglia di eitan 1

A Lugano, ad attenderli, l'aereo privato. C'è anche una donna con loro? Non è ancora escluso (e non può essere la nonna materna, rientrata il giorno prima in Israele). Ma il punto cruciale sono i controlli. «Per i minori è previsto il controllo minimo: il solo passaporto», spiegano dall'Amministrazione federale delle dogane. Già. Ma il nome di Eitan Biran doveva essere inserito nel SIS. Il bambino non poteva espatriare: ordine del giudice. Perché ha potuto salire sull'aereo?

eitan unico sopravvissuto del mottaroneLA FAMIGLIA DISTRUTTA SULLA FUNIVIAUltima foto con EitanEtty Peleg, la nonna materna di eitanI genitori di Eitani genitori di eitan

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....