A VENEZIA NELLA BATTAGLIA NAVALE TRA GONDOLE E VAPORETTI, YACHT E GRANDI NAVI, TAXI E MOTOTOPI, BARCHE DI TURISTI E BARCHE DI VERDURA, CI E’ SCAPPATO IL MORTO

Roberto Bianchin per La Repubblica

Si affacciasse adesso, dalla sua camera numero dieci dell'hotel Danieli, George Sand non adopererebbe parole delicate. Prima impallidirebbe, poi racconterebbe l'inferno. Quello che comincia sotto le sue finestre, tra le acque del bacino di San Marco che ribollono come dentro un pentolone. Nel suo punto più bello, quello che emoziona, davanti all'antico palazzo dei Dogi, la laguna è un mare in tempesta. Mare forza sette.

Onde alte un metro, a volte anche due, sbattono contro le barche, contro i pontili, contro le rive. Gli spruzzi arrivano dappertutto. E tra le onde, sempre più grandi, sempre più violente, si combatte una gigantesca e spietata battaglia navale: tra gondole e vaporetti, yacht e grandi navi, taxi e mototopi, barche di turisti e barche di verdura, barchini e barconi di ogni risma. Tutti contro tutti. Senza controlli. Senza tregua. Senza pietà.

Le gondole in fila, cariche di turisti da portare a fare il solito giretto nei canali, e talvolta da spennare, faticano a uscire dalla bolgia dello stazio del Danieli. Perché accanto c'è il pontile dei vaporetti e arriva un vaporetto ogni minuto, e il vaporetto fa onde, risucchio, e ogni volta si rischia lo scontro. Il gondoliere fa l'acrobata a poppa, traballa, vacilla, talvolta brontola e grida.

Evitati i vaporetti non è finita: ci sono i barconi che portano i turisti dalle spiagge, che sono ancora più grossi e fanno ancora più onde. Poi è uno slalom tra i taxi e i mototopi delle merci, i barconi della frutta e della verdura, quelli dei traslochi. E come se non bastasse, ogni tanto passano pure le grandi navi, che ingombrano il bacino, sfiorano la riva e mettono paura. La gondola, al confronto, è una piuma alla deriva.

«Si rischia il morto ogni giorno », ripete da anni, inascoltato, quello che era il capo dei "bancàli", i rappresentanti dei gondolieri, Roberto Luppi. Il primo allarme lo aveva lanciato nove anni fa, proprio dalle pagine di Repubblica, quando un bimbo olandese di un anno appena, finito in acqua con tutta la famiglia da una gondola speronata da un vaporetto in Canal Grande, era stato salvato per miracolo.

Joachim Reinhard Vogel, il professore tedesco che è morto ieri a Rialto, in un identico incidente nell'ingorgo pazzesco del Canal Grande diventato peggio dell'autostrada della Serenissima, non ha avuto la stessa fortuna. Per questo i gondolieri si stringono nelle spalle, amareggiati, quasi rassegnati: «Sono anni che diciamo che così non si può più andare avanti, che prima o poi ci scappava il morto».

«Senza controlli e senza responsabilità, è evidente che finisce male», accusa Aldo Reato, il presidente dei bancàli. È da tempo che i gondolieri, ma non solo loro, anche molti veneziani, le società remiere, le associazioni ambientaliste, chiedono «provvedimenti urgenti», anche drastici, per ridurre il moto ondoso e fermare il traffico impazzito.

Non è stato fatto quasi nulla. «Nessuno ha mai preso un provvedimento, una vergogna», si indigna Giovanni Giusto, presidente delle società remiere. Le poche misure adottate negli anni, come la circolazione solo a remi in alcuni piccoli canali interni, le limitazioni alla velocità, le restrizioni di orario (solo al mattino) per la consegna delle merci, il divieto in Canal Grande ai barconi turistici, non sono bastate. Il traffico delle barche di ogni tipo è cresciuto a dismisura. I canali, intasati, sono diventati pericolosi. Invivibili.

Tutti hanno le loro ragioni e nessuno vuol fare un passo indietro: i vaporetti che, come i taxi, hanno aumentato le corse perché sono cresciuti i turisti, le trecento gondole che per lo stesso motivo fanno più serenate, le barche delle merci perché sono spuntati nuovi alberghi e hanno aperto nuovi negozi.

Si vede passare di tutto da San Marco a Piazzale Roma, migliaia di barche che corrono sempre più forte nei quattro chilometri dell'ingorgo quotidiano del Canal Grande: vaporetti, gondole, taxi, barche di pietre, sabbia, immondizie, mobili, scarpe, vestiti, lavatrici, televisori, botti di vino, bibite, pane, pesce, frutta, verdura e ogni genere di mercanzia. «Il traffico aumenta sempre, tutti corrono come pazzi e controlli non se ne vedono - dice Daniele D'Este, gondoliere, capo dello stazio del Danieli - noi denunciamo, ma non succede mai niente».

Il mese scorso, quando un'altra gondola rischiò di rovesciarsi lì davanti, i gondolieri chiesero un decalogo di nuove regole per limitare il devastante moto ondoso. Piccole cose: cambiare posto ai pontili dei vaporetti, chiedere ai piloti di ridurre la velocità e i giri del motore durante le soste, e di innestare la marcia indietro, per fare meno onde, quando si fermano ai pontili. Non se n'è fatto niente, come spesso accade a Venezia.

Qualche anno fa, sembravano aver trovato il rimedio. Tolti i vigili dagli angoli dei canali, avevano installato un sofisticato sistema di telecamere lungo tutto il Canal Grande per controllare, dai tetti dei palazzi, la velocità delle barche. Hanno funzionato una sola stagione.

 

w calendario gondolieriCacciari in Gondola - dal Corriere della SeraGOOGLE STREET VIEW A VENEZIA CARNIVAL A VENEZIAOSPITI ARRIVANO IN MOTOSCAFO FOTO LA NUOVA VENEZIA venezia inchino NAVE CROCIERA VENEZIA Mario De Biasi Federico Fellini Giulietta Masina e Anthony Quinn Venezia cm x x GIORGIO ORSONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)