damiano tommasi federico sboarina giorgia meloni matteo salvini

A VERONA NON HA VINTO IL PD, MA DAMIANO TOMMASI – IL RISULTATO STORICO DEL CENTROSINISTRA NELLA CITTÀ DI ROMEO E GIULIETTA È FIGLIO DELLA POPOLARITÀ E DELLA STRATEGIA DELL’EX CALCIATORE, CHE HA RIFIUTATO SIA LA TESSERA SIA LA PRESENZA UFFICIALE DEI PARTITI NELLA SUA LISTA – E DI FRONTE ALLE ACCUSE DEL MELONIANO SBOARINA (“DIETRO LA FACCIA DEL ‘BRAO BUTEL’ SI NASCONDE IL PEGGIO DELLA VECCHIA SINISTRA, CHE CI HA RIEMPITO DI ROM E CLANDESTINI), HA SEMPRE FATTO SPALLUCCE, DA BRAVO “CHIERICHETTO”

 

Francesco Rigatelli per “la Stampa”

 

damiano tommasi sindaco di verona 4

«Sindaco, sindaco», gridano in coro a mezzanotte passata i ragazzi della Rete, il movimento civico colorato di giallo di Damiano Tommasi. Alla fine ha vinto l'ex calciatore riccioluto, mite e silenzioso. Il nuovo sindaco di Verona è Damiano Tommasi, che batte col 53 per cento il sindaco uscente Federico Sboarina, targato Fratelli d'Italia e appoggiato dalla Lega, che si ferma al 47. L'affluenza è stata minore del primo turno, ma è arrivata al 48 per cento contro il 55 di due settimane fa, superando il 42 del ballottaggio 2017.

 

La città scaligera, storicamente di centrodestra, passa così al campo largo, anche per il mancato apparentamento di Sboarina con l'ex sindaco leghista Flavio Tosi e Forza Italia. Non hanno funzionato gli appelli del vescovo Zenti contro la teoria di genere o le trattative fuori tempo massimo con alcuni tosiani.

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

 

«Il centrodestra ha perso contro se stesso», sintetizza il direttore dell'Arena di Verona Massimo Mamoli. Ha vinto invece la strategia paziente di recupero della cittadinanza di Tommasi. «È un risultato storico per Verona - spiega il neoeletto -. Ci siamo messi in gioco e abbiamo vinto, dimostrando di poter fare politica senza insultare e rispondere alle provocazioni, vincendo anche nei modi. È ovvio che la storia di Verona è di centrodestra, ma ora ha evidenziato di essere anche altro: questa proposta politica ha fatto girare pagina alla città. Ora inizia la stagione delle responsabilità, ma il primo atto sarà festeggiare con quanti si sono dati da fare e che se lo meritano».

festeggiamenti al quartier generale di damiano tommasi a verona

 

Il riferimento è alla Rete, il movimento pieno di ragazzi che ieri ha festeggiato fino a tardi nella sede elettorale dopo averlo supportato nella campagna al posto dei partiti, tenuti a debita distanza. Comportamento che ad alcuni osservatori ha fatto pensare che poi Tommasi non sia così lontano da certi atteggiamenti originari dei grillini. Lo ha confermato lui stesso, pur rifiutando ogni etichetta. E ora all'ex calciatore toccherà andare in bici sullo Stelvio, in ricordo del vecchio amico giornalista Gianni Mura, come aveva promesso in caso di vittoria.

 

damiano tommasi sindaco di verona 3

In ogni caso non si può dire che abbiano mancato di coraggio i coetanei Tommasi e Sboarina, rispettivamente 48 e 51 anni. Entrambi hanno corso nonostante le loro coalizioni. Nominalmente erano i candidati del centrosinistra e del centrodestra, ma il primo ha rifiutato sia la tessera sia la presenza dei partiti e il secondo ha tenuto testa alle richieste di Meloni e di Salvini di apparentarsi con Tosi.

 

damiano tommasi sindaco di verona 2

Hanno scelto di giocare, insomma, con la loro testa. E una certa testardaggine l'hanno dimostrato più volte in queste due settimane di campagna elettorale per il ballottaggio. All'ultimo confronto diretto Tommasi lo ha messo addirittura in chiaro: «Non devo per forza dire che sono in disaccordo con lui su tutto». Anche la strategia, suggerita da Giovanni Diamanti all'ex calciatore, è stata simile. Molte passeggiate e pochi comizi vecchio stile. Verona è stata così letteralmente attraversata dai candidati, senza contare il lavoro costante sui social.

 

damiano tommasi eletto sindaco di verona

Non sono mancati poi gli aiuti esterni, anche se un po' diversi. Sboarina ha contato a livello locale sull'appoggio del suo partito di sempre, An oggi Fdi, e sul supporto di Zaia, che ancora pochi giorni fa lo ha sostenuto. Tommasi ha materializzato quella rete dei sindaci di cui tanto si parla. Così Beppe Sala da Milano, Dario Nardella da Firenze, Davide Galimberti da Varese, Matteo Ricci da Pesaro e tanti altri hanno mandato messaggi o sono venuti a camminare con lui per la città.

 

Il confronto si era leggermente incrinato a pochi metri dal voto per una lettera di Sboarina all'Arena di Verona in cui si riferiva così all'ex calciatore: «Dietro la faccia del "brao butél" che fa il candidato civico si nasconde tutto il peggio della vecchia sinistra».

 

damiano tommasi eletto sindaco di verona

Per continuare poi con lo spauracchio di chi «ci ha riempito di campi Rom, di clandestini, di degrado, di disordine, di abusivi. Non si tratta di scegliere tra due facce, ma tra due modelli: il nostro, che ha a cuore famiglie e attività economiche, e il loro, che invece le ostacola e regala soldi ai nullafacenti».

 

Toni duri, davanti a cui il chierichetto, come viene chiamato Tommasi, ha fatto sempre spallucce e porto l'altra guancia. Terzo di cinque figli, padre di sei, nato a Negrar in Valpolicella e residente lì vicino, ieri non ha votato ma ha seguito la giornata con la moglie Chiara, in lacrime dalla felicità, con cui ha aperto una scuola ispirata a Don Milani, di cui sempre ieri ricorreva l'anniversario, prima di raggiungere in serata gli amici della Rete e festeggiare fino alle ore piccole.

 

damiano tommasi sindaco di verona 1

Lui, che è abituato ad andare a dormire presto. «Non avrei mai pensato a un calciatore sindaco - conclude -, ma la mia città è anche questo. Verona ha sofferto per anni del pregiudizio di doversi sentire di destra o di sinistra, mentre adesso potrà confrontarsi con le persone e con i problemi per cercare di risolverli insieme e restare uniti intorno al merito. Sboarina mi ha chiamato per farmi l'in bocca al lupo e i complimenti. Gli ho detto che ci vedremo presto».

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina matteo salvini federico sboarina giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...