intelligenza artificiale

VOLETE CONOSCERE IL FUTURO CHE CI ASPETTA? LEGGETE IL NUOVO LIBRO, "L'INEVITABILE", DEL TECNOGURU KEVIN KELLY: “INTERNET TRASFORMA IN DATI TUTTO DI NOI. L'IDEA STESSA DI PRIVACY È DESTINATA A TRAMONTARE E FRA QUALCHE TEMPO TROVEREMO "NATURALI" UN NUMERO ELEVATO DI COSE CHE ORA CI SEMBRANO ALTRO. NEGLI ANNI ’90 PENSAVAMO CHE IL WEB SAREBBE STATO…”

Jaime D'Alessandro per “la Repubblica”

 

KEVIN KELLY

«Certe innovazioni sono inevitabili», racconta Kevin Kelly, «e anche se le volessimo fermare non potremmo farlo». Per questo ha intitolato il suo ultimo libro, che sta per uscire in Italia, L'inevitabile (Il Saggiatore). Lui le rivoluzioni tecnologiche le ha viste tutte, iniziando da quella dei primi personal computer, e ogni volta ha assistito prima allo scetticismo e poi all'incredulità di chi è stato travolto. Nato in Pennsylvania nel 1952, è stato il primo direttore della rivista Wired, fra le più importanti del mondo della tecnologia.

 

KEVIN KELLY - INEVITABILE

E alla fine degli anni Sessanta pubblicava il Whole Earth Catalog, periodico underground che affascinava così tanto un ragazzino di nome Steve Jobs da spingerlo a rubarne il motto per farlo suo: "Siate affamati, siate folli".

 

Il suo ultimo libro è diviso in dodici capitoli ognuno dedicato a un aspetto, dalla robotica e l'intelligenza artificiale, fino alle nuove forme di tv, di trasporto, di commercio. Non tutto torna e non sempre le previsioni sono affilate. Ma dipinge un futuro ibrido, probabile, con un'umanità "aumentata" che eternamente condivide, circondata da oggetti capaci di comprendere quel che fa o dice e dove la stessa tecnologia finisce per plasmarla costringendo le persone al ruolo di studenti a vita per cercare di restare al passo con i tempi.

 

intelligenza artificiale

«L'unione fra la nostra realtà e quella fatta di pixel è la prossima grande svolta dopo quella dei social network», spiega con la sua voce pacata e le frasi lente scelte con cura. «Sopratutto darà vita a una nuova forma di economia grazie alla discesa nel reale di beni virtuali». Insomma, ci aspetterebbe la Los Angeles di Blade Runner unita a quella del romanzo Guerreros di William Gibson grazie a lenti smart capaci di visualizzare ologrammi di ogni genere. Un futuro che però è già inciampato, basti pensare al flop dei Google Glass.

 

robot guida la macchina

Ma quando facciamo notare a Kelly che né la realtà virtuale né quella aumentata sembrano essersi diffuse, eccezion fatta per fenomeni passeggeri come Pokémon Go, lui obbietta tirando in ballo la storia: «Lo sa come immaginavamo Internet agli inizi degli anni Novanta? Come una sorta di televisione da cinquemila canali. Non ne capivamo le potenzialità. L'errore è pensare al domani con la testa di oggi. L'Ibm fece fatica a capire che un' azienda di solo software come la Microsoft avrebbe potuta sorpassarla. A sua volta la Microsoft non credette al Web né alla pericolosità di un motore di ricerca gratuito. E Google non si accorse che l' ondata successiva sarebbe stata quella dei social network».

 

deep learning 2

Non è apocalittico come Jaron Lanier, fra i "padri" della stessa realtà virtuale, autore fra gli altri di Tu non sei un gadget (Mondadori) e fra i primi "tecno scettici" ormai sempre più numerosi. E non è nemmeno un integrato entusiasta alla Eric Schmidt, ex amministratore delegato di Google che scrive libri sulle meraviglie di La nuova era digitale (Rizzoli). Nel saggio precedente, Quello che vuole la tecnologia (Codice Edizioni), Kelly ha invece sostenuto che le innovazioni abbiano capacità di evolversi da sole: possederebbero nel loro Dna quelle successive in una catena già scritta.

 

Per lui ad esempio i nodi del Web, i nostri smartphone e i 57 miliardi di telecamere e sensori in circolazione entro il 2020, sono la base di un organismo che sta volgendo rapidamente verso l' acquisizione di capacità cognitive. «Internet alla fine è la più grossa e veloce fotocopiatrice del mondo», prosegue.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

 

«Trasforma in dati tutto di noi. L'idea stessa di privacy ad esempio è destinata a tramontare e fra qualche tempo troveremo "naturali" un numero elevato di cose che ora ci sembrano altro». Compresi gli aspetti negativi sui quali però lui preferisce non soffermarsi. E alla fine della lettura sorge quasi la speranza che alcune delle sue previsioni si dimostrino errate. Peccato solo che Kevin Kelly sia lo stesso che nel 1995 si era messo a fantasticare di reti neurali fatte di processori organizzati imitando la biologia. Quindici anni prima che cominciassero a invadere il mondo.

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