quelli della notte renzo arbore dago

FENOMENOLOGIA DI “QUELLI DELLA NOTTE”: 40 ANNI FA IL PROGRAMMA DI ARBORE CAMBIO’ PER SEMPRE LA TV ATTRAVERSO UN "FINTO TALK" CHE RIPRODUCEVA “UNA FESTA FRA AMICI CHE SUONANO, CANTANO, STRAPARLANO ALL’IMPRONTA” – TRA MARISA LAURITO, NINO FRASSICA NEI PANNI DEL FRATE SICILIANO ANTONINO DA SCASAZZA, RICCARDO PAZZAGLIA OSSESSIONATO DAL “BRODO PRIMORDIALE” E IL COMUNISTA ROMAGNOLO MAURIZIO FERRINI, DAGO CELEBRA CON LA VITTORIA DEGLI AZZURRI AL MUNDIAL DEL 1982 L’ “EDONISMO REAGANIANO”, CHE SPAZZO’ VIA LE BR, IL FEMMINISMO, LE IDEOLOGIE A VANTAGGIO DI UNA VOGLIA INCONTROLLATA DI DIVERTIMENTO E INDIVIDUALISMO – LA CRITICA DI ALDO GRASSO + VIDEO

 

Pasquale Palmieri per doppiozero.com

quelli della notte

 

Venerdì 3 maggio, 1985. È tarda sera e molti telespettatori italiani cominciano a fermarsi con interesse sulla seconda rete del servizio pubblico. Volge al termine la prima settimana di Quelli della notte, il nuovo programma condotto da Renzo Arbore (e scritto insieme a Ugo Porcelli), partito in sordina con ascolti modesti, ma in grado di suscitare una crescente curiosità grazie a una variopinta rassegna di personaggi bizzarri.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 4

Fra questi c’è Roberto D’Agostino, che si presenta come esperto dei “tipi di moda più influenti del mondo presente” e propone un siparietto dedicato alla “look parade”.

 

Descrive l’abbigliamento di modelli e modelle improvvisate, soffermandosi su “scarpe creeper” o Timberland, calzini “corti fluorescenti” o calzini “bianchi da tennista”, stili hyperwave o da paninaro, cinture El Charro o giubbotti Moncler.

quelli della notte 4

 

Il dj e giornalista – in parte già noto per qualche apparizione in radio e sul piccolo schermo – concentra la sua attenzione sui “creativi”: gli addetti stampa, i disegnatori, i pubblicitari e altre figure affini. Lascia sfilare un’elegante signora soprannominata “Lady Dynasty”, somigliante alla protagonista dell’omonima soap opera (trasmessa sui canali della Fininvest e interpretata da Joan Collins), coperta di brillanti e ammiratrice professa delle “cose belle”.

 

Porta in trionfo una yuppie, ovvero una “young urban professional”, nuova “figura emergente del mondo del lavoro” capace di contrapporre il pragmatismo al vecchio idealismo, concentrata sul futuro, sul successo e sulla gratificazione personale. La donna ha 26 anni, indossa un abito blu con scarpe alte e calze velate, ha i capelli lunghi e per ben due volte sottolinea di essere “femminile ma non femminista”. Arbore finge imbarazzo, la guarda con occhi perplessi e si chiede infine se “sotto la sua giacca batta un cuore”.

 

 

dago quelli della notte 4

È difficile capire cosa sia davvero Quelli della notte. Una definizione efficace è stata formulata dal compianto sociologo Fausto Colombo, esperto di media e consumi culturali: un finto talk con finti opinionisti, ospitato in un finto salotto (Il paese leggero. Gli italiani e i media tra contestazione e riflusso, Roma-Bari, Laterza, 2012). La trasmissione riporta alla mente alcune esperienze precedenti del noto presentatore di origine pugliese. S

marisa laurito quelli della notte

embra evidente l’intenzione di ricreare il clima goliardico radiofonico di Alto gradimento e quello televisivo di L’altra domenica, che negli anni Settanta avevano offerto al pubblico uno spazio di “assoluta evasione” in un periodo di grande fermento politico, grazie a personaggi comici che proponevano battute prive di un filo logico, creando spesso dei modi di dire (“chiappala, chiappala”) che entravano a far parte del linguaggio comune. Arrivato a metà del decennio successivo, tuttavia, Arbore sente il bisogno di operare un cambiamento netto, pensando a un programma in grado di capovolgere – nelle sue stesse parole – “il criterio della trasmissione-contenitore” ormai fagocitata dai dibattiti politici e dalla cronaca sportiva, con una nuova formula orientata a far prevalere “il gusto vero del fare spettacolo” attraverso la riproduzione di “una festa fra amici un po’ strampalati che suonano, cantano, straparlano all’impronta”.

 

 

dago quelli della notte 3

Marisa Laurito veste i panni della cugina del padrone di casa, vanta buone capacità in cucina e attende con pazienza il ritorno del fidanzato Scrapizza. Nino Frassica è il frate siciliano Antonino da Scasazza: promuove improbabili concorsi a premi e racconta aneddoti in una lingua deformata, criticando le ballerine “con l’obelisco da fuori”, promettendo di “tagliare la testa al topo”, o vagheggiando buoni affari per la sua terra d’origine “a livello turismico”.

 

dago arbore quelli della notte il paninaro

Riccardo Pazzaglia è un filosofo ossessionato dal “brodo primordiale”, impegnato in vani tentativi di elevare la discussione con domande troppo impegnative (“Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?”). Maurizio Ferrini è un comunista romagnolo che vende pedalò ai visitatori durante l’estate, rimanendo fedele all’Unione Sovietica e predicando rispetto per i simboli del suo potere.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 9

Simona Marchini è una telefonista romantica pronta a farsi interprete delle preferenze del pubblico da casa, animata da un tenero attaccamento ai personaggi delle “telenovelas” e alle loro avventure amorose. Massimo Catalano è un intellettuale gaudente esperto di cose inutili, incline a produrre aforismi che esprimono assolute ovvietà (“Meglio essere in salute che malati”).  

 

dago quelli della notte 2

Siamo in una fase di grandi cambiamenti per la televisione e l’intero sistema mediatico. Il successo delle reti Fininvest è ormai consolidato, anche grazie alla protezione garantita dai decreti del governo Craxi. E le tv locali non sono da meno. Riescono a occupare la scena in maniera corposa, trovando proprio nella fascia notturna un terreno fertile per proporre contenuti di ogni tipo: dalla televendita alla “telerissa”, fino ai quiz, ai classici del cinema western e agli spogliarelli.

 

Quelli della notte prova ad assorbire tutti questi mondi, facendoli confluire in un’unica grande rappresentazione scanzonata. Il programma di Arbore oscilla infatti fra la parodia e il fiancheggiamento, inserendo nello spettacolo battute estemporanee, silenzi imbarazzanti e conversazioni senza costrutto. È l’asimmetria, in buona sostanza, a caratterizzare la messa in scena.

arbore quelli della notte

 

I personaggi desiderano aprire nuovi canali comunicativi e trovare punti di incontro, ma tutti i loro tentativi falliscono. Si ritrovano invece imprigionati in un groviglio di incomprensioni, distanti l’uno dall’altro sul piano emotivo e culturale, privi di un linguaggio comune.

 

C’è tuttavia un congegno di sintonizzazione che li riscatta, riconducendoli su un’unica frequenza e consentendo loro di riconoscersi come comunità: lo sguardo verso il passato. Glorificano vecchi artisti, guardano vecchi filmati di repertorio e cantano in coro vecchie canzoni seguendo le note della “New Pathetic Elastic Orchestra”. Si commuovono ricordando grandi dischi come The Great Pretender dei Platters, che procura al presentatore un “ciglio inumidito”.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 8

Accolgono con sorriso complice gli spezzoni dei cartoni animati d’annata, compresi quelli carichi di ammiccamenti sessuali e “un po’ proibiti”. Parlano dello sbarco sulla Luna, del “Tuca Tuca”, dei Beatles, di James Brown, di Nilla Pizzi, di Maga Maghella, di Calimero, e addirittura preparano una torta per commemorare la vittoria nella prima guerra mondiale. Ripropongono infine le scenette comiche che accompagnavano i messaggi pubblicitari sulla Rai dei tempi andati, per raccomandare al pubblico di “andare a dormire dopo il Carosello, come si faceva una volta”.

 

QUELLI DELLA NOTTE

C’è da dire che nel 1985 Renzo Arbore non può essere di certo considerato un neofita della fortunata congiunzione fra nostalgia e retorica nazionalpopolare. Già all’inizio del decennio conduce Tagli, ritagli e frattaglie, insieme a Luciano De Crescenzo e Lory del Santo. Il programma rimette in onda i filmati più divertenti ritrovati nelle cineteche della Rai, assecondando un’atmosfera mediatica segnata dal bisogno di evasione e da un crescente rifiuto verso le pulsioni movimentiste o contestatrici.

 

Qualche mese più tardi, nel dicembre del 1981, si mette alla guida di Telepatria International: uno show teso a ironizzare sull’orgoglio di essere italiani, con le bande musicali dell’esercito e della marina militare, Roberto Benigni nei panni di Dante, Paolo Villaggio in quelli di Cristoforo Colombo, Carlo Verdone a interpretare l’ultimo dei garibaldini.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 6

E nel 1984 festeggia in tv il sessantesimo anniversario della radio con Cari amici vicini e lontani, rendendo omaggio a trasmissioni storiche come Tutto il calcio minuto per minuto, Gran Varietà e La Corrida, oltre alla sua stessa Alto gradimento.

 

Grazie a queste iniziative, l’emittente di Stato prova a riaffermare il suo primato e ricorda a tutte le reti concorrenti di avere dei mezzi straordinari a disposizione, a loro modo unici. In altre parole, la Rai riesce ad autocelebrarsi scavando nel suo stesso archivio, e poi smorzando l’evidente autoreferenzialità del prodotto televisivo “vintage” con il ricorso all’umorismo.

 

quelli della notte 1

Per la buona riuscita di questa operazione, risulta cruciale il contributo di Renzo Arbore, che riesce a conservare un raro equilibrio nella gestione del medium e ad “attraversare indenne ogni eccesso di kitsch, producendo effetti ironici e caricaturali” (A. Grasso, Storia della televisione italiana, Milano, Garzanti, 1992).

 

Del resto, nel salotto televisivo di Quelli della notte si respira anche un’aria di disincanto. In un luogo del genere, avrebbe forse potuto trovare posto anche un personaggio come Michele Apicella, presente in cinque lungometraggi di Nanni Moretti usciti al cinema dal 1976 al 1989.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 2

Pensiamoci: non abbiamo bisogno di un eccesivo sforzo di immaginazione per vedere Apicella che mette in mostra – davanti a Simona Marchini o Antonino da Scasazza – il suo rapporto malsano con i reperti del passato, ormai prossimi a trasformarsi in feticci. E allo stesso modo possiamo ritenere plausibile che lui si accomodi su quei divani per raccontare la sua esperienza di insegnante in una scuola intitolata a Marylin Monroe, con alcuni colleghi a far lezione davanti a un juke box e altri pronti a salire sull’autobus del viaggio d’istruzione cantando Dieci ragazze per me.

 

In questa atmosfera di rievocazione si inserisce proprio Roberto D’Agostino, che in una notte di primavera del 1985 (l’8 maggio, per essere precisi) lancia il filmato dei festeggiamenti esplosi in una notte estiva del 1982 (l’11 luglio), dopo la conquista della coppa del mondo di calcio da parte della nazionale di Bearzot.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 17

Per spiegare la sua scelta, D’Agostino assume un tono oracolare: è stata quella vittoria sportiva ad aprire la strada all’avanzata del cosiddetto “edonismo reaganiano”, spazzando via la politica, il femminismo, le ideologie e il bisogno di un mondo più giusto, a vantaggio di una voglia incontrollata di divertimento e individualismo. Anche se facciamo fatica a crederci, l’espressione “edonismo reaganiano” nasce proprio nella trasmissione di Arbore, forse grazie a una trovata improvvisata.

 

IL PAESE LEGGERO COVER FAUSTO COLOMBO

Nel giro di poco tempo, i protagonisti dello show ne intuiscono l’efficacia e la ripetono sempre più di frequente, fino a favorirne il successo e a farla diventare oggetto di discorsi pubblici e tavole rotonde. Il filosofo Gianni Vattimo la consacra definitivamente sulle pagine del quotidiano “La Stampa” in un articolo del 15 giugno 1985, usandola per descrivere le inclinazioni ideologiche di un’intera epoca.   

 

 

Molteplici fattori hanno dunque consentito alle 33 puntate di Quelli della notte di conquistarsi un posto privilegiato nella memoria collettiva degli italiani. Siamo ormai consapevoli dell’importanza attribuita agli anniversari, soprattutto di quelli con cifra tonda, e non ci stupiamo di fronte al festeggiamento del quarantesimo compleanno della trasmissione. In questi decenni abbiamo assistito al rincorrersi di omaggi e tentativi di emulazione, più o meno dichiarati, che testimoniano l’impatto di lunga durata prodotto da quell’esperimento, ma anche la sua sostanziale irripetibilità.

 

dago e renzo arbore quelli della notte 1

Lo stesso Arbore ne ha riproposto di recente alcuni estratti in Come ridevamo, sempre su Raidue, legando il durevole successo della sua brigata al più ampio sentimento nostalgico che lega gli italiani agli anni Ottanta, proiettati in una dimensione mitica, legati a un’artificiosa immagine di opulenza e spensieratezza.

 

È come se le osservazioni surreali e sgangherate emerse da quel salotto avessero acquisito un paradossale potere esplicativo, offrendo un ritratto convincente – fra i tanti possibili – di un paese confuso, ostaggio dell’opportunismo, del cinismo e dei sogni di arricchimento, privo di strumenti per interpretare la realtà e poco disposto a prendersi sul serio. Da quelle scene continuiamo a farci accarezzare di tanto in tanto, con pacato stupore, senza avere il coraggio di ammettere che potremmo essere ancora oggi fermi lì, a metà strada fra la “look parade” e Scasazza.

quelli della notteALDO GRASSO COVERdago e renzo arbore quelli della notte 11quelli della notte 4quelli della notte - dago, arbore, leonardo mondadori, bracardi, marisa laurito, simona marchini marisa laurito renzo arbore dago quelli della notte NINO FRASSICA QUELLI DELLA NOTTEarbore quelli della nottedago e renzo arbore quelli della notte 16

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA