repubblica delle idee repidee

METTI UNA SERA A ''REPIDEE''/2 - ACCALCATI PER RECALCATI. AL FESTIVAL DI REPUBBLICA CHE CELEBRA SOPRATTUTTO SE STESSA; DE BENEDETTI RACCONTA 40 ANNI DI GIORNALE MA LE SIGNORE DI MEZZA ETA' SONO TUTTE INFOJATE PER IL MEGLIO PSICANALISTA CHE PARLA - ATTENZIONE! - DI PERVERSIONE

massimo recalcatimassimo recalcati

Michele Masneri per ''Il Foglio''

 

Una festa dell’Unità light. Un Festivaletteratura senza bisogno di andare a Mantova. Un Cortina InConTra senza funivia (prima che arrivi la Raggi). Bisogna arrivare fino al Flaminio, sotto le architetture brutaliste-romantiche della defunta Zaha Hadid per vedere cos’è questa RepIdee2056, festival di Repubblica che per la prima volta arriva nella Capitale, e 56 indica “i prossimi 40 anni” (quelli già passati sono celebrati dalle prime pagine del quotidiano, qui esposte con la celebre “prima” del ’76 e il titolo “E’ vuoto il palazzo del potere”).

 

stefania sandrelli e bernardo bertolucci (2)stefania sandrelli e bernardo bertolucci (2)

“E’ tutto vuoto, vedrai, non c’è nessuno”, segnalava qualche antipatizzante, invece alle 19 di un mercoledì di prima estate non ci saranno folle oceaniche però gli appuntamenti più succosi fanno il (quasi) sold out. Certo, al corner D, quello dedicato a RadioCapital, con Vittorio Zucconi e l’archistar all’amatriciana Massimiliano Fuksas, ci sono 26 presenti, e un pubblico un po’ da dopolavoro (un signore chiede: “Qual è la responsabilità dell’architetto se un ladro entra in casa e si fa male?”; si sprofonda nella surrealtà).

roberta giallo e federico rampiniroberta giallo e federico rampini

 

Però di sopra, nella sala-loft, tutto esaurito per il panel sulla legalità, con Raffaele Cantone e Ilvo Diamanti. Cantone racconta di quant’è difficile il rapporto tra fisco e cittadino in Italia, di aver ricevuto una cartella esattoriale e di non averci capito nulla, e dunque l’ha pagata e basta.

 

michele serra e francesco piccolomichele serra e francesco piccolo

Diamanti sostiene che sono passati 20 anni da Mani pulite ma oggi non c’è più nessuna fiducia nei magistrati. “La Seconda Repubblica fondata sul muro di Arcore” (lievi risate in sala) non ha più i suoi eroi popolari. Il 20 per cento ha perso fiducia nei magistrati” (“oohh” di sconcerto).

 

michele serra e fedezmichele serra e fedez

La folla è composta in maggioranza da signore sui 50-60 anni, molte in colori chiari, con pochi mariti brizzolati-canuti, e maglioncino sulle spalle; tutti molto dritti. Verrebbe da fare un sondaggio, chi proviene da quale municipio, parrebbero tutti delle due roccaforti giachettiche, centro storico e Parioli. Poi sale sul palco Carlo De Benedetti, insieme al direttore di Rep., Mario Calabresi. l’Ingegnere, doppiopetto scuro a piccoli quadri, abbronzato al limite dell’ustione, racconta degli inizi di Rep., quando  si decise di fare “un giornale liberale in economia e fortemente riformista in politica”.

 

gianni muragianni mura

Proprio in quell’istante si aprono le porte ed entra un’onda anomala, un’altra infornata di sessanta-settantenni, che non trovano posto. Incredibile le folle che attira l’Ingegnere. Ma poi ecco il misunderstanding. Calabresi sul palco annuncia che “il prossimo dibattito, condotto da Massimo Recalcati, avrà luogo di sotto, nella piazza”. Come è entrata, la folla riflessiva allora prende la porta d’uscita e si fionda di sotto. Il tema è: “La perversione come segno del nostro tempo”. Dunque le folle oceaniche sono qui per sentire lo psichiatra comme il faut, aria stropicciata, occhiale da tycoon greco o esistenzialista parigino, chissà quante pazienti avrà fatto innamorare.

 

francesco piccolo   e mario calabresifrancesco piccolo e mario calabresi

La prima fila rimane però deserta (le folle riflessive di Rep. forse non vogliono sembrare troppo interessate a tematiche così porcellone). “E’ la perversione che definisce l’umano”, scandisce Recalcati. Dichiara infatti che “non si è mai visto un toro che contempla con desiderio lo zoccolo di una mucca”, poi chiosa con uno strategico “oggi non è più il tempo di Kant ma è il tempo di Sade”, che non si sa cosa voglia dire, ma suona indubbiamente bene.

 

federico rampinifederico rampini

Le signore dai capelli candidi sono soddisfatte. A proposito di perversione, c’è un angolo ristorante riservato per i vip di Rep., che indossano uno speciale pass. C’è Massimo Bottura, masterchef della Osteria Francescana di Modena, che prima di salire sul palco per il prossimo incontro pilucca il buffet, mentre maestranze scontente del catering dicono “oddio, chissà cosa dirà!”. Bottura sopravvive all’assaggio. Intanto la folla si prepara per seguire l’incontro tra Nicola Lagioia premio Strega e l’omologo anglo-pachistano Hanif Kureishi, si parla di periferie urbane (sala piena). Lagioia dice che da ragazzino Bari vecchia, pericolosa e altera, era la sua Macondo (cioè la città immaginaria di García Márquez). Brividi di piacere in platea.

elena stancanelli e francesco piccoloelena stancanelli e francesco piccolo

 

Due signore dietro: “Ah, Macondo”. Sospiri di intesa, lettrici forti. Domani non potranno esserci però perché “Patrizia fa la cena elettorale per Sabrina Alfonsi” (presidente Pd al primo municipio). E dopo il dibattito sulle periferie, l’imbarazzo della scelta: film-verità di Carlo Bonini oppure dibattito con Edoardo D’Erme alias Calcutta, rivelazione cantautoristica della Pontina (bellissimo il suo disco “Mainstream”). Qui arrivano perfino i giovani, con braghe corte e cappellino come lo stesso ventiseienne Calcutta. Oggi giornatona, con Eugenio Scalfari che incontra Matteo Renzi, o viceversa, alle 20.

corrado augiascorrado augiascorrado augias saluta stefania sandrellicorrado augias saluta stefania sandrelligianni mura (2)gianni mura (2)stefania sandrelli saluta bernardo bertoluccistefania sandrelli saluta bernardo bertoluccigreta menchi  e simone  paciello  awedgreta menchi e simone paciello awedzerocalcarezerocalcarebernardo bertolucci giovanni soldatibernardo bertolucci giovanni soldati

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO