LA LEGA SI SLEGA DA VANNACCI - IL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA DEL CARROCCIO, RICCARDO MOLINARI: “TROPPA IDEOLOGIA, PRIMA LA LEGA PRENDEVA VOTI DA DESTRA E SINISTRA...” - ANCHE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA LORENZO FONTANA STRONCA IL VANNACCISMO – IN VENETO SCOPPIA LA GRANA ZAIA CHE SI SENTE AZZOPPATO. E NON HA ANCORA SCIOLTO LE RISERVE SU UNA SUA CANDIDATURA DA CAPOLISTA. PER IL FUTURO AL “DOGE” NON DISPIACE LA PRESIDENZA DELL'ENI, CHE ANDRÀ A RINNOVO A GENNAIO, MA CIRCOLA ANCHE L'IPOTESI DI UN RUOLO IN EUROPA COME DIRETTORE GENERALE DELL'AGRICOLTURA…
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ì+Malumori nella Lega dopo il flop della linea Vannacci alle elezioni regionali in Toscana. Il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, afferma: "Anche il fatto di lanciare un messaggio politico così ideologico da una parte sola" ha pesato nel voto in Toscana, perché "non è il messaggio della Lega, perché la Lega ha sempre preso voti da destra, da sinistra, dal centro, proprio perché è post ideologica" per questo "buona parte degli elettori leghisti in quel messaggio non si sono riconosciuti, quindi ripartiamo da questo errore e non commettiamolo più".
In Toscana, prosegue, "non è andata bene, dagli errori si deve imparare, non bisogna ripeterli. L'errore è che la Lega è forte e vincente quando parla di autonomia, federalismo e territorio e valorizza gli amministratori sul territorio, la Toscana è una regione che comunque aveva la sua classe dirigente che in questa campagna elettorale è stata estromessa...".
Sul “vannaccismo” e il linguaggio della politica, interviene anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel corso della festa del Foglio a Firenze: "Io ritengo che sia fondamentale cercare in questo momento storico di abbassare di una tacca il livello, i decibel, delle discussioni – spiega -. Purtroppo siamo anche in un mondo abbastanza particolare perché i social secondo me hanno una parte di responsabilità, e anche un po’ il sistema mediatico”.
MATTEO SALVINI E ROBERTO VANNACCI - PONTIDA 2025
Fontana aggiunge: “Perché adesso vale di più un bel video anche con toni un po’ importanti piuttosto che un ragionamento perché si vuole tutto subito con parole semplici e magari anche forti per scuotere un po’ le coscienze. Non è più un ragionamento politico e questo purtroppo è forse la parte che manca".
VENETO, FAIDA PER LE LISTE STEFANI PARTE IN SALITA ZAIA E SALVINI ALLA CONTA
Federico Capurso e Francesco Moscatelli per “La Stampa” - Estratti
Debutto in salita per Alberto Stefani, che questa sera lancerà la sua candidatura a presidente del Veneto per il centrodestra dal Gran Teatro Geox di Padova. L'enfant prodige del Carroccio, segretario della Liga Veneta a 32 anni e da qualche mese nominato nella squadra di vice di Matteo Salvini in via Bellerio, dovrà vedersela con un partito uscito azzoppato dal voto in Toscana, in cui la fronda anti Vannacci ha ripreso forza, e con una coalizione particolarmente litigiosa.
I sondaggi lo danno comunque super favorito rispetto allo sfidante del centrosinistra Giovanni Manildo, ma in politica, certe volte, come si vince conta più della vittoria stessa.
La prima grana riguarda proprio l'evento di stasera.
Era stato annunciato come un momento condiviso. Gli stessi inviti ufficiali diffusi ieri dal Carroccio annunciavano la presenza – oltre alla triade Stefani, Zaia e Salvini – dei «rappresentanti della coalizione di centrodestra».
Eppure, Luca De Carlo e Flavio Tosi, i due coordinatori regionali di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, non ci saranno. E non ci sarà nemmeno il senatore Raffaele Speranzon, uomo forte dei Fratelli a Venezia, vicinissimo alla premier Giorgia Meloni. Stefani si dovrà accontentare dei quadri intermedi dei due partiti alleati, del rappresentante dell'Udc Antonio De Poli e degli autonomisti.
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Questione di immagine, certo, ma è anche il segno di un rapporto uscito logorato dal lungo braccio di ferro sulla candidatura di Stefani. E della «forte delusione» delle truppe di FdI per la scelta di Meloni di lasciare il Veneto alla Lega, preferendo ipotecare una candidatura in Lombardia.
L'altro problema, ben più spinoso, ha a che fare con la faida delle liste. Fratelli d'Italia, forte degli ultimi risultati nelle Marche e in Toscana e soprattutto del successo veneto alle Europee del 2024, starebbe imbarcando tutti i civici di centrodestra più forti, facendo razzia proprio fra quei sindaci e assessori, radicati sul territorio, che gli alleati avevano iniziato a sondare.
«Così ci soffocano», lamentano i vertici azzurri. «La loro è un'operazione scientifica, non casuale», gli fanno eco dal Carroccio, dove la soglia psicologica minima è fissata al 10%. Andare sotto sarebbe un disastro. E ad appesantire il clima c'è anche l'inserimento nella lista della Liga a Verona del "vannacciano" Stefano Valdegamberi, eletto con la lista Zaia e poi passato al gruppo misto nell'attuale consiliatura. Inviso ai leghisti, oltre che per le sue posizioni apertamente filo-russe, perché da tempo non verserebbe il suo obolo nelle casse del partito.
Ma la "questione delle questioni", in casa Lega, ha il nome e il cognome di Luca Zaia.
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Il Doge, che continua ad avere un ottimo rapporto con Meloni, è invece furibondo con Salvini. Imputa al suo segretario la responsabilità di non aver portato a casa né la sua lista né la possibilità di inserire il suo nome sotto il simbolo dell'Alberto da Giussano.
Si sente azzoppato. E per questo non ha ancora sciolto le riserve su una sua candidatura da capolista. Correrà in tutte le province o solo nella sua Treviso? Oppure non correrà affatto, facendo pesare la sua assenza? Gli addetti ai lavori dicono che la sua presenza in campagna elettorale raddoppierebbe da sola gli eletti della Lega, da 6-7 a 15-16 (in un Consiglio di 50).
roberto vannacci matteo salvini meme by edoardo baraldi
Questa impasse sta invece avendo l'effetto di bloccare la compilazione delle liste e l'inizio della campagna, anche perché l'obbligo di alternanza di genere, con Zaia in campo, metterebbe in seria difficoltà i candidati uomini della Liga. Si vocifera che qualcuno avrebbe già iniziato a suggerire ai suoi elettori si scrivere il nome di Zaia come secondo, annullandolo de facto. E poi, va ancora definito il futuro del Doge, su cui continuano le speculazioni.
A lui non dispiacerebbe la presidenza dell'Eni, che andrà a rinnovo a gennaio, ma ieri circolava anche l'ipotesi di un ruolo in Europa come direttore generale dell'Agricoltura.
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ROBERTO VANNACCI RICEVE LA TESSERA DELLA LEGA DA MATTEO SALVINI
salvini vannacci
IL GENERALE ROBERTO VANNACCI CONTRO MATTEO SALVINI - IMMAGINE CREATA CON GROK
IL GENERALE ROBERTO VANNACCI CONTRO MATTEO SALVINI - IMMAGINE CREATA CON GROK
ROBERTO VANNACCI DOPO LA SCONFITTA ALLE REGIONALI IN TOSCANA
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