livio macchia

“SANREMO? L’UNICA CANZONE CARINA ERA ‘CUORICINI’. PERO’ MI CHIEDO: VAI PER I 50 ANNI E NON TI VERGOGNI A CANTARE UNA CANZONE COSÌ?” – LIVIO MACCHIA, IL BASSISTA DEI ‘CAMALEONTI’, SPARA A ZERO: “CELENTANO? DIVERTENTE. POI DA QUANDO HA CONOSCIUTO LA MOGLIE, COME LUCIO BATTISTI, È CAMBIATO - LIGABUE? FA CANZONI TUTTE UGUALI” – “RIFIUTAMMO UN SACCO DI SOLDI PER FARCI SUONARE A 4.000 METRI A CAPODANNO. CON QUEL FREDDO NON SI SUONA, SIETE PAZZI” – TEO TEOCOLI, GLI ALTRI “CAMALEONTI” RIKI MAIOCCHI, PAOLO DE CEGLIE E TONINO CRIPEZZI; JOHN LENNON CHE “BALLAVA COME UN PAZZO” E… - VIDEO

Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”

 

livio macchia

Un inizio come tanti («andavamo a scuola insieme, eravamo appassionati di musica, abbiamo avuto i primi successi e abbiamo pensato di dedicarci seriamente alla musica»), i concerti nei club («la gente era entusiasta, facevamo un genere che non faceva nessuno, musica che arrivava da oltreoceano»), un’epopea che attraverso mille cambi di formazione è arrivata a 60 anni di attività.

 

Tra i pochi riferimenti fissi dei Camaleonti c’è Livio Macchia che con i suoi capelli ricci elettrificati e i baffoni a manubrio ha dato anche un’impronta estetica al gruppo, nato nel 1965 su iniziativa di tre ragazzi: lui, Riki Maiocchi e Paolo De Ceglie.

 

Agli inizi c’era anche Teo Teocoli.

«Voleva cantare a tutti i costi, per lui abbiamo adattato delle canzoni napoletane in chiave rock».

i camaleonti

 

L’avete fatto fuori?

«Ma no, ha trovato la sua strada. Era molto divertente, un giullare, un matto dal carattere forte, uno che si faceva valere e non le mandava a dire».

 

La vostra casa discografica gravitava intorno al Clan Celentano. Com’era Adriano?

«Divertente come lo vedi. Poi da quando ha conosciuto la moglie — come Lucio Battisti — è cambiato: lei se lo teneva gelosamente stretto».

 

livio macchia

[…] Gli inizi al Santa Tecla a Milano. […] Vi nota Miki Del Prete, collaboratore e paroliere di Celentano.

«Suonavamo un pezzo, Sha... la la la la , una mezza scemata di canzone, ma la gente la ballava e andava nei negozi di dischi a chiederla. Solo che il brano non esisteva. Alla fine Miki ce l’ha fatta incidere, ma solo dopo due anni che la cantavamo: abbiamo venduto 400 mila copie».

 

Siete stati la via italiana al Beat. Come usava allora eseguivate cover in lingua italiana di brani celebri, ma affrontavate anche generi diversi: da lì il nome Camaleonti.

«Improvvisavamo, genere americano e italiano, suonavamo Claudio Villa e musica soft, il liscio per i più grandi, il rock per i più giovani. Eravamo ragazzi, non ce ne fregava di niente e di nessuno».

i camaleonti 1

 

Nel 1973 avete registrato «Perché ti amo» e avete vinto Un disco per l’estate.

«E pensare che la nostra casa discografica non credeva in noi, dicevano che avevamo esaurito la vena artistica. Appena abbiamo vinto, hanno cambiato idea, non ci hanno voluto più mandare via e ci hanno dato pure dei soldi».

[…] Concerti privati, ingaggi da favola.

i camaleonti, lucio battisti, loretta goggi e patty pravo

«Quattro serate al Sankt Moritz Palace Hotel. Ci pagavano molto bene, una bella cifra, chi si ricorda quanto. Stauros Niarchos, il miliardario rivale di Onassis, aveva chiesto di farci suonare a 4.000 metri a Capodanno. Con quel freddo non si suona, siete pazzi. Abbiamo lasciato perdere».

 

C’era anche John Lennon.

«L’abbiamo conosciuto lì. Ballava uno di quei balli cretini: tutti in pista e poi all’improvviso si buttavano per terra e stavano fermi».

 

[…] Il gruppo rivale?

«Andavamo d’accordo con tutti, però Equipe 84 e Nomadi se la tiravano un po’ a dirla tutta».

 

livio macchia

A Sanremo un anno siete andati con i Dik Dik e Maurizio Mandelli degli Equipe 84. Scrissero che il vostro era «pop giurassico».

«Come passa il tempo aveva un testo bellissimo, Baudo ci disse che avremmo vinto, ma il brano non è stato capito e ci hanno eliminato subito. Una giornalista molto stronza scrisse che il nostro era pop giurassico, ma non aveva capito niente nemmeno lei».

 

«Cuore nerazzurro» diventò l’inno dell’Inter.

«Io non amo il calcio, Tonino (Cripezzi, la storica voce) era milanista. Lo cantavano in tutto lo stadio, era bellissimo».

 

Poi l’inno ve l’ha fregato Ligabue.

«Ci sta, si cambia. Ligabue però non mi piace, fa canzoni tutte uguali. Mille volte meglio Vasco Rossi, anche se non canta, ma parla».

 

[…] Le figure di spicco del gruppo non ci sono più. Riki Maiocchi chi era?

i camaleonti

«Un gran bel cantante, il suo vibrato naturale lo copiavano tutti, ma quando lo imitavano gli altri lo sentivi che era forzato. Era un pazzo scatenato. Un ribelle. Una sera eravamo a suonare in Versilia — gente bellissima, tante gnocche, quelle non mancavano mai, ambiente elegante —, a un certo punto lui dice che esce un attimo e torna subito: non l’abbiamo più visto. Sparito. L’abbiamo incontrato l’anno dopo a Sanremo».

 

Paolo De Ceglie?

«Mi è rimasto nel cuore, un simpaticone, faceva scherzi, gli piaceva divertirsi. E gli piacevano le donne ovviamente».

livio macchia

Tonino Cripezzi?

«Era un rompipalle, voleva sempre lavorare. E un gran spendaccione, si comprava le macchine, ne cambiava una all’anno. È morto tre anni fa e mi manca ancora tantissimo».

 

Il Festival di Sanremo lo guarda?

«Non me ne faccia parlare. Oggi si guardano solo le visualizzazioni e gli streaming. L’ora dell’amore ha venduto 2 milioni di copie, come royalties erano bei soldi, a quei tempi ti compravi una casa. Con sei milioni di streaming oggi compri un cartone di uova».

livio macchia

 

Molti cantanti di lungo corso però ci vanno.

«E mi chiedo perché. Cosa ci sono andati a fare Marcella Bella e Ranieri? Infatti sono arrivati tra gli ultimi».

 

Una canzone le sarà piaciuta.

«L’unica canzone carina era Cuoricini Cuoricini che sembra una canzone da bambini. Però mi chiedo: vai per i 50 anni e non ti vergogni a cantare una canzone così? Piuttosto vai allo Zecchino d’oro».[…]

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