LA MANOVRINA SI ALLARGA UN PO’ – LA LEGGE DI BILANCIO SALE DI DUE MILIARDI DI EURO RISPETTO ALLE PREVISIONI, ARRIVANDO A 18 MILIARDI. RESTA LA GRANDE INCOGNITA DELLE COPERTURE: PER QUESTO GIORGETTI E MELONI HANNO BISOGNO DEL “CONTRIBUTO” DA 4,5 MILIARDI DALLE BANCHE, A CUI TAJANI E' CONTRARISSIMO – IN CONSIGLIO DEI MINISTRI LA DUCETTA AVVERTE GLI ALLEATI: “NON VOGLIO SENTIRE CHE QUI FUORI OGNUNO RIVENDICA QUALCOSA”. E METTE A TACERE LE LAGNE DEI MINISTRI GIULI E ROCCELLA PER LA MANCANZA DI FONDI…
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “La Stampa”
giancarlo giorgetti giorgia meloni
Prima di sciogliere il Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni ferma tutti sulla soglia e prova a chiudere il cerchio: «Non voglio sentire che qui fuori ognuno rivendica qualcosa». L[...]
Il messaggio però è chiaro: serve disciplina. Dietro al sorriso che accompagna l'annuncio di Giancarlo Giorgetti di due miliardi in più rispetto alle previsioni, arrivando a diciotto complessivi nel triennio, si tende infatti un nervo che da settimane non si allenta: quello del contributo chiesto a banche e assicurazioni.
Anche i numeri del Documento programmatico di bilancio varato al fotofinish per finire in tempo sui tavoli di Commissione Ue e Eurogruppo, non nascondono che a Palazzo Chigi, ieri pomeriggio, l'aria aveva ancora il sapore della trattativa.
il valore delle manovre finanziarie dal 2014 al 2026 - la stampa
Da chiarire ci sono soprattutto i contorni dei 4,5 miliardi di euro conteggiati come «contributo». Quello che Forza Italia considera un tabù. Antonio Tajani non alza la voce, ma il dissenso è netto: «Niente prelievi forzosi», ripete, quasi come un avvertimento. «Devono contribuire» la risposta della premier, precisando «che non ci sarà nulla di forzoso». «Non lo è» la chiosa anche di Giorgetti, che ha rassicurato provando a sminare la trincea ideologica azzurra.
Non è un caso che, poche ore prima, Meloni e Matteo Salvini si siano appartati al Quirinale, a margine dell'incontro tra Sergio Mattarella e Papa Leone XIV. Lì, lontano dai taccuini e dopo aver ragionato dell'impegno italiano per Gaza (e quindi dell'invio di nuove truppe), la premier avrebbe chiesto al leader del Carroccio di tenere a bada gli istinti anche sulla Manovra: niente colpi di testa, almeno fino a venerdì.
È quello, infatti, il giorno vero della resa dei conti. Il Cdm che dovrà varare la manovra e in cui Giorgetti - anche se sarà a Washington per il meeting dell'Fmi - chiarirà il meccanismo con cui istituti bancari e assicurativi saranno chiamati a fare la propria parte.
«Non è il momento di arroccarsi», ha infatti ribadito Meloni al tavolo, rispondendo alle rimostranze del ministro della Cultura Alessandro Giuli e alle richieste di chiarimenti della titolare della Famiglia Eugenia Roccella.
La tregua c'è, ma è fragile. Forza Italia – che pure ha già incassato il rinvio di plastic e sugar tax - proverà fino all'ultimo a limitare i danni, come già fece per la tassa sugli extraprofitti. Intanto la premier si tiene stretta la cornice politica: «Una manovra per il ceto medio e i consumi», la definisce a Palazzo Chigi.
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
Dentro, 2,4 miliardi per la sanità, l'Irpef al 33% per lo scaglione fino a 50mila euro e un bonus bebè da 60 euro al mese per le madri lavoratrici con due figli. Ma c'è anche la Difesa, che cresce silenziosa nei numeri del Dpb.
Perché se Bruxelles, come sembra, sancirà l'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo, scatterà automaticamente l'aumento dello 0,15% del Pil da destinare agli investimenti militari: quattro miliardi in più nel 2026, che diventano undici nel triennio, fino alla soglia del 2,5 per cento.
tassa sugli extraprofitti delle banche
Un impegno che la prossima primavera potrebbe salire ancora, fino al 2,8 per cento grazie alla clausola di salvaguardia. Ma per ora Meloni si accontenta della pace apparente. Giorgetti, invece, si concede un sorriso amaro ai cronisti per commentare la manovra: «Papa Leone ha fatto il miracolo». [...]

