1. ECCO L’ULTIMA OPERA DI BANKSY A NEW YORK: “BANKSY!”, SCRITTO COI PALLONCINI BIANCHI 2. LUI LA DESCRIVE COSÌ: “CE NE ANDIAMO CON UNA NOTA ‘ALTA’, UN OMAGGIO ALLE GROSSE SCRITTE TRIDIMENSIONALI CHE COMPONGONO LA MAGGIORANZA DEI GRAFFITI. OPPURE, SIAMO DAVANTI ALL’ENNESIMA STUPIDAGGINE DI QUEL PALLONE GONFIATO DI BANKSY” 3. IERI LA PENULTIMA OPERA: NEL BRONX, UN GIAGUARO CHE AL POSTO DELLE MACCHIE HA FRAMMENTI DI TAG, GRAFFITI, SIMBOLI DI PACE E ANARCHIA, COME QUELLI CHE HANNO “DETURPATO” LE OPERE DI BANKSY NEL SUO MESE DI “RESIDENCY” NEWYORKESE 4. IL NAZISTA CHE GUARDA IL PAESAGGIO, MESSO ALL’ASTA ONLINE, È ARRIVATO A 300MILA $ 5. DITE AL CORRIERE.IT CHE MILEY CYRUS IN MODALITÀ WILE E. COYOTE E’ UN FALSO BANKSY

AUDIO: L'audioguida di Banksy che spiega la sua ultima opera
http://www.banksy.co.uk/2013/10/31/long-island-expressway#


DAGOREPORT

Per la penultima opera del suo mese newyorkese, Banksy ha scelto la zona dello Yankee Stadium, simbolo (ormai demolito) del baseball cittadino. Sul muro scrostato di un edificio nel Bronx ha dipinto un ghepardo appoggiato su una striscia gialla. Sul corpo, invece delle solite macchie, l'animale è pieno di frammenti di tag, graffiti, simboli della pace e dell'anarchia, proprio come quelli che hanno "deturpato" le opere del milionario artista di strada in questi 30 giorni di "residency".

Sul suo sito, www.banksyny.com , scopriamo che l'opera si chiama "Bronx Zoo" (Yankee Stadium), come il giardino zoologico del quartiere più malfamato di New York, ma anche come il soprannome affibbiato agli Yankees, quando negli anni '70 passavano più tempo a litigare con la dirigenza che a giocare a baseball.

L'opera di cui abbiamo parlato ieri invece, il nazista che guarda il paesaggio, è ancora all'asta sul sito "Biddingforgood.com", dove ha raggiunto la cifra di 300mila dollari. Secondo gli esperti d'arte può arrivare tranquillamente al mezzo milione.

Oggi è l'ultimo giorno della sua residency, e centinaia di persone girano la città sperando di beccare il misterioso artista all'opera. Sul sito "Gothamist" è uscita la foto di quella che secondo il sito "potrebbe essere la sua ultima produzione", lo stencil di un uomo d'affari che fa un graffito sul muro, ma il graffito è disegnato come un grafico dei ricavi di una società. Sembra una delle prime opere di Banksy, di critica al capitalismo e difesa della street art, non particolarmente fantasiosa.

E infatti, pochi minuti fa, ha aggiornato il suo sito ufficiale con l'ultima vera opera: una scritta fatta con i palloncini sulla "Long Island Expressway", l'autostrada che porta all'isola newyorkese. Si legge un semplice "Banksy!". Dall'audioguida, sentiamo l'interpretazione autentica di Banksy: "Ce ne andiamo con una nota ‘alta', un omaggio alle scrittone tonde che rappresentano il grosso della produzione di graffiti a New York. Oppure è solo un'altra roba di quel pallone gonfiato di Banksy".

E poi chiude: "Grazie per la vostra pazienza. E' stato divertente. Salvate 5pointz" (5pointz è un complesso industriale nel Queens dove i graffiti sono permessi e dove gli artisti possono esercitarsi liberamente).

Sotto, anche una maglietta con "Banksy ama New York". Ma non è in vendita: "Copiate il file jpg, andate in un negozio di magliette, e fatevelo stampare sopra".

DAGONOTA: Chi ha potuto credere al clamoroso falso Banksy che girava tre giorni fa, di una Miley Cyrus in modalità Wile E. Coyote? Il "Corriere.it". Oggi si legge "l'imitatore di Banksy", ma dalla cache di Google si capisce che le foto del grossolano graffito erano state pubblicate come "Banksy dedica un graffito a Miley Cyrus"...

2. COME NON CAPIRE UN TUBO DI BANKSY E STREET ART E SCRIVERE UN ARTICOLO COMICO: "SOLO UNA GRANDE OPERAZIONE COMMERCIALE PER FAR SALIRE IL VALORE DELLE OPERE DI UN ARTISTA"
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

Un mese di installazioni, eventi intrisi del suo spirito beffardo, apparizioni improvvise (e mascherate). I cinque quartieri della metropoli, da Lower Manhattan al Bronx, disseminati di sculture precarie come un castello di carte e di disegni murali comparsi nella notte e subito vandalizzati, rubati. Oppure protetti con guardie private e coperture di plexiglass dai proprietari degli edifici scelti dall'artista inglese. Finisce oggi, giorno di Halloween, la «performance» di Banksy a New York.

Lui la festa dei morti viventi l'ha celebrata con una settimana d'anticipo: si è fatto riprendere (e poi ha messo sul suo sito «Better Out Than In» che ha certificato, giorno dopo giorno, l'autenticità delle scorribande) mentre guida un autoscontro vestito da angelo della morte, mantello nero e volto coperto da un teschio.

Un mese da «tutti pazzi per Banksy» con folle di fan a correre su e giù per la città, cercando di vedere la sua ultima silhouette murale prima dell'arrivo dei vandali. O, magari, di poliziotti e imbianchini comunali decisi a cancellare l'opera d'arte abusiva. Perché il misterioso disegnatore britannico, le cui opere di street art sono state sistematicamente vandalizzate dai graffitari locali, è stato a sua volta definito un vandalo dal sindaco Michael Bloomberg, assai rancoroso e suscettibile in questi ultimi giorni del suo mandato.

Banksy gli ha indirettamente e ironicamente risposto con la sua ultima opera definita da lui stesso un atto vandalico. È un quadro a olio che Banksy ha comprato da un rigattiere per 50 dollari. Ritrae una banale scena di quiete autunnale: una panchina e degli alberi sulle rive di un lago con uno sfondo di montagne.

L'artista ha dipinto sopra la figura di un soldato in divisa nazista, seduto in contemplazione. Poi ha intitolato l'opera «vandalizzata», «La banalità della banalità del male» e l'ha fatta trovare sulla porta di una fondazione non profit che aiuta i senzatetto della zona. Messo all'asta, il quadro è stato offerto a 76 mila dollari e già ieri mattina c'erano offerte superiori ai 200 mila dollari. L'asta termina oggi e qualcuno prevede prezzi stellari, forse fino a un milione di dollari.

Un finale in beneficenza dopo settimane di caccia all'uomo e di guerra dichiarata dei graffitari «autoctoni» che, quando hanno potuto, hanno coperto con scritte ingiuriose le silhouette nere di Banksy: odiato in quanto invasore straniero del loro spazio e perché campione di una street art molto più raffinata e discreta dei loro caratteri cubitali tra violente esplosioni di colore.

Un mese nel quale Banksy ha infilato di tutto: l'omaggio alle spogliarelliste dello Hustler Club (un uomo con un mazzo di fiori ritratto su una saracinesca del locale di Larry Flint) e l'editoriale contro la bruttezza del grattacielo costruito al posto delle Torri Gemelle, rifiutato dal New York Times .

Fino alla bancarella a Central Park sulla quale Banksy ha venduto per un giorno intero a 60 dollari le sue opere (quotate decine di migliaia di sterline) a passanti ignari. Altra beffa riuscita, col filmato finito sui siti. Ma proprio qui Banksy comincia a perdere un po' del suo fascino di «Primula Rossa».

L'artista (la sua identità potrebbe essere quella di Robin Gunningham, nato a Bristol nel 1973, ma ci sono anche altre ipotesi) non si è mai mostrato, ma, se il mistero rimane, svanisce la fama di «lupo solitario»: le sue performance pubbliche a New York sono state protette da una squadra di collaboratori e guardie del corpo.

Mentre disegnava una delle sue silhouette, un fotografo è anche riuscito a riprenderlo, da lontano e di profilo, prima che fosse tappato un buco nella tenda protettiva: sembra effettivamente un 40enne.

Non è certamente lui l'ultrasessantenne della bancarella che vendeva Banksy (peraltro autentici). Solo una grande operazione commerciale per far salire il valore delle opere di un artista che forse nemmeno esiste come persona singola, sostengono gli scettici. Per esistere, probabilmente esiste. Ma forse sarebbe più giusto chiamarlo Banksy & Co.

 

 

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