ABO PER SEMPRE TRANS - VIENE RIPUBBLICATO “L’IDEOLOGIA DEL TRADITORE”, IL SAGGIO PRINCIPE DI BONITO OLIVA CHE, INSIEME AL “PENSIERO DEBOLE” DI VATTIMO, HA ILLUMINATO GLI ANNI ‘80: “E' IL PITTORE, LO SCULTORE, LO SCRITTORE CHE INDIVIDUA NELLA LATERALITÀ E NELLA SOGGETTIVITÀ L'UNICA ATTITUDINE POSSIBILE. E' CHI GUARDA IL MONDO, NON LO ACCETTA MA NON LO AGISCE. CON IL MANIERISMO L'ARTE NON PUNTA ALL'INVENZIONE MA ALLA CITAZIONE”…

Mirella Serri per "la Stampa"

Tempo d'estate, tempo di tradimenti: ce lo suggerisce il grande Abo, al secolo Achille Bonito Oliva, padre della Transavanguardia, gran coniatore di linguaggi e di metafore. Lo propone in concomitanza con l'uscita de L'ideologia del traditore (Electa editore), saggio tradotto in tutto il mondo che, dedicato al rapporto tra il Manierismo e il Novecento, è apparso per la prima volta nel 1976 ed è subito diventato un classico della critica d'arte.

Ma non solo. Il libro che si cimenta nella lettura del Cortegiano di Baldassarre Castiglione ha avuto anche il ruolo di alfiere di uno stile di vita, di vademecum o prontuario di un atteggiamento esistenziale ed artistico.

Bonito Oliva chi è dunque il traditore?
«E' il pittore, lo scultore, lo scrittore che individua nella lateralità e nella soggettività l'unica attitudine possibile. E' chi guarda il mondo, non lo accetta ma non lo agisce. Con il manierismo l'arte non punta all'invenzione ma alla citazione».

Il critico-artista-manierista alimenta il culto del dio Narciso: dal busto che gli ha dedicato Giuseppe Ducrot, al ritratto di Sandro Chia dell'Achille con due teste, di bambino e di adulto, a Clemente che lo rappresenta come un Cesare imperiale, all'enorme specchio con una sua effigie applicata da un lato, è tutto un trionfo dell'Io. L'intellettuale sperimentale e antidogmatico che sposa la causa di Jago (conquistatore del cuore di Desdemona a scapito del legittimo titolare) quando nasce?
«Credo che affondi le radici in tempi lontani. Quando d'estate, in vacanza, leggevo Shakespeare. I mesi estivi erano interminabili e io, primogenito di nove fratelli, venivo trasferito con tutta la truppa nella magione di famiglia, un vero e proprio castello vicino a Salerno. Passavo tutto il tempo tra i libri e maturavo un senso di grande libertà, di solitudine e anche di forte autoreferenzialità. I miei antenati erano arrivati in Italia al seguito di Giorgio Castriota Scandenberg.

A infrangere regole secolari fu mio padre, il primo del nostro blasonato ceppo a conseguire una laurea. Era osteggiato dai facoltosi genitori perché studiando "sembrava avesse bisogno". Le sue orme le ripercorsi io stesso che di lauree ne presi due (giurisprudenza in tre anni). A 15 anni macinavo almeno un volume al giorno, da Adesso pover'uomo? di Hans Fallada ai numeri della rivista Sipario edita dalla Bompiani, ai capolavori di Ibsen, a Il lutto si addice ad Elettra , la trilogia teatrale di O' Neill, a Kafka, Dos Passos, Hemingway».

La «napoletanità» come sfida dell'ironia, della battuta salace, del paradosso, influisce sul protagonismo del critico?
«Era tutta una gara con i compagni di scuola a impegnarsi nell'humour noir, alla maniera dei surrealisti e degli scrittori dada. Chi individuava più persone paralizzate in carrozzella oppure carri funebri con il maggior numero di cavalli, vinceva la partita. Ero dotato anche di un particolare strabismo».

Portava gli occhiali?
«Giocavo seriamente, ovvero scrivevo poesie e componevo opere visive, tentativi di conquistarmi uno strapuntino nel Pantheon della lirica moderna. Baudelaire e Verlaine erano i miei numi e vivevo come un dandy, con il gusto di una vita dissipata ed elegante. A Stromboli, altro luogo di soggiorni estivi, sbarcavo con pacchi di tomi come Sotto il vulcano di Malcolm Lowry o le opere di Bernhard e Walser. Avevo molte ragazze ma non ho mai nutrito l'ambizione del Pigmalione o della seduzione con la carta stampata. Nel frattempo mi ero deciso: "Bisogna aver sempre un luogo da cui andar via", diceva Rimbaud».

Chi e cosa abbandona?
«Napoli, città vivacissima anche per gli incontri culturali che si svolgevano presso la mitica libreria Guida in via Port'Alba: vi passarono Ginsberg, Roland Barthes, Argan, Brandi, Pino Pascali, Renato Mambor. Io facevo interventi-fiume di cui, adesso ne sono convinto, non si capiva nulla. Ma era il mio modo di assumere il ruolo del traditore. Violentavo e forzavo la mano al linguaggio della critica d'arte. Il critico-artista la costringeva ad uscire dalla noia e dal chiuso dell'accademia».

Roma è la meta di Achille piè veloce?
«Argan, scrittore manierista per eccellenza, presentandomi a Palma Bucarelli le dice: "Achille, un nome un destino". Nel 1970 organizzo la mostra Amore mio , dove sul mio ritratto faccio scorrere una lunga riflessione di Nietzsche. Un altro critico mi accusa di "intossicare la gioventù italiana". Aveva ragione, avevamo fame di esperienze nuove».

Sono gli anni del boom economico e più di una generazione sposa la causa di Jago.
«C'è la voglia di tradire il passato e liberarsi dagli stereotipi. Al caffè Rosati a piazza del Popolo si riunivano Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Franco Angeli, Plinio de Martiis, Gino De Dominicis, Francesco Lo Savio, Jannis Kounellis e tanti altri. Si vive freneticamente e molti si imbarcano su strade senza ritorno come quelle della droga.
Io mi definisco un critico "notturbino": dai tavolini del bar a notte fonda mi trasferisco sulle piste da ballo, la mia passione. In politica il piglio antidogmatico mi orienta verso la lettura di Trotzskij e all'autodefinizione di "acomunista-lombardiano-antistalinista". La mia disinibizione cultural-esistenziale, maturata tanti anni prima, si manifesta con la serie dei nudi sulla copertina di Frigidaire».

Libri e mostre per fruitori vacanzieri disinibiti?
«In un momento come questo in cui l'economia espropria la politica e la finanza l'economia, l'arte esprime la capacità di massaggiare il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva. Picasso, il gran cannibale del XX secolo, perorava "un'arte puntata sul mondo". Anche alla letteratura spetta questo compito, soprattutto nei mesi estivi adatti a un'intensa fisioterapia e al consumo di opere impegnative: come Mario il Mago di Thomas Mann, di cui è protagonista un imbonitore e un venditore di fumo capace di ammaliare le platee, un'anticipazione del ventennio ma anche dell'era berlusconiana.

Libro profetico per l'Italia, dove i primi a cadere nella rete delle illusioni sono proprio gli intellettuali che vanno sempre in soccorso del vincitore. Poi c'è L'invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares, storia di fantascienza che rinvia all'isolamento dell'uomo contemporaneo, dove un fuggiasco si scopre invisibile in mezzo alla folla.

E infine il Ritorno di Casanova di Schnitzler che mette in scena la vicenda del libertino ormai anziano che conquista tramite l'inganno una notte d'amore con una bella fanciulla. La cosa più singolare è che, pur essendo avanti negli anni, non mi identifico per nulla con Casanova. Anzi ancora adesso la mattina mi sveglio e mi chiedo: "cosa farò da grande?"».

Per intervenire ancora sulla contemporanea atrofia cultural-muscolare?
«Un'occasione è la retrospettiva per gli 80 anni di Gerhard Richter al Centre Pompidou e poi la bella mostra di Urs Fischer a Palazzo Grassi a Venezia. Da critico-protagonista non posso trascurare una mia personale iniziativa: Fortepiano , con installazioni sonore e visive di 80 artisti internazionali distribuite dal foyer alla toilette nel romano Parco della Musica all'Auditorium».

L'epigrafe ideale?
«"Sono stato una spina nell'occhio dell'arte e della critica". Oppure la frase che ho pronunciato dopo che mi è stato assegnato un importante riconoscimento: "Non è solo merito mio, è colpa degli altri"».

 

SCONTRO DIPRÈ-BONITO OLIVA A "MI MANDA RAITRE"ACHILLE BONITO OLIVA ACHILLE BONITO OLIVA Achille Bonito Oliva Achille Bonito Oliva - Copyright Pizzicuc16 achille bonito olivaachille bonito olivamacro30 achille bonito olivabon29 achi bonito olivabon31 bonito oliva

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)