
“I PRIMI FIGLI DELLE STELLE ERANO I RAGAZZI DELLA COMUNITÀ GAY, UNA GENERAZIONE CHE STAVA EMERGENDO” – ASCESA, CADUTA E RINASCITA DI ALAN SORRENTI: “CERTI MOMENTI HO VISSUTO FIGLI DELLE STELLE COME UN PESO. A VOLTE VORRESTI FARE ALTRO, NEI PERIODI DI CAMBIAMENTO PUÒ SUCCEDERE. MA ALLA FINE MI HA SEMPRE GRATIFICATO” – “I FAN DEL PROGRESSIVE MI ACCUSARONO DI TRADIMENTO. IL PROG STAVA CAMBIANDO, ERA UNA FEDE MA VENNE POLITICIZZATO, MANIPOLATO” – L’INCONTRO CON BATTIATO, QUELLA VOLTA CHE ENTRÒ AL FESTIVALBAR IN ROLLS ROYCE E LA CONVERSIONE AL BUDDISMO…
Estratto dell’articolo di Andrea Silenzi per “la Repubblica”
«In certi momenti ho vissuto Figli delle stelle come un peso. A volte vorresti fare altro, nei periodi di cambiamento può succedere. Ma alla fine mi ha sempre gratificato». Alan Sorrenti, 74 anni, vive un'eterna giovinezza. All'inizio degli anni 70 è stato uno dei protagonisti della scena prog italiana. Poi con Figli delle stelle, Tu sei l'unica donna per me, Non so che darei è entrato nell'immaginario collettivo della nostra canzone. Dal 2022, con l'album Oltre la zona sicura, ha ripreso un'intensa attività live e il dj e produttore Pekka ha recuperato e remixato un suo brano del 1980, Magico… di notte.
Lei è figlio di un napoletano e di una gallese, ha conosciuto la musica internazionale da Cesarini, negozio di dischi al Vomero, quartiere di Napoli. Come è arrivato ai suoi primi album molto sperimentali?
«All'epoca il Vomero era una specie di Radio Londra, la grande attenzione alla scena internazionale ha favorito il mio percorso. Il fotografo Umberto Tedesco mi fece conoscere il folk, il prog, mi fece scoprire Tim Buckley: nel suo laboratorio transitava gente che tornava da Londra con idee inedite. Il produttore Michelangelo Romano fece avere alcune cose, che avevo realizzato con la chitarra, a Paolo Giaccio, l'inventore di Per voi giovani, che le trasmise in radio. Ci fu una forte risposta, c'era un pubblico, era in atto un cambiamento. Pensai a un album».
[…] Due dischi sperimentali, "Aria" e "Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto", il successo della versione pop di "Dicitencello vuje". Arrivò in classifica e i fan del progressive la accusarono di tradimento. Nel ‘74 lo stigma era difficile da gestire.
«Tutto fu dettato da un desiderio di ricerca. Il prog stava cambiando, era una fede ma venne politicizzato, manipolato. C'è chi mi dice che quei primi dischi gli hanno cambiato la vita. È questo il senso della musica».
In quel periodo incontrò Battiato.
«In un negozio di strumenti musicali a Roma, l'unico che vendesse un synth come quello dei Pink Floyd. Scambiammo poche battute, lo conoscevo poco».
[…] Un viaggio in Africa, la scoperta dei ritmi, gli Stati Uniti e il nuovo Sorrenti di "Figli delle stelle". […] Il senso della canzone è più profondo di come fu percepito.
«All'epoca viaggiavo di continuo e mi sentivo dentro questo mondo in cui ci si lascia e ci si prende senza controllo. Credo che i giovani che amano il pezzo si identifichino nei figli delle stelle di allora, sono più a contatto con quell'aspetto cosmico».
Mercoledì sarà in concerto a Serravalle per la Milano Pride Week. Lei è ormai un simbolo della comunità Lgbtq+.
«Non mi sorprende, i primi figli delle stelle erano i ragazzi della comunità gay, una generazione che stava emergendo».
Il successo la spinse a qualche esagerazione. Entrò al Festivalbar in Rolls Royce.
«C'è un momento in cui ti senti una star e pensi di poter fare tutto. Pretesi di far aprire le porte dell'Arena di Verona per entrare in Rolls, una mania di grandezza che mi colse solo in quel periodo».
[…] Poi è arrivato il buddismo e ha cambiato tutto.
«L'energia a un certo punto si esaurisce, hai bisogno degli altri per creare valore. L'aver sposato cause in modo non corretto mi stava portando alla deriva. Il buddismo mi ha aiutato a cercare la mia forza, l'illuminazione era la stessa di Figli delle stelle ma questa mi ha fatto orbitare con gli altri. Vorrei raccontarla: scriverò un libro e probabilmente farò un film ispirato alla mia vita. Potrebbe diventare la storia di una generazione».
ALAN SORRENTI
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