alice cooper

“A UN CERTO PUNTO MI SONO GUARDATO INTORNO E MI SONO DETTO: "EHI MA NON CI SONO DEI CATTIVI NEL ROCK' N'ROLL!" - ALICE COOPER RACCONTA LA NASCITA DEL SUO STILE: “VOLEVAMO CREARE QUALCOSA CHE LA GENTE NON POTESSE DEFINIRE CON LE PAROLE, CHE RENDESSE IL TUTTO PIÙ SURREALE. BUONA PARTE DELLE ALTRE BAND CI ODIAVANO - SALVADOR DALÌ VIDE UN NOSTRO SHOW E DISSE: "È COME UNO DEI MIEI DIPINTI CHE HA PRESO VITA!". IL SERPENTE? NON CE L'HO PIÙ. ABBIAMO TROPPI NIPOTINI INTORNO…”

Luca Valtorta per “Robinson - la Repubbilca”

 

ALICE COOPER

Un pitone attorno al collo e poi ghigliottine, mostri, camicie di forza, sangue a volontà: insomma, grand-guignol. Forse proprio per questo in Italia non abbiamo l' esatta percezione di quanto sia stato e continui ad essere importante nella storia del rock Vincent Damon Furnier, in arte Alice Cooper. Lo dimostra l' accoglienza del suo nuovo disco, Detroit Stories, uscito alla fine di febbraio e arrivato subito ai primi posti delle classifiche internazionali (addirittura primo in Germania e quarto in Inghilterra). Da noi invece è considerato quasi un fenomeno da baraccone mentre per lui hanno stravisto molti artisti da Frank Zappa a Salvador Dalì, che lo considerava un surrealista a tutti gli effetti, tanto da dedicargli un ritratto.

 

ALICE COOPER

Come sta andando con la pandemia?

«Qui tutti si stanno vaccinando. Io prenderò domani la mia prima dose e tra una ventina di giorni ci sarà la seconda. Adesso qui in America è una cosa di massa: la gente va negli stadi di football a farla. Così credo che tra sei mesi sarà possibile andare di nuovo in tour e aprire varie attività chiuse, almeno qui da noi».

 

Davvero?

«Sì, certo. E spero che qualche mese dopo possa succedere la stessa cosa in Europa e negli altri paesi».

 

In questo periodo cosa hai fatto?

«La cosa più difficile per me è stata proprio non poter andare in tour. Ero abituato a suonare in 160 - 180 città . Starsene a casa per un intero anno è piuttosto inusuale per noi, anche mia moglie infatti fa parte del nostro show: interpreta quattro o cinque personaggi e abbiamo viaggiato insieme per 45 anni. Ci trovavamo seduti sul divano a dirci: "Bene, cosa facciamo adesso?", "Credo che guarderemo ancora un po' di tv!".

Molte band comunque occupano il tempo in studio di registrazione così probabilmente sta per arrivare una marea di nuovi album...».

 

ALICE COOPER E SALVADOR DALI

E anche tu hai fatto la stessa cosa: hai fatto un nuovo disco e l' hai dedicato alla tua città, Detroit

«Sì, nei primi anni 70 Detroit era la capitale dell'hard rock degli Stati Uniti mentre Los Angeles era un po' "Doors", un pochino più sexy; San Francisco era un piccolo paese a sé con del country rock e un po' di acido dentro e New York era il suono dei Young Rascals. Noi non ci sentivamo a nostro agio in nessuno di quei posti per cui siamo andati a Detroit dove abbiamo incontrato Iggy e gli Stooges, gli MC5, Bob Seeger, Ted Nugent, Suzi Quatro: era il nostro posto! Io poi a Detroit ci sono nato così ero una sorta di figliol prodigo».

 

Infatti nella tua nuova canzone "Detroit City 2021" fai una sorta di dedica a tutti loro quando dici: "Me and Iggy were giggin' with Ziggy and kickin' with the MC5/ Ted and Seger were burnin' with the fever, and Suzi Q was sharp as a knife". Ma David Bowie versione Ziggy cosa c' entra?

alice cooper

«Nel 1973 David Bowie aveva scritto una canzone dedicata alla città, ispirata a racconti che gli aveva fatto Iggy: Panic in Detroit. David allora era tipo il nuovo ragazzo che si affacciava alla musica rispetto a noi. E poi devo ammetterlo: non potevo resistere a fare la rima di Iggy con con Ziggy!».

 

Tu eri amico di Iggy?

«Sì e lo siamo ancora. Io credo che lui sia davvero il punk assoluto. Prima dei Ramones, prima dei Sex Pistols, prima di chiunque altro. Non puoi trovare nessuno più punk di Iggy. Ma al tempo stesso è un ragazzo davvero molto intelligente e assolutamente devastante sul palco. Non c' è mai stata competizione tra di noi anche perché eravamo diversi: Alice Cooper era più "Il fantasma dell' opera" e Iggy era più "street". Eravamo solamente due buone band rock' n'roll».

 

alice cooper

E poi voi avete creato il cosiddetto "shock rock" con ghigliottine, maschere, sangue, mostri, serpenti

«Per essere onesti noi eravamo già teatrali quando iniziammo come Earwigs e poi come Spiders. Non avevamo scelta. Era nel nostro Dna. Quando ci chiamavamo Spiders ("ragni") ci vestivamo tutti di nero e avevamo delle ragnatele giganti tutt' intorno a noi».

 

Ma come vi è venuta l' idea?

«A un certo punto mi sono guardato intorno e mi sono detto: "Ehi ma non ci sono dei cattivi nel rock' n'roll!". Forse la cosa che si avvicinava di più era Jim Morrison ma non era un vero cattivo: era un poeta. Alice Cooper a quel punto diventò il cattivo assoluto: i genitori lo odiavano e credo di poter dire che anche buona parte delle altre band ci odiavano.

ALICE COOPER

 

Eravamo davvero una buona rock band con un po' di sapore di Yardbirds e Who. Ma poi abbiamo aggiunto la parte teatrale con questo personaggio Alice, che non era propriamente una ragazza. E che ogni tanto appariva con delle sottovesti da donna lacerate e piene di sangue e il pubblico si chiedeva "Ehi che cosa è successo?". Ma tu non glielo dicevi. Noi non ci limitavamo a dire: "Benvenuti nel nostro incubo". L'incubo glielo mostravamo».

 

Cosa succedeva sul palco?

alice cooper the starship

«Per esempio se in Ballad of Dwight Frye si dice che Dwight Frye indossa una camicia di forza, beh, io sul palco ho una camicia di forza! E questa era una cosa che le altre band non avrebbero mai fatto. Ma noi sì. Però funziona se le canzoni funzionano: di nove ore di prove, otto riguardavano la musica e una il teatro. Molti pensavano che fosse il contrario ma noi sapevamo che avevamo a che fare con band come i Led Zeppelin o gli Stones, così ci dicevamo "Sarà meglio che riusciamo ad essere loro pari".

 

Voi infatti non siete mai stati appassionati di magia nera come altri gruppi shock-rock

«Noi eravamo più Bela Lugosi, più "classic horror": se mescoli horror, rock' n'roll e commedia con un po' di West Side Story dentro ottieni Alice Cooper . Quello che io volevo era andare oltre qualsiasi definizione, creare qualcosa che la gente non potesse definire con le parole, che rendesse il tutto più surreale» .

 

A proposito di surrealismo: siete addirittura diventati parte di una performance di Salvador Dalì: come è successo? «È venuto a vedere un nostro show e ha deciso che quello era surrealismo.

alice cooper joe perry

Disse: "È come uno dei miei dipinti che ha preso vita!". Tre musicisti della band originale erano diplomati alla scuola d' arte quindi Dalì era come i Beatles per noi ! Era la cosa più bella che ci potesse accadere» .

 

Era davvero un tipo eccentrico?

«Era la persona più bizzarra che abbia mai incontrato ma era anche divertente e aveva un grande senso dell' umorismo, proprio come i suoi quadri. Era molto sensuale ed era impossibile prevedere quello che avrebbe fatto: ho lavorato con lui per un settimana e non avevo mai idea di cosa sarebbe successo. È stato bellissimo» .

 

lemmy kilmister e alice cooper

A proposito di gente bizzarra: Frank Zappa è stato il primo a credere in voi. Conoscendo il suo rigore musicale non è cosa da poco

«Quando andammo a Los Angeles eravamo una band molto indisciplinata che scriveva canzoni inusuali. Avevamo tre o quattro canzoni che duravano un paio di minuti ma avevano 25 cambi e noi eravamo in grado di eseguirle dal vivo! Quando lo vide disse: "Credo che neanche i Mothers (la sua band, ndr) siano in grado di farlo. E poi, a un certo punto disse: "Non capisco". "È una cosa brutta?" "No è grandioso. E dal momento che non capisco voglio che firmiate un contratto con noi"».

alice cooper guarda la tv nel 1974

 

E il serpente?

«Non ce l' ho più. Abbiamo troppi nipotini intorno. Ma non sono per niente cattivi sai?» .

pamela des barres alice cooper

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