CASSANO BUS O PUS? LA SECONDA CHE HAI DETTO! - POCHI GIORNI FA ALL’AEROPORTO DI BARI VIENE SCARROZZATO COME UN REUCCIO DAL TERMINAL ALL'AEREO PER LINATE CON UN PULLMAN RISERVATO, DOPO CHE I PASSEGGERI QUALSIASI SONO GIÀ STATI INSCATOLATI SU UN ALTRO PULLMAN E SOSPINTI A BORDO - UNA CASSANATA CON LIETO FINE: DISPONIBILISSIMO A FARSI FOTOGRAFARE CON UNA DOZZINA DI ADDETTI...

Goffredo Buccini per il "Corriere della Sera"

In fondo l'aveva annunciato, Fantantonio, nella sua sfrontata e tenera biografia («Dico tutto»): voleva (e ancora vuole) «pareggiare» quei suoi primi diciassette anni da «disgraziato», rendere insomma la pariglia al destino fetente che l'aveva fatto piccolo e pulcioso guaglioncello di piazza Ferrarese, confine d'una Bari Vecchia in bilico tra spaccio e miracoli, viaggi da sballo e miraggi pallonari.

Sicché l'ineffabile scenetta di pochi giorni fa all'aeroporto barese si inscrive appunto in questa voglia chiassosa, fanfarona e in fondo ingenua di riscatto: lui, Totò Cassano, che, dopo una settimana di vacanza in Puglia, con la consorte Carolina e l'erede Christopher (mai un nome normale per i figli di certi divi della pedata...) viene scarrozzato come un reuccio dal terminal all'aereo per Linate con un pullman riservato, dopo che i passeggeri qualsiasi sono già stati inscatolati su un altro pullman e sospinti a bordo.

Lui che, magnanimo e pigro (beh, pigro lo è sempre stato, a Madrid era diventato pure ciccione e lo chiamavano el Gordo con alterigia castigliana), si concede a una mezza dozzina di addetti aeroportuali che, nelle loro casacche arancioni, si affollano all'uscita del pullman e lo bloccano per una foto ricordo.

Lui che, sempre più pigramente, ciondola col trolley verso la scaletta seguito dalla famigliola reale, mentre le famigliole comuni stanno sudando da un pezzo sui sedili del volo AZ7042 ormai diventato un forno a micronde sotto il sole di mezzogiorno e mezzo passato. Si rischia il ritardo? Cosa importa? L'unica rivalsa che loro, i passeggeri senza qualità calcistiche, possono prendersi è girare dai finestrini un video micidiale che, con la musica di Magic Moments per sottofondo, finisce in Rete (nell'unica rete dove chiunque può far gol, il Web).

Poco, certo. Abbastanza, però, da scatenare un putiferio di scuse e reprimende all'aeroporto di Bari Palese e un piccolo caso, l'ennesimo, di quelli che nel mondo di panna montata di Fantantonio vengono archiviati dai cronisti sportivi e di costume alla voce cassanate (il copyright è di Fabio Capello che di Cassano fu, a fasi alterne, «un vero padre» da venerare o un despota insopportabile da ridicolizzare con riuscitissime imitazioni a bordo campo, sempre durante la procellosa avventura madrilena).

E qui vale la pena di spezzare una prima lancia per il ragazzetto di Bari Vecchia. Perché, sia pure con la ruvidezza degli stopper che danno la caccia alle sue caviglie da una dozzina d'anni, in qualche modo lui ci interpreta e ci svela. Gratta gratta, un po' di Cassano può nascondersi come Hyde nello spogliatoio di luoghi comuni di qualsiasi maschio italico.

Si prenda la battuta sui gay in nazionale, «problemi loro, sono froci», che gli è costata quindicimila euro di multa dalla Uefa: quasi un esempio di moderazione rispetto alle corbellerie sull'omosessualità che ciclicamente tracimano in Transatlantico dalle teste non troppo lucide di certi politici, incapaci d'un colpo di tacco e di buonsenso, fin nei taccuini dei cronisti parlamentari; e, ammettiamolo, appena un paio di gradini stilistici al di sotto di quel «meglio donnaioli che gay» con cui Berlusconi, premier in carica, spiegò in un'efficace sintesi la sua posizione sul tema agli italiani.

Certo - si dirà - Fantantonio carica le proprie cassanate di una cifra guascona che, in fondo, l'ha protetto sin dall'adolescenza. Piazza Ferrarese era già un pezzetto di sogno, da lì già si vede il corso Vittorio Emanuele dei baresi perbene. E lì, nelle mille partite tra le bancarelle messe a fare le porte, già scommettevano su di lui, appena ragazzino: «Dieci, quindicimila lire sulla squadra dove giocavo... e mica ero trimone, mica ero scemo, volevo la percentuale», il che, cavillando, sarebbe ante litteram una bella premessa per uno scandalo da procura federale.

In fondo la battaglia di Totò contro l'allenatore, che diventa Allenatore con la maiuscola, una trasfigurazione della figura paterna e della lotta col Padre, dalle nostre parti l'ha raccontata meglio solo Giuseppe Berto nel Male Oscuro. Fantantonio l'ha interpretata in carne e sudore, irridendo la povera erre moscia di Del Neri, gli scatti nevrotici di Spalletti e in fondo rivoltandosi a un papà buono e protettivo che sempre deve essergli mancato e che invano pareva avere trovato nel presidente della Sampdoria, Garrone: cognome da libro Cuore, simbolo di bontà per eccellenza, e tuttavia non abbastanza deamicisiano da sopportare di Totonno gli estremi insulti, l'improvvisa ribellione a una bontà che dalle parti di Bari Vecchia nasconde sempre una fregatura e dunque alla fine va sempre guardata con sospetto.

In un'Italia che, prima di spiaggiarsi senza quattrini né illusioni a fine mese, ha a lungo adorato lo sfavillante approccio del Cavaliere con il gentil sesso, proseguendo in fondo la mitologia mussoliniana che sempre vuole il leader amatore infaticabile, l'incontenibile talento ai lampascioni ci svelò (ancora nella sua biografia scritta con Pierluigi Pardo) di avere avuto tra le sei e le settecento donne, «senza mai avere fatto cilecca, a meno che non si intenda per cilecca essere veloci e un po' egoisti».

È dunque una specie di arcitaliano sottotitolato in barese questo ragazzo che, citandosi in terza persona, dice: «Sia chiaro, Antonio Cassano non ama i giri di parole»; uno che se a diciassette anni non avesse fatto il fenomeno in una Bari-Inter del '99 sarebbe finito «rapinatore o scippatore».

Insomma, dell'Italia ruspante che derubrica la buona educazione alla voce buonismo, il Fantantonio dell'aeroporto di Bari è un talentuoso eroe eponimo. Con l'attenuante di avere «sempre preso due a scuola», e con «sei bocciature tra elementari e medie». Gli altri, quelli che per acciuffare il volo in tempo fanno mettere la sirena sull'auto blu in corsia preferenziale, in fondo manco hanno mai provato a fare una rabona.

 

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