1848 italia al voto

ARCHEO! 18 APRILE 1948: MIRELLA SERRI RACCONTA IL VOTO "CHE SEGNO' IL PASSAGGIO DAL FASCISMO ALLA DEMOCRAZIA" E LA SFIDA TRA LA DC E IL FRONTE DELLE SINISTRE – “SEI SENZA CERVELLO? VOTA FALCE E MARTELLO”: IN UN CLIMA DI LOTTA DI CIVILTÀ, FU L’OCCASIONE DI UNA STRAORDINARIA MOBILITAZIONE COLLETTIVA - PADRE AGOSTINO GEMELLI VS LEVI E GUTTUSO E GLI INTELLO' DI SINISTRA: "BORGHESI CATTIVELLI" - VIDEO

1948 italia al voto

Mirella Serri per la Stampa

 

È sera e il capitolino colle Oppio è come un faro illuminato dai fuochi d' artificio. Signore e fanciulle sciamano via mentre le ultime oratrici ricordano alle aderenti all' Udi (Unione donne italiane) dove apporre la croce elettorale: sul faccione di Giuseppe Garibaldi stampigliato sul simbolo del Fronte democratico popolare. La manifestazione festosa è organizzata dal partito di Palmiro Togliatti e da quello di Pietro Nenni, apparentati nel Fronte in vista del vicinissimo appuntamento: le elezioni del 18 aprile 1948. Un appuntamento destinato a rivelarsi una data fondamentale nella vita della giovane Repubblica italiana.

 

1948 italia al voto manifesti

L' apertura dei seggi, quella domenica di cui ricorrono i 70 anni domani, siglò per il Paese il vero passaggio dal fascismo alla democrazia. E la sfida che oppose lo Scudo crociato di Alcide De Gasperi alle sinistre (gli altri raggruppamenti erano Unità socialista di Ivan Matteo Lombardo e la destra, divisa tra liberali, monarchici e i neonati missini) segnò una difficilissima transizione, ricca di colpi di scena e di sorprese: avvenne quando era appena iniziato lo scontro tra i due grandi blocchi Est e Ovest che inveleniva i toni e rendeva più temibile il confronto.

1948 italia al voto manifesti

 

La campagna per la designazione dei partiti che dovevano reggere le sorti del Paese fu segnata da un' atmosfera da guerra di religione e di lotta a coltello. Ma fu contraddistinta anche da una straordinaria e gioiosa mobilitazione collettiva. Nelle settimane antecedenti lo storico evento si susseguirono in tutta la penisola lotterie, incontri danzanti e comizi volanti con oratori improvvisati che salivano su una sedia o su un palchetto e facevano propaganda. A sinistra andavano per la maggiore pure le canzoni, come «Il diciotto aprile / a votare noi andrem / per il Fronte uniti / tutti quanti voterem», o come «Le elezioni le preparò Scarpìa / per schiacciare il Fronte popolare / Viva il Ministro della polizia».

andreotti de gasperi

 

1948 italia al voto manifesti

Quarantasette milioni di abitanti dello Stivale - erano 29,1 milioni i cittadini che si apprestavano ad andare alle urne -, nonostante il piano Marshall che aveva dotato di aiuti economici l' Europa, erano provati dall' esperienza del fascismo e della guerra. Il 23 per cento delle abitazioni non aveva l' acqua e il 73 per cento era privo di servizi igienici. Era dunque assai diffusa la speranza che la competizione avrebbe cambiato il tenore di vita. Per questo il 1948 che, come diceva Nenni, avrebbe dovuto essere «un 1848» fu il teatro di un evento inatteso: un' incredibile partecipazione popolare al voto.

1948 italia al voto manifesti

La bestia nera più temuta da tutti i partiti era l' astensionismo.

 

ADENAUER DE GASPERI

Le sinistre per combattere la zona grigia degli indifferenti avevano arruolato i più noti intellettuali, da Carlo Levi a Renato Guttuso, da Domenico Purificato a Giacomo Debenedetti. Irritato da queste qualificate presenze, padre Agostino Gemelli chiamò gli artisti e gli scrittori del Fronte «borghesi cattivelli». La Dc, con i Comitati civici di Luigi Gedda, per sconfiggere le resistenze degli «amorfi» e dei «senza patria» si dotò di un ufficio psicologico per la propaganda, di pellicole da proiettare nei luoghi di culto e di altoparlanti che sulle soglie delle chiese ammonivano: «Da buoni cristiani, se votate Garibaldi votate contro Dio e quindi sarete scomunicati».

ADENAUER DE GASPERI SCHUMAN

 

Sempre i Comitati di Gedda s' impegnarono nell' organizzazione di lunghe processioni notturne molto spettacolari e scenografiche della «Madonna pellegrina». La statua di Maria accompagnata da veglie, preghiere e canti di Salve Regina approdava così non solo nelle comunità parrocchiali ma anche nelle fabbriche tra gli operai e nelle campagne tra i braccianti: «Oggi di fronte all' ora di Satana», spiegava il giornale cattolico La luce , «è iniziata l' ora di Maria. La Vergine sacra [] passa di trionfo in trionfo. [...] È questa l' ora dell' azione, perché è anche l' ora delle tenebre». Enormi cartelloni targati Dc predicavano: «Sei senza cervello? Vota falce e martello» ed esortavano «Salvate l' Italia dal bolscevismo».

1948 italia al voto manifesti

 

Il Fronte controbatteva con il volto sorridente di Garibaldi: «Se voti per me voti per te».

1948 italia al voto

L' Eroe dei Due Mondi era poi esibito durante i tour di camion addobbati con il tricolore «per la raccolta di soldi, di polli e di uova per la mobilitazione delle masse». Tra i cartelloni più diffusi dalle sinistre c' era anche «Scudo crociato, scudo di morte» accompagnato da un gigantesco disegno dove un soldato americano aveva un randello in mano: «È cominciata la Santa Crociata per la salvezza della civiltà occidentale. Contro il fascismo vota Garibaldi!» era la scritta sottostante alla minacciosa immagine del milite statunitense.

 

PALMIRO TOGLIATTI jpeg

I manifesti diffusi dai militanti democristiani furono 5 milioni e 400.000, a cui si aggiunsero 38 milioni di volantini e poi cartoline, immaginette, striscioni: il totale fu di 56 milioni di pezzi. Tutta questa immensa produzione cartacea servì ad alimentare un dibattito politico che, surriscaldato dalle divisioni della Cortina di ferro, non fu mai centrato sui programmi ma sulle scelte di campo. A incentivare, lo osservò il giovane Enrico Berlinguer, la passione politica e la presenza in massa alle urne, fu indubbiamente anche lo «spirito della Resistenza».

 

Che si fece sentire pure successivamente, nei mesi più difficili del 1948, quando si sfiorò la guerra civile dopo l' attentato a Togliatti e dopo gli scontri sanguinosi a seguito della destituzione del prefetto Ettore Troilo.

 

nilde iotti palmiro togliatti

Il Pci, però, contrariamente a tutte le previsioni, ai seggi non fu premiato e ottenne il 30,98 per cento dei voti, mentre la Democrazia cristiana conquistò il 48,51 per cento delle preferenze e, caso unico nella storia della Repubblica, si aggiudicò la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, divenendo il principale partito italiano per quasi cinquant' anni, fino al suo scioglimento nel 1994. Aveva votato il 92 per cento degli elettori, un successo strepitoso. E l' Italia continuò a registrare in Europa il primato della partecipazione alle urne più alta fino agli anni Novanta, quando declinò l' affezione per i partiti. Nell' agone elettorale, però, gli avversari non smisero mai di sfidarsi con lo stesso piglio feroce e con l' accanimento degli anni della Guerra fredda. Il 18 aprile fu il primo spartiacque nella storia della nostra democrazia.

Padre Agostino Gemellimirella serribiagi guttusoguttuso

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…