BEVI E GODI CON CRISTIANA LAURO! ARRIVA LA NUOVA EDIZIONE AGGIORNATA E AMPLIATA DEL LIBRO “IL METODO EASYWINE”, NEL QUALE CRISTIANA LAURO METTE IN GUARDIA DAGLI “ ENOMOSTRI” – DALLO SNIFFATORE DI VINI CHE AVVERTE SENTORI INESISTENTI, ALLA GATTAMORTA CHE TIENE IL CALICE DI VINO IN MANO COME FOSSE UNA RACCHETTA DA PADEL. C’È CHI SI È FATTO PRENDERE LA MANO DALLA PASSIONE PER IL VINO E SI È TRASFORMATO IN UN FENOMENO DA BARACCONE. DI SOLITO SI RISCHIA DI INCONTRARLI ALLE DEGUSTAZIONI E SUL WEB SOTTO MENTITE SPOGLIE...
Il Metodo Easywine (nuova edizione) – Il libro di Cristiana Lauro – Estratti
Occhio a non diventare pesante però: anche se ti avvicini a essere un’autorità sul vino la cosa non ti autorizza a rompere le palle agli altri. Il rischio di diventare una caricatura patetica o una macchietta è sempre dietro l’angolo, quindi attenzione agli scivoloni che poi rialzarsi è un casino.
C’è chi si è fatto prendere la mano dalla passione e si è trasformato in un fenomeno da baraccone. Ora ti descrivo qualche tipologia di enomostro così capisci di cosa parlo, lo fissi bene nella memoria e non lo prendi come esempio da imitare. Di solito si rischia di incontrarli alle degustazioni e sul web sotto mentite spoglie. Sono casi patologici, quindi fai attenzione perché anche il mondo del vino ha le sue derive.
il metodo easywine nuova edizione - cristiana lauro
Per fare mente locale sui personaggi che seguono e cercare di descriverli nella maniera più chiara possibile, ho chiesto aiuto ad Alessio Pietrobattista col quale condivido da anni il piacere del pensiero sul vino, della divulgazione semplice, di tante buone bevute e di un sacco di risate ogni volta che ci si para davanti un enomostro come quelli che ti sto per raccontare (...)
Il cane da tartufo (o sniffatore di vini patologico)
Ha un olfatto finissimo, aspira tutto, meglio di un Dyson, senza aver compreso fino in fondo che il vino sarebbe bene anche berlo. Egli “sente cose che voi umani…”.
E vabbè! Di solito per farlo inclina il calice come a favorire una sola narice rispetto all’altra; probabilmente ne ha solo una funzionante, un po’come l’unico orecchio buono di nonno. Il “cane da tartufo” ti stupirà a colpi di cardamomo (non sa cosa sia e nemmeno si prende la briga di chiedere a ChatGPT), di anice stellato e, alla fine, per usare il capospalla buono per tutte le stagioni, tirerà fuori la mineralità (che non vuol dire un ciufolo) o il terroir.
Avverte sentori inesistenti, improbabili all’immaginario più arguto, come il ghiaccio e la polvere, ad esempio. Il cassetto della nonna – contenuto incluso – è il suo fedele alleato di fronte a vini che hanno palesemente dato il meglio di sé svariati anni prima. Questa tipologia di degustatore è più noiosa di una clessidra, più stressante di un metronomo e va evitata come i pidocchi. La Luna consiglia: il coriandolo va bene a Carnevale e solo per i più piccini.
Mr. Muscle Idraulico Gel (ovvero: risucchio ergo sum)
Dinanzi a lui anche un idraulico emetterebbe fattura, senza dissimulate passioni con sua moglie.
Devi sapere, caro lettore (anzi, te lo dico io sennò cos’hai comprato a fare ‘sto libro?) che durante le degustazioni di quelli che fanno i fighi, il flebile risucchio col vino in bocca è considerato sinonimo di eccellente capacità degustativa. Purtroppo e per diretta conseguenza, girano imbecilli che emettono suoni disgustosi risucchiando il vino come faceva il nonno col cucchiaio del brodo. Solo che nonno aveva novantotto anni, povera stella.
Funziona così: si introduce nel cavo orale un piccolo sorso di vino contenuto nel calice e poi si aspira – con inutile, malcelata discrezione – per amplificare le componenti aromatiche, dando continuità alla fase dell’analisi olfattiva. Capita che il personaggio descritto – che chiameremo Padre Gorgoglio – prenda la questione troppo seriamente e porti via con il risucchio anche il parrucchino del signore di fronte, facendo impallidire l’idrovora della Magliana. Una roba a dir poco oscena!
La Luna consiglia: se lo cogli in flagranza di reato mentre fa la stessa cosa con la schiuma del cappuccino al bar, hai licenza di uccidere. Si mantiene come verità assoluta il fatto che quando cerchi un idraulico non lo trovi mai.
(...)
L’amanuense (prende appunti alle degustazioni, ne avesse mai riletto uno)
Scrive. Scrive tutto. Appunta tutto. Ha un taccuino per ogni evenienza, di varie fogge e colori. Il produttore di vino parla e lui scrive. Il sommelier versa, parla, e lui scrive. Il suo amico parla e lui scrive. La sputacchiera parla e lui scrive. Ah no, vabbè, comunque lui scrive ugualmente. Consuma chili di carta. La Luna consiglia: un po’ di ecologia, che diamine! Se poi qualche pioppo ti guarda storto non dirmi che non te l’avevo detto.
Il bio talebano (il biologico a tutti i costi)
Non si avvicina a un vino che non sia biologico, certificato e garantito (e fin qui non fa una piega) ma lui va molto oltre. Egli crede fermamente in Bio al limite dell’ossessione. È un fanatico. Si sporge dalla finestra e prega come un muezzin ricordando a tutti, con voce possente, che Bio è grande!
Se un produttore risulta ai suoi occhi vagamente sospetto – malgrado lavori in maniera seria e rispettosa dell’ambiente – diventa in automatico un nemico da combattere, un infedele da convertire a colpi di guerra santa, un avvelenatore del territorio e produttore di liquidi tossici. Tieniti alla larga, caro lettore, è un tipo esplosivo. La Luna consiglia: non ti attendono 72 magnum di vino nell’aldilà, stai sereno.
Il pentito (fino a un certo punto)
Potreste trovarlo in un servizio a Le Iene, seduto di spalle, coperto da una felpa col cappuccio e con la voce camuffata mentre ripete, come fosse un mantra, che il vino fa male, è cancerogeno. In pratica il vino fa malissimo!
Il supposto “pentito” nel suo passato ha fatto disperare per anni la povera mamma succhiandole anche l’acqua dei sottovasi di gerani sul balcone. Ovviamente continua a bere come un lavello appena sturato, ma lo fa esponendo dati e statistiche dell’OMS di cui capisce poco, poiché durante le lezioni di analisi matematica era sempre ubriaco marcio, spappolato, putrefatto.
La Luna consiglia: manco il “balcone” di Sofia Loren ai tempi d’oro era accogliente e rigoglioso come il terrazzino di tua madre da quando ti sei spostato da casa. Ovunque tu sia, stai bene dove stai.
Il complottista naturalista (occhio al pericolo delle scie chimiche di solfiti!)
Rappresenta l’altra faccia della medaglia del pentito, in quanto pensa di migliorare la propria salute attraverso il vino (come se fosse possibile).
Conduce un’esistenza stressante, insopportabile, trafitto dal timore uniforme e continuo che un lievito selezionato – atto alla fermentazione del vino – minacci la sua vita come l’assassino dietro alla tenda della doccia di Psycho (Hitchcock sia lodato!).
Per lui il vino naturale è l’unica possibilità: tutto il resto è maledetta e sporca chimica, ignaro del fatto che nella vinificazione la chimica è praticamente ovunque. Ce l’ha con i solfiti, eppur si nutre di cibi che rispetto al peggiore vino del supermercato ne contengono dieci volte di più.
Vede il marcio ovunque ma non si accorge del marcio all’interno del suo calice. Sogna il ritorno al gottino da osteria di paese, con la pretesa di interpretare il pensiero filosofico del vignaiolo a suon di bucolici rimpianti di una terra che non ha mai calpestato in vita sua. Allontanatevi velocemente e lasciatelo alle sue dotte dissertazioni prima che vi venga voglia di comprare una camicia di flanella a quadri. La Luna consiglia: l’idea di togliere il poster di Diletta Leotta per sostituirlo con quello di Sigfrido Ranucci non renderà il vostro onanismo più consapevole e informato.
La gattamorta (fuori ero racchia, qui mi sento gnocca)
Non di soli maschi vivono le degustazioni. Il mondo a tinte rosa nei contesti dei calici roteanti ha assunto forma e struttura consistenti già da un pezzo e iniziato a produrre enomostri da non perdere di vista. Una macchina ben oliata che vede spesso, come abile conducente, la gattamorta.
La gattamorta si trucca moltissimo e lascia evidenti macchie grasse di rossetto sul bordo del bicchiere, in modo da riconoscerlo facilmente al rientro dai servizi igienici dove si reca spesso per verificare la tenuta delle ciglia finte.
La gattamorta tiene il calice di vino in mano come fosse una racchetta da padel, eppure vanta – o millanta – un diploma di sommelier che utilizza come intercalare ogni dieci parole, con la cadenza regolare di un rosario ben scandito. È forte su tutti i social – a cominciare dal videocitofono – e vive sognando che un bel giorno la sua scia di follower possa produrre profitto, sollevandola dal bisogno di trovarsi un lavoro vero. È quello che confida ogni sera a sua madre, la quale non ne può più, ma è una gran brava donna e prepara delle lasagne al forno formidabili.
Ovviamente una “donna del vino” non può considerarsi tale se non ha un suo blog – del quale non ricorda il nome manco lei – ma lo fa presente spesso e volentieri, come se parlasse dell’Huffington Post. È molto corteggiata dal pubblico in prevalenza maschile, spesso bruttarello e in sovrappeso, delle degustazioni. In verità, fuori di lì sarebbe una donna normalissima.
La Luna consiglia: occhio alle degustazioni di lunedì che i parrucchieri sono chiusi.
Il millantatore. Collaboratore di tutti e influencer per nessuno (ovvero, la controfigura del nulla)
Ed ecco l’ultimo profilo. Può risultare il più complesso da riconoscere, ma non per te che sei arrivato fin qui e hai appreso, in poche mosse, un bel po’ di cose sul mondo del vino. Il millantatore è un soggetto che viene accolto a ogni degustazione dalla fatidica domanda: di che ti occupi? Eh già, che cazzo di lavoro fa questo? Come campa?
Chi lo sa! Di solito racconta di collaborare con un oceano di testate giornalistiche – nella convinzione d’essere una mente eccelsa del vino italiano – e dispensa una quantità smodata di inutili consigli non richiesti a chicchessia.
È onnipresente sui colophon di guide più o meno inutili a cui presta le proprie papille gustative (piallate, ammettiamolo) a titolo totalmente gratuito. D’altronde chi pagherebbe per un tipo del genere?
Malgrado sia evidente ai più che si tratta di un dosatore di pareri inutili, alcune aziende gli danno credito (come spesso succede con gli influencer). A forza di presenzialismo in ogni degustazione, qualcuno pensa pure che sia un giornalista: poi apre la bocca e qualsiasi dubbio viene fugato all’istante. Almeno da chi non parla burino come lui!
La Luna consiglia: trovati un lavoro o un Paese estero in cui diano ancora il reddito di cittadinanza.
L’italiano vero (odia i vitigni internazionali)
È fissato con l’identità nazionale anche nel vino e il suo disturbo si manifesta con sintomi inquietanti. Quando sente nominare vitigni internazionali come lo chardonnay, il merlot, il cabernet sauvignon o il syrah, viene colto da spasmi e contrazioni in tempo reale, inizia a sudare come un pugile, parla in latino al contrario e spezza doghe, botti e crocifissi a colpi di karate. Vuole solo vitigni nostrani, autoctoni, vini che esprimano la vera territorialità anche se non ha capito bene che cacchio vuol dire.
cristiana lauro 1
maturazione e affinamento vino







