PIPPISSIMO FOR RAI3 – “FABIO FAZIO, CON CINQUE MILIONI E 400 MILA EURO IN TRE ANNI, NON MI SEMBRA UN PERSEGUITATO POLITICO DALLA RAI. EPPURE PARLA COME SE LO FOSSE” – “PROGRAMMI COME QUELLO DELLA DANDINI, PER CARITÀ CARINO E DIVERTENTE, VENGANO PRODOTTI DENTRO LA RAI. NON PARLIAMO DI UN PROGRAMMA COMPLICATO, SUVVIA” – “SI PIOMBA IN QUELLE TELEFONATE... FINISCONO NEI LETTI... PROPRIO PERCHÉ NON SANNO BALLARE. NON SANNO RECITARE. NON HANNO ALTRI STRUMENTI PER IMPORSI”….

Paolo Conti per Corriere della Sera

Pippo Baudo, lei è già in pista per il post-Dandini...
«Da una vita mi capita di prendere i posti altrui... Carrà e Corrado mi lasciarono Canzonissima. Presi sempre il posto di Corrado a Domenica in. È ­la legge dello spettacolo. Quando Modugno litigò con Rascel per Alleluja brava gente il suo ruolo fu affidato al giovane Gigi Proietti. Che poi diventò Proietti. E oscurò lo stesso Rascel».

Ha già pronta un'idea di format per sostituire «Parla con me»?
«Già pronta, certo. Per ora niente titoli... Stile Raitre, intrattenimento ma cultura, cinema, teatro, attualità, identità italiana. Tutto in un tono sobrio, non è mica obbligatorio denunciare sempre, ossessivamente. Mi metto a disposizione di un'azienda di servizio pubblico che amo profondamente. Ho un contratto, e ne ringrazio il direttore generale Lorenza Lei, comunque basso rispetto a ogni media, 500 mila euro l'anno per due anni, e voglio onorarlo. Spero in tempi rapidi».

Perché tanta fretta?
«Caro mio, ho compiuto 75 anni, ho un'immensa voglia di lavorare e alla mia età ogni anno di fermo equivale a 5-6 anni di chi è più giovane. Ho esperienza: 52 anni di carriera. So fare il mio lavoro. Ma certo non protesto perché non mi utilizzano. Non mi agito. Vedo troppi martiri miliardari in circolazione...».

A chi si riferisce?
«Mi sembra che Fabio Fazio, con cinque milioni e 400 mila euro in tre anni, non sia un perseguitato politico dalla Rai. Eppure parla come se lo fosse. Quest'azienda, dico, vogliamo salvarla o affossarla? Non vedo crisi irreversibili ma mi sembra giusto che programmi come quello della Dandini, per carità carino e divertente, vengano prodotti dentro la Rai, ricca com'è di tecnici, funzionari, intellettuali. Non parliamo di un programma complicato, suvvia. Ora aspetto il nuovo direttore di Raitre e mi auguro che torni Antonio Di Bella, gran professionista, con una visione internazionale della tv».

La formula Baudo per questa Rai in piena crisi economica e creativa?
«Semplice. Differenza nettissima col modello commerciale di Mediaset. Ora fai zapping ed è tutto uguale. Musichette, due risate, ragazze che si mettono in mostra. Non dobbiamo ripiegare sulla tv bigotta, ma il servizio pubblico è un'altra cosa...».

Oggi dire «è una valletta», per colpa delle intercettazioni, diventa un problema. Com'erano le vallette dei vostri tempi d'oro?
«Accidenti! Donne a tutto tondo. Intelligenti. Colte. Preparate. Sapevano ballare, cantare, recitare, presentare. E poi, dopo, erano anche belle. Mica prendevamo le racchie in parrocchia... Penso a Loretta Goggi. Che professionista! Sabina Ciuffini fu la fortuna di Mike, intelligente e spiritosa com'era. Penso alla Cuccarini, a Paola Tedesco. Non ti ricordi solo le loro gambe. Ma anche la testa, l'intelligenza, la loro autonomia. Una parola? La pro-fes-sio-na-li-tà! Nessuno usa più quel sostantivo».

Chissà le ironie, Baudo, sul legame tra lei e la Cuccarini.
«Per anni la gente per strada mi faceva l'occhiolino: eh, Baudo, lei e la Cuccarini... Mai sfiorata con un dito. Mai. La regola d'oro era: mai relazioni sentimentali sul lavoro. Mai finirci a letto, insomma. Troppo pericoloso. Diventi succube della tua collaboratrice. Ed è la fine. Tua e anche sua».

E oggi, in questo clima di conversazioni registrate, di nastri trascritti, di appuntamenti di gruppo?
«Oggi le ragazze per diventare vallette in tv prima vanno dall'estetista, poi dal chirurgo plastico e infine puntano tutto sulla, chiamiamola così, "bella presenza". Dietro, il vuoto. Il nulla. Il silenzio. Diventano sfondo. Mi chiedo perché mai un professionista serio come Paolo Bonolis permetta che due vallette siano ridotte a una quinta muta, che ogni tanto si vede e ogni tanto no. Perché offendere così la figura della donna, dopo anni di battaglie?».

Puntare tutto sulla diciamo famosa «bella presenza» cosa comporta?
«Comporta ciò che stiamo vedendo, leggendo. Si finisce fatalmente nei giri che sappiamo. Si piomba in quelle telefonate... Finiscono nei letti... Proprio perché non hanno altri strumenti per imporsi. Non sanno ballare. Non sanno recitare. Non sanno padroneggiare bene l'italiano. Non sono nemmeno provviste di una grande intelligenza da madre natura. Tutto questo produce disastri».

Di quali disastri parla, Baudo?
«Prima di tutto si rovinano le famiglie di queste ragazze. E loro stesse massacrano il proprio futuro, spesso irrimediabilmente. Soprattutto, la tv diventa responsabile di una autentica opera di devastazione umana. Noi tutti tendiamo a ragionare in termini metropolitani: Torino, Milano, Napoli, soprattutto Roma. Ma immaginiamo gli effetti che si provocano imponendo quei modelli di successo nella vasta provincia italiana.

Le ragazze accendono la tv, comprano la rivistina patinata, vedono sempre quei volti, e quei corpi, circondati da ricchezza, successo. E si chiedono: ma perché non posso farlo anch'io, perché non posso arrivarci anch'io? Eh, che traguardo! Ripeto. Una devastazione umana. Uno scompenso sociale gravissimo, non so quanto reversibile».

Lei ha conosciuto bene Silvio Berlusconi, e molti anni fa...
«E come, no? Quando mi prese a Mediaset nel 1987 mi diede 50 miliardi di lire di allora. Pazzesco, a dirlo oggi, no? Quando me ne andai poco dopo, rompendo il contratto, gli restituii il palazzo dove ora c'è il Tg5 all'Aventino, a Roma. Sono uno serio, io».

Insomma, lei lo conosce. Cosa pensa del presidente del Consiglio, dopo aver letto tutte queste intercettazioni con i suoi dialoghi?
<Non sapevo che fosse così, sinceramente. Tutto... eccessivo. La sua è una bulimia sessuale che fa spavento. Che peccato. Tanti, troppi errori. Insomma, non offre un buon esempio. No».

 

 

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