
“IN QUESTO MOMENTO C’È UNA RADICALIZZAZIONE DEI SENTIMENTI DEL PAESE TALVOLTA UTILIZZATA POLITICAMENTE DALL'ESECUTIVO – BIANCA BERLINGUER ACCUSA LA MELONI (“DICE DI VOLER PLACARE GLI ANIMI E DALL'ALTRA INNALZA LO SCONTRO ENFATIZZANDO EPISODI CIRCOSCRITTI”) E POI PARLA DELLE LITI INFUOCATE NEI TALK (NEL SUO “E’ SEMPRE CARTABIANCA” ENZINO IACCHETTI HA SCAPOCCIATO CON IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE AMICI DI ISRAELE, EYAL MIZRAHI CHE NEGAVA IL TERMINE GENOCIDIO): “NON È UN MALE SE IL DIBATTITO SU GAZA SI ACCENDE, ENZO IACCHETTI STA DENTRO QUESTO SUSSULTO ETICO. TANTA RIBELLIONE MORALE È UN SEGNO POSITIVO, NON SIAMO ASSUEFATTI ALL’INERZIA DEI GOVERNI EUROPEI" – VIDEO
Michela Tamburrino per “la Stampa” - Estratti
enzo iacchetti bianca berlinguer eyal mizrahi e' sempre cartabianca 4
«Ma non è detto sia un male. Quest'accalorarsi capace di andare oltre gli argini della buona creanza si chiama passione, sentirsi parte e non spettatori, è sangue che scorre nelle vene». Questo pensa Bianca Berlinguer che in questo ardore per quello che sta avvenendo a Gaza vede «il senso del mio lavoro, dell'essere giornalista».
I talk che restituiscono in uno specchio deformato lo «Zeitgeist», lo spirito dei tempi per dirla con Goethe, vedono i conduttori reagire in modo differente alle intemperanze dei loro ospiti. C'è chi tenta di normalizzare, chi cavalca l'onda pensando all'audience, chi non ci capisce nulla e paragona questo eccesso ad altre intemperanze di altre epoche. Infine c'è chi, come Bianca Berlinguer, registra e trae la sintesi di una trasmissione vissuta sul filo dell'emozione.
A È sempre Cartabianca il pacato e ironico Enzino Iacchetti, è andato in escandescenze arrivando quasi alle mani con il presidente della Federazione Amici di Israele, Eyal Mizrahi che negava il termine genocidio (...)
Bianca Berlinguer a suo avviso tanta aggressività ha una sua ragion d'essere?
«Penso che in questo momento ci sia una radicalizzazione dei sentimenti del Paese talvolta utilizzata politicamente dall'esecutivo. Da una parte il governo dice di voler placare gli animi e dall'altra innalza lo scontro enfatizzando episodi circoscritti».
Definisca gli episodi.
«So che cosa è stato il terrorismo, l'ho vissuto da molto vicino per ragioni familiari, ero adolescente ma ricordo perfettamente quel clima. Conosco gli effetti delle vere minacce del vero terrorismo. Che oggi vengano evocate superficialmente le Brigate Rosse mi sconcerta».
Brigate rosse chiamate in causa subito dopo l'assassinio dell'attivista e sostenitore di Donald Trump, Charlie Kirk?
«Un crimine che risponde a dinamiche tutte americane e mi sembra enorme che istituzioni chiamate a rappresentare il Paese parlino di Brigate Rosse. Sono paragoni totalmente impropri».
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Perché lei sostiene che questa violenza soprattutto verbale risponda a fatti inediti?
«L'occupazione della Cisgiordania e quanto avviene nella Striscia di Gaza rappresentano uno spartiacque. Il sentimento di ribellione morale rispetto a una frattura tanto profonda non può non coinvolgere emotivamente. (...) Tanta passione e tanta ribellione morale mi sembrano positive, significano che non c'è assuefazione rispetto all'inerzia dei governi europei».
Il bisogno di venire alle mani, perché?
«Il dibattito legato alla Palestina è forte e scatena reazioni forti. Enzo Iacchetti sta tutto dentro questo sussulto etico. E non si capisce perché tali istanze dovrebbero rimanere fuori dai talk. Se si riesce a non trascendere, il talk è uno dei posti dove si manifestano emozioni condivise da chi ci guarda da casa».
L'attenzione del pubblico resterà alta? Perché di Ucraina si parla sempre meno...
«Certo, l'attenzione collettiva viene e va, ma ciò che succede nell'opinione pubblica rispetto a Gaza mi sembra qualcosa di più profondo e di più resistente».
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striscione contro giorgia meloni allo sciopero per gaza foto lapresse
giorgia meloni a porta a porta 8
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